Recensione di   Balkan Castevet Balkan Castevet

Oddity

(Film, 2024)

Damian Mc Carthy aveva esordito con il buon horror Caveat e continua la sua carriera cinematografica nel mondo dell'horror indie con Oddity, horror gotico che crea atmosfere claustrofobiche dove il concetto di “visione”, della “vista” è cardine nel film.
Dani, moglie del dottor Ted, passa molte notti da sola dato che il marito ha turni di notte e da subito il film mostra come la ragazza utilizzi la fotocamera, quindi il discorso delle ottiche, dello sguardo; è infatti tramite la fotocamera che cerca di immortalare presenze paranormali e creare una connessione con la sorella gemella Darcy.
Olin, paziente da poco dismesso dal manicomio dove lavora Ted, ha un solo occhio “funzionante”, ma a differenza di Dani lui riesce a vedere qualcuno entrare in casa di notte, Damian Mc Carthy crea un'atmosfera di tensione dove Dani non sa se fidarsi di Olin, se aprire la porta a meno ed è interessante come Dani apre la fessura della porta, ancora il concetto di vista che ritorna, la sequenza termina con uno stacco di montaggio quando Dani sentendo dei rumori si avvicina alla porta, in seguito il film mostrerà tutto l'accaduto della notte.

Darcy, gemella di Dani, è cieca, è una sensitiva, toccando gli oggetti riesce a sentire, vedere eventi del passati e collegamenti con le persone interessate, perciò toccando proprio l'occhio “non funzionante” di Olin comprenderà cosa sia accaduto durante la notte e agirà di conseguenza.
Ted, uomo di scienza, mostrato sempre come molto convinto di se, non crede minimamente nel paranormale e Mc Carthy lo mostra con gli occhiali, oggetto che per sua definizione è centrale per vedere ma Ted a contrario della gemella Darcy non vede al di la delle sue convinzioni e del resto già Olin con un olo occhio che davvero riesce a vedere aveva visto più in la di Dani e conosceva la verità dei fatti.
 Mc Carthy dunque inserisce elementi paranormali e li collega con il senso della vista dove i personaggi tramite proprie caratteristiche e oggetti si differenziano gli uni dagli altri anche per il come utilizzano tale senso, attuando anche il “gioco” del come chi in realtà fisicamente sia più in difficoltà, Darcy è cieca, in realtà riesca a vedere più in la.
 Nel primo atto del film Mc Carthy opta per per campi medio-lunghi e inquadrature dall'alto, di fatto ciò da la sensazione che ci sia una presenza che aggira per la casa seguendo Dani. Inoltre, gli interni della casa risultano spogli, non c'è arredamento, dunque Dani è dispersa nel vuoto della casa e ciò amplifica la senso di solitudine della ragazza.

L'unico “arredo” presente è la tenda, che richiama un senso di chiusura e prigionia come del resto le grate, le sbarre del manicomio.

Nel secondo atto del film lo stile delle inquadrature cambia, le inquadrature si stringono, la casa è arredata dunque i personaggi quali Darcy e Yana, la nuova compagna di Ted, risultano intrappolati creando dunque atmosfere claustrofobiche.
La messa in scena del film è buona, c'è un buon utilizzo dello spazio e si costruiscono buone inquadrature con dei punti macchina non banali.
La tonalità del film è cupa, si rimanda al gotico, con anche dei verdi surreali e inquietanti per gli interni del manicomio.

Come in Caveat anche in Oddity il regista Mc Carthy crea mistica tramite gli oggetti, il negozio di Darcy ne è pieno e su tutti spicca il golem di legno che la stessa Darcy porta nella casa di Ted.

Mc Carthy, con il golem, gioca con le aspettative dello spettatore, lo inquadra spesso nella sua fermezza, così che ci si chieda quando e se si muoverà e compirà qualche azione.

A differenza di Caveat il film risulta più dialogato, con più personaggi e situazioni, qui Mc Carthy deve migliorare, è comunque il suo secondo film, nella gestione complessiva in quanto spesso la costruzione della tensione è più rapida e diretta in Oddity rispetto a Caveat dove l'unica ambientazione e i pochi personaggi in scena garantivano più facilmente maggior respiro nei tempi, ci sono alcuni jump scare, pochi, evitabili o comunque meritevoli di maggiore costruzione.

Il secondo atto si svolge per lo più all'interno della casa di Ted con Darcy e Yana a confrontarsi, per questo, per tale costruzione, il personaggio di Yana probabilmente avrebbe meritato un apporto più attivo alla vicenda, più presenza nel terzo atto. Il suo ruolo a livello narrativo c'è ed è in funzione per l'esito che avrà Ted, ma un maggior coinvolgimento diretto avrebbe giovato, probabilmente, al personaggio.

Per stessa ammissione di Mc Carthy il film è un insieme di idee che potenzialmente, ognuna di queste, sarebbero potute essere dei cortometraggi e questa sensazione nel film un po' si avverte, il core della storia c'è, il confronto tra Ted e Darcy, le loro divergenze, così come la storia di Dana ma nel film ci sono anche altri personaggi e situazioni dove forse il tutto poteva avere maggiore coesione.
Comunque, come scritto, la gestione della messa in scena è buona e Mc Carthy riesce a creare in alcune circostanze buone atmosfere, il fantasma di Dani che appare a Yana dentro casa funziona meglio del precedente jump scare ed è notevole il confronto tra Darcy e Ted nel terzo atto, dove con un movimento di macchina si svela la botola aperta, dunque lo spettatore sa che se Darcy avanza per raggiungere il cellulare cadrà, mentre la ragazza, in quanto cieca, ne è potenzialmente ignara creando dunque il meccanismo della suspance dove lo spettatore ha più informazioni della protagonista della scena.
Tale momento si ricollega al discorso della connessione tra Darcy e la gemella Dani, una sorta di unione mistica, un sacrifico volontario per potere abbattere Ted.
A riguardo ci si può leggere una critica verso l'edonismo incarnato da Ted, un uomo che si sente superiore e che non si fa scrupoli per raggiungere ciò che vuole.

Tornando alla connessione tra le due gemelle, il film mostra diversi dettagli a richiamare tale legame, non solo la botola ma anche ad esempio lil dettaglio della mano di Darcy nel fascio di luce e la  scena dove Darcy sale le scale con il corrimano, bianco che richiama un po' quel senso di mistico, che divide in due l'inquadratura a richiamare per l'appunto Dani e Darcy.
Sempre sui dettagli Mc Carthy sa dare rilevanza agli oggetti di scena e momenti come quando inquadra la sedia fuori posto dove era seduto il Golem, dichiarando allo spettatore che questo si è mosso.
Sono buoni anche gli stacchi di montaggio e raccordi tra le scene, notevole quello dell'occhio di Olin che collega la futura scena con il campanello maledetto.
Il film è vero che si attesta su toni cupi e gotici ma c'è anche dell'ironia e qui è emblematico il finale propio con il campanello maledetto giocando sulla carattere di Ted e le sue convinzioni, l'inquadrature finale chiude bene il cerchio.