L’uomo ha inventato la bomba atomica, ma nessun topo al mondo costruirebbe una trappola per topi.

(Albert Einstein)

Primo piano su Lokita sottoposta ad interrogatorio incalzante dove si cerca di capire se la ragazza sia effettivamente la sorella di Tori, come dichiarano entrambi.  Un attacco di panico costringe l’interruzione.

Siamo in Belgio. In palio c’è il permesso di soggiorno, i documenti che le consentirebbero di fare la domestica e di mandare i soldi alla madre per mantenere la famiglia.

Tori, dodicenne ha già i documenti in quanto ritenuto nel suo paese bambino stregone e pertanto perseguitato.

Entrambi cantano in una pizzeria italiana dove intrattengono i clienti con una canzone imparata in Sicilia, al loro primo sbarco, prima di essere portati in Belgio.

 

Alla fiera dell’Est, per due soldi un topolino mio padre comprò…

E venne il gatto che si mangiò il topo, che al mercato mio padre comprò

 

Qui infatti sono giunti per mano di connazionali che rivendicano una parte del denaro che guadagnano fino al riscatto definitivo.

E venne il cane, che morse il gatto, che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò…

 

La pizzeria è la copertura di un mercato illecito: il cuoco  utilizza i due ragazzi  come pusher e non solo,  in cambio  di focaccia e pochi soldi.

E  venne il bastone, che picchiò il cane, che morse il gatto, che si mangiò il topo, che al mercato mio padre comprò…

Ma i soldi non bastano e i documenti non arrivano e Lokita viene condotta bendata a fare qualcosa di estremamente illecito, isolata, senza poter sentire il fratello, senza contatti di alcun genere, in un capannone nella estrema periferia.

E  venne il fuoco, che bruciò il bastone, che picchiò il cane, che morse il gatto, che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò…

 

L’inconfondibile format Dardenne, presentato al festival di Cannes, torna per la nona volta in concorso: marginalità, lavoro, immigrazione, sopravvivenza, denaro, criminalità.

Un incalzante, frenetico, estenuante, drammatico ritratto della vita di due innocenti gettati in una esistenza feroce dove la sopravvivenza è una conquista quotidiana.

La crudeltà della clandestinità che pende come una ghigliottina sulla testa di Lokita, che vorrebbe continuare a stare con Tori e riuscire a inviare soldi alla sua famiglia, e Tori che non si ferma mai, dando fondo alle sue energie e alle sue idee,  disposto a qualunque cosa pur di poter stare con la “sorella”, fare disegni per lei,  poter cantare la canzone delle loro origini prima di addormentarsi.

Due figure estremamente credibili, interpretate egregiamente dai protagonisti accompagnati dalla canzone di Angelo Branduardi che è la riproposizione con musica della filastrocca “un capretto” recitata dai bambini alla fine della cena della Pasqua ebraica che celebra la miracolosa liberazione dalla schiavitù:

un testo che nasconde molteplici significati  e  che diviene il sottotitolo concettuale dei frenetici, disturbanti, strazianti  80 minuti Dardenniani.

 

La vita si comporta con noi come il gatto fa con il topo: ci prende, ci gira, ci rivolta, ci morde, ci graffia, gioca e alla fine ci ammazza senza neppure accorgersene.

(Giovanni Soriano)