ROMA CITTA’ APERTA

                           ROMA CITTA’ (sempre) APERTA                                                                                  Ha fatto discutere il mondo intero quel mancato patrocinio del sindaco Romanello del comune di Marcon (vicino Venezia)alla proiezione di Roma città aperta di Roberto Rossellini (film del 1945), capolavoro assoluto del Neorealismo premiato ed amato in tutto il mondo. Ha voluto passare alla storia quel personaggio di una remota amministrazione locale e nel suo piccolo ci è pure riuscito. All’auditorium De Andrè, la proiezione del film è stata organizzata alcunesettimana fa da Anpi, Associazione Bella Ciao, Spi-Cgil, e da Cinit Cineforum Italiano (cui il CineClub De Sica fa parte da diversi decenni).                                           Questa notizia fa il paio con quella del presidente del Senato La Russa, (seconda carica dello Stato! Ribadiamolo) con la sua affermazione sulle Fosse Ardeatine e l’attentato di Via Rasella del 23 marzo del 1944; così si era espresso: "A via Rasella è stata colpita una banda musicale di semi pensionati". E così, dopo le polemiche seguite alle dichiarazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni sull'eccidio delle Fosse Ardeatine, il dibattito ha messo al centro il presidente del Senato. Come non dichiarare che la Cultura, quella maiuscola, va oltre ed è più avanti di personaggi del momento, malgrado costoro detengano le redini del potere e delle amministrazioni pubbliche. 

 

 

Ecco cosa ha rappresentato per la storia del Novecento quel film di Rossellini: 

 

 

Durante i diversi mesi dell'occupazione nazista a Roma, la polizia tedesca è sulle tracce di un capo della Resistenza. L'uomo, sfuggito in tempo alla perquisizione del proprio appartamento, trova rifugio a casa di Don Pietro (un maestoso Aldo Fabrizi) umile parroco di periferia, ma alquanto attivo nella lotta contro il nazifascismo. Pina (la immensa Anna Magnani) è la vedova madre di un bambino di dieci anni, che la vedrà uccisa a colpi di mitra dei tedeschi, in una delle scene più strazianti della storia del Cinema. Scriverà del film il regista Carlo Lizzani: “Un prete e un comunista lottano per la stessa causa. Dietro di loro si muove un quartiere popolare di Roma, coi suoi casoni squallidi, i cortili in cui la storia di ognuno è la storia di tutti e dove la sofferenza e le speranze sono comuni. La forza di Roma città aperta è in questa molteplicità di elementi umani coagulati da un'unità superiore." ("Il Cinema Italiano", 1961).                                                                                             Alla sceneggiatura del film collaborò anche un giovane Federico Fellini. Il film è il primo di una trilogia sulle tragedie della guerra: seguirono Paisà (1946) e Germania anno zero (1948). Roma città aperta si è aggiudicato al Festival di Cannes del 1946 il Grand Prix come Miglior film, ed ha ricevuto una nomination per il Premio Oscar per la Migliore sceneggiatura originale (1947).                        Questi film e le opere del Neorealismo (da Visconti a De Sica e Zavattini) hanno influenzato le opere successive di autori in mezzo mondo: uno su tutti, Martin Scorsese.

Chiara Lostaglio