Se pensiamo al classico film inglese sono 2 i generi che ci vengono in mente: l'opera in costume o il genere film proletario che ha reso celebri Loach e Leigh. Barnard sembra ascrriversibal secondo filone ed ispirarsi soprattutto al secondo regista.

Barnard segue da vicino i suoi protagonisti, li pedina come nel miglior cinema europeo d'autore. Non stacca mai la camera dai volti dei suoi personaggi e li scruta nel profondo. Ne esce un'analisi approfondita dei loro sentimenti, del loro vivere combattuti tra desideri e paure in una società multirazziale, ma formata da individui sempre più soli.

Perché la famiglia è la gabbia dei protagonisti. Entrambi sono soffocati da chi li circonda, dalle loro scelte di vita precedenti e devono cercare dei compromessi per ricominciare. Una società complessa che chiede soluzioni complesse, anche se la via di fuga è ballare con le cuffie sul cofano della macchina.

Ottime le prove dei protagonisti. Akthar conferisce la giusta sfacciataggine al suo personaggio a volte sopra le righe, ma sempre aperto all'altro. La Rushbrook invece ben supporta un personaggio combattuto e complesso, con la voglia di amare su più e tanti fronti.

Un film piccolino fatto di piccole cose. Coinvolgente anche se privo di quel guizzo che ci fa venire voglia di rivederlo. Peccato