Recensione di   Balkan Castevet Balkan Castevet

Profonde tenebre

(Film, 1981)

Jess Franco viene chiamato dalla produzione per girare uno slasher convenzionale sfruttando il momento d'oro del genere.

I produttori però non avevano fatto i conti che chiamando Jess si gioca con le regole di Jess.

 

A Franco non interessava nulla dello slasher, non era attratto dal genere e di fatto fa di tutto per minare, di fatto a sabotare, la sceneggiatura stessa su cui non aveva il controllo mettendo in scena un film pazzo, sgangherato, senza senso, pieno di trovate che enfatizzano al massimo gli stereotipi del genere prendendolo dunque il giro.

 

Ci sono tutti i cliché degli slasher inseriti in modo marcato che più non si può, un uomo sfigurato che osserva di nascosto le ragazze della scuola, la ragazza protagonista che è l'unica a preoccuparsi e interessarsi delle morti che stanno avvenendo, un gruppo di ragazze che pensa solo ad attrarre il ragazzo spagnolo e  strani personaggi inseriti piuttosto a caso.

Dunque una final girl che può casuale non si può ed anche il tipico tropo del monster villain che sembra morto ma in realtà torna in vita per l'ultimo agguato.

 

Più che allo slasher in realtà Franco sembra interessarsi più al giallo, infatti nel film c'è una struttura dove Manuale vuole l'eredità della zia, contessa, ma quest'ultima ha già firmato nel testamento che i suoi beni andranno a Manuel, fratello di Manuale ed è l'uomo sfigurato che osserva le ragazze e che brama l'amore della sorella.

Ovviamente questa parte della trama non è poi seguita durante il film, il piano di Manuela è strampalato così come la sua attuazione tant'è che nel terzo atto enuncia tutto prima che il tutto sia andato in porto, ancora una volta facendo la parodia dei villain che spiegano tutto il loro piano andando poi in malora.

 

Tutto nel film è esagerato e fuori controllo, perciò una soundrack perennemente fuori sincro, ombre inserite a caso senza che ci siano davvero dei personaggi in scena, manichini che spuntano dal nulla, cadaveri che addirittura compaiono nelle stanze dal nulla, personaggi che sembrano invisibili o che si tele-trasportano per come compaiono in scena, insomma Franco esaspera i tropos dello slasher con guizzi folli.

 

Il villain che, come in Halloween, avanza in soggettiva dove all'impressivo le sue movenze diventano scattose e accelerate, Angela, la ragazza protagonista, si sveglia all'improvviso ma non vede il killer, il totale delirio di follia dove Angela ovunque si muova, nel suo alloggio, trova i cadaveri delle ragazze, come ci sono finiti li? Perchè il killer avrebbe dovuto portarli da lei? E fa il tipico urlo da scream queen a ripetizione, sempre a voler ridicolizzare tale sistema, ma di trovate del genere nel film ce ne sono tantissime come sempre Angela che pugnala un manichino ma pensa sia un ragazzo.

Sempre per fare la parodia del genere Franco inserisce tantissime volte false soggettive, ombre che non dovrebbero esserci e punti macchina che sembrano dare l'impressione che le ragazze, specialmente Angela, siano osservate e poi quando si apre la porta entrano dei gatti a rendere ridicola la sequenza.

 

Impossibile non citare la sequenza sconnessa dove Angela camminando vene franarsi addosso una roccia e se ne lamenta con la polizia.

 

Il film è ambientato negli anni ‘80 anche se per scenari sembra di essere negli anni ’70 tanto amati dal regista con colori e interni ben allestiti così come l'attenzione per l'outfit dei personaggi, Franco ha sempre avuto cura estetica.

 

Non mancano anche delle morti con del sangue bene in vista come un coltello che trapassa il senso di una ragazza, una testa mozzata da una sega elettrica, la cesoia e la motosega finale.

Alcuni effetti visivi cheap come la cicatrice di Manuel e la testa mozzata molto “pupazzosa” danno ancora più l'idea di come Franco abbia voluto prendere in giro lo slasher e il film stesso.

 

Anche i dialoghi, il come si comportano i personaggi, Antonio che di fatto è inutile per tutto il film e poi nel finale finisce per abbracciarsi con Angela come fosse un tipico happy ending mostra la natura sconclusionata del film che Franco ha voluto mettere in scena per distruggere dall'interno tutti i cliché dello slasher.

 

Un' operazione totalmente pazza a cui è impossibile non voler bene, dove il lato ironico del regista ha il sopravvento su tutto.

 

P.S.
Dato che sto scrivendo diverse recensioni sui film di Franco, i voti sono legati più alla filmografia di Franco stesso che, in alcuni casi, della qualità in se dato che il regista lavorava molto spesso con budget limitatissimi, quasi irrisori ma dove tra ironia, come in questo caso, e la sua verve riusciva aspetti interessanti.

 

P.P.S.
Per chi volesse approcciarsi al cinema di Franco consiglio di iniziare con i suoi film “più quotati” come Vampyros Lesbos, She Killed in Ecstasy, Eugenie, A Virgin Among the Living Dead e Venus in Furs, se piacciono questi ci si può poi addentrare in film più sperimentali, volendo anche più deboli o dove il regista osava di più e vedere, comprendere, se il regista piace a tutto tondo.