Quando affonda il colpo?

Uscendo dalla sala la domanda nasce spontanea. Che cosa non permette a The apprentice di funzionare fino in fondo? Perché a onor del vero il tema è  di quelli attuali e scottanti, le capacità di Ali Abbasi sono indiscusse, il concorso al Festival di Cannes dovrebbe essere sigillo di qualità... eppure manca qualcosa per far spiccare il volo al film. 

Possibile che noi italiani siamo già assuefatti a un cattivo del genere? In fondo è la nostra politica ad aver sdoganato questo populismo in occidente e la corruzione qui sbandierata non è niente di nuovo. Oppure soprattutto nella prima parte il villain non è  così cattivo come vorremmo o abbiamo immaginato? 

Sicuramente la sceneggiatura fatica a mettere a fuoco un personaggio così ambiguo. Possibile che la difficoltà nasca dal fatto che Trump è  così attuale? Che l'obiettivita della Storia non sia ancora possibile? Oppure quando sarebbe ora di affondare il colpo Abbasi si trattiene? 

Un po' come il film anche l'interpretazione di Sebastian Stan fatica ad uscire dalla macchietta. Il labbro costantemente pronunciato distrae dalla performance. Decisamente più convincente Jeremy Strong alle prese con un personaggio che è  costretto scena dopo scena a fare i conti con la fragilità del corpo umano. 

Ne esce un film che ricrea l'estetica degli anni Novanta, cerca di cavalcarla, ma purtroppo ne eredità anche la superficialità. Un peccato che rende The apprentice un film da vedere, ma senza scapicollarsi.