A Cannes non avranno esagerato?

Le attese erano molto alte per questo film, soprattutto per chi aveva visto Girl, il bel film d'esordio della giovane speranza del cinema europeo Lukas Dhont. Ad amplificate l'attesa l'ottima accoglienza a Cannes e un trailer davvero riuscito. 

In realtà purtroppo si esce dalla sala delusi. Close si rivela debole sia nella sceneggiatura che nella messa in scena e il racconto dell'amicizia fraterna tra i due preadolescenti scricchiola pesantemente alla ricerca di un perché. 

La sceneggiatura non riesce a sfuggire dalle classiche trappole del racconto di bullismo e non accettazione. Le motivazioni, correttamente inspiegabili, non seguono però alcun sviluppo emotivo e il dramma cade tra capo e collo agli spettatori. Il comportamento dei giovani protagonisti sembra spesso quello di un adulto o di come lui lo vedrebbe. La sceneggiatura non sembra mai muoversi ad altezza bambino. 

Per quanto riguarda la regia il film viene infarcito di metafore esagerate che amplificano una messa in scena decisamente ridondante. La metafora dei fiori, della semina e del raccolto, della pioggia e del sole sono davvero grossolane e mal si sposano con la naturalezza con cui vengono pedinati i due protagonisti. 

Vincitore del Gran Premio della Giuria a Cannes, racconto di bambini che cercano di diventare adulti a tratti toccante, a tratti realista, ma mai vero fino in fondo. Gradevole, commovente, ma purtroppo poco ispirato. Peccato