Con l'uscita nelle sale del film Longlegs, acclamato dalla critica e diretto da Osgood Perkins, molti appassionati del genere horror/thriller sono rimasti colpiti dalla sua astuta campagna marketing, che prometteva una storia tremendamente inquietante sul serial killer interpretato da Nicolas Cage, mai mostrato nella sua interezza prima che la pellicola venisse ufficialmente rilasciata. L’ultima fatica di Perkins dietro la macchina da presa rappresenta un altro ottimo esempio di come l’esplorazione della mente criminale possa dare vita a narrazioni uniche, che sfruttano ogni comparto tecnico per regalarci un’esperienza di visione indimenticabile e che, probabilmente, dominerà i nostri incubi, come i film che vi raccontiamo in questo articolo.
Seven, tra i film più acclamati di David Fincher, è considerato un capolavoro del genere thriller psicologico e tra i migliori film sui serial killer mai realizzati. L'atmosfera opprimente e cupa di una città senza nome aleggia sulla storia di due detective, interpretati da Brad Pitt e Morgan Freeman, impegnati nella caccia a un assassino che costruisce ogni delitto intorno ai sette peccati capitali, trasformando ognuno di essi in un macabro rituale di morte. La pellicola ha consacrato Fincher come maestro della macchina da presa, grazie al senso di inquietante ineluttabilità che è riuscito a confezionare per trasportare lo spettatore in un’esperienza emotivamente devastante. Ogni visione di Seven mantiene infatti la stessa intensità della prima, dall’inizio alla fine di questo viaggio negli inferi, tra tensione, oscurità e simbolismi.
Il regista austriaco Michael Haneke ha diretto questo home invasion conosciuto in particolare per il suo tono sadico, di cui è meglio non svelare troppo. Basti sapere che, alla sua presentazione al Festival di Cannes nel 1997, il film suscitò reazioni forti e scioccanti, con alcuni spettatori che abbandonarono addirittura la sala, turbati dalla sua rappresentazione della violenza. In effetti, Funny Games si discosta notevolmente dai tradizionali film slasher o sui serial killer, ma offre una delle migliori analisi della banalità della violenza sullo schermo. La trama segue una famiglia austriaca che accoglie due sconosciuti nella loro casa vacanze, ignara del fatto che questi pianificano di tenerli in ostaggio e sottoporli a una serie di atti sadici.
Il punto di forza di Funny Games è proprio la capacità di raccontare una storia terribilmente brutale senza fare affidamento sulla violenza grafica. Il trionfo di Paul e Peter rimane infatti incontrastato fino alla fine: i due amano giocare con le loro vittime prima di ucciderle a sangue freddo, costringendo la famiglia a spogliarsi e ad assistere addirittura alla morte del loro giovane figlio.
Tra i migliori film sui serial killer, Memories of Murder diretto dal regista sudcoreano Bong Joon-ho, spicca per la sua profondità narrativa e tensione costante. Basato su un racconto di Kim Kwang-rim e ispirato a fatti reali, ci trasporta nella Corea del Sud del 1986, quando il ritrovamento di una giovane brutalmente violentata e uccisa dà inizio a una serie di crimini simili. Per risolvere il caso viene formato un team speciale, guidato da un detective locale e da un investigatore di Seul che si offre volontario per contribuire alle indagini.
Il film è stato particolarmente acclamato dalla critica per la sua combinazione di suspense e satira sociale: infatti, Bong Joon-ho si sofferma sull’esplorare con ironia amara l'incompetenza e l’arroganza della polizia dell'epoca, impreparata ad affrontare una simile minaccia. Memories of Murder non è solo un thriller che tiene col fiato sospeso, ma anche un ritratto amaro e indimenticabile della disperazione e dell’impotenza di fronte al male, che si è consacrato anche come uno dei migliori film basati su crimini reali.
Il film tratto dal romanzo di Bret Easton Ellis è ancora oggi apprezzato per la sua rappresentazione dello stile di vita opulento degli “uomini di successo” negli anni ’80, e per la messa in scena della mascolinità tossica nella sua forma più mortale. Patrick Bateman è un nome ben noto nel genere horror, celebre anche per le forti controversie che ha suscitato. Interpretato in modo magistrale da Christian Bale, Bateman vive una doppia vita: di giorno è un finanziere di Wall Street, ossessionato dalla sua routine giornaliera e dalla propria immagine; di notte, si trasforma in un sadico serial killer, guidato da narcisismo, rabbia repressa, misoginia e un crescente disturbo mentale. Nel film, Bateman colpisce in vari modi, usando strumenti come motoseghe, asce e chiodatrici, in una spirale di brutalità che sembra non conoscere fine. Il fascino più inquietante del personaggio e del film risiede esattamente nella sua ambiguità: alla fine, resta il dubbio se i crimini di Bateman siano realmente accaduti o se siano solo terrificanti frutti della sua immaginazione.
Definito dalla critica come un magnetico erede del male moderno de Il silenzio degli innocenti, Longlegs porta la firma di Oz Perkins, figlio di quell’Anthony Perkins che ha rivoluzionato per sempre il concetto di performance nell’horror, e che conferma il suo talento nella costruzione di storie agghiaccianti. Anche in questo caso, ci offre una narrazione densa e inquietante, caratterizzata da una costruzione lenta ma incisiva della tensione che culmina in un’opera capace di attrarre e disturbare, mantenendo la promessa del suo stile unico nel panorama dell’horror contemporaneo. Il punto di forza di Longlegs risiede nel timore insito in ciò che non vediamo, negli elementi lasciati fuori campo e nella terrificante performance di Nicolas Cage nei panni di un serial killer che unisce glam rock, satanismo e influenze “a la” Zodiac. Il film gioca abilmente con l’ignoto, rendendo l’atmosfera terrorizzante in modo astratto e lasciando ampio spazio all’immaginazione dello spettatore: un approccio che non solo alimenta la tensione, ma rende la visione nel suo complesso morbosamente avvincente.
di Agnese Albertini di CinemaSerieTV.it per Filmamo