Blue my mind esplora quel buco nero che è l’adolescenza, l’incomunicabilità con i genitori, la paura di non essere accettati dai propri coetanei, le pulsioni sessuali, il corpo che cambia.
Protagonista di questo viaggio è Mia, una quindicenne che da poco si è traferita a Zurigo. Da tempo la ragazza ha eretto un muro tra sé, suo padre e sua madre e si sente così diversa da loro da chiedersi e chiedergli spesso se non sia stata adottata.
Le cose non vanno meglio con i suoi coetanei. Estranea in una nuova scuola, la giovane cerca un proprio posto nel mondo e ben presto si avvicina al gruppo di studenti più “trasgressivo” . Questo incontro sarà l’inizio di un viaggio nel quale Mia si stordirà con alcool e droghe.
La regista Lisa Brühlmann nel suo primo lungometraggio affronta direttamente tutte le problematiche tipiche dell’adolescenza in un film diretto e spesso crudo che non lesina nulla, neanche scene di sesso esplicito.
Tanti i temi affrontati a partire dal rapporto con il proprio corpo. Il primo turbamento per Mia proviene dall’essere vergine, uno scoglio che prima cercherà di affrontare, aiuatata dalle sue nuove amiche, con uno squallido incontro in un motel con un trentacinquenne e poi offrendosi praticamente a tutti i ragazzi che incontra sino a finire in una vera e propria orgia.
Ma ciò che più turba la ragazza è il rapporto con il proprio corpo che comincia a mutare sotto i suoi occhi proprio in concomitanza con le prime mestruazioni.
È a questo punto che Blue in my mind subisce una svolta decisiva. Inizialmente il film potrebbe apparire come il ritratto di una gioventù sbandata che prova a vincere la noia delle proprie grigie giornate passate tra anonime periferie con tanto alcool e droga, tra festini, sesso occasionale, attrazioni lesbiche ed innocenti furti nei centri commerciali. Poi, quando comincia la mutazione di Mia, il film si avventura verso territori fantastici. Peccato, tuttavia, che la vera natura di Mia si intuisca troppo presto e troppo facilmente e che il passaggio da una dimensione verista, franca e diretta ad una narrazione fantastica non sia del tutto riuscito.
Blue my mind funziona molto meglio quando punta la propria attenzione sul mondo degli adolescenti svizzeri, mentre la seconda parte rimane un’ottima intuizione non sufficientemente approfondita.