Non siamo a Napoli ma a Belfast, gli anni bui. La regia è un inno aperto a Orson Welles (mi spiego: lo spettatore noti che il protagonista è in primo piano ma anche sullo sfondo si volge l'azione, spesso ascoltiamo una voce fuori campo. Ecco una sequenza dove abbiamo 3 piani di svolgimento, tutto è a fuoco, primo piano e sfondo. È la "profondità di campo" cara a Orson W.) In Belfast poi lo spettatore è partecipe empaticamente alla storia, là dove Sorrentino manca. Malinconia e ironia spesso si rincorrono.
Grande cinema, regia in stato di grazia. b/n affascinante. Da cineteca.