Recensione di   Balkan Castevet Balkan Castevet

House of Whipcord

(Film, 1974)

Film di critica al sistema dove il grande regista britannico Pete Walker mostra tematiche tematiche tipiche del suo cinema come la famiglia disfunzionale, il crollo della borghesia, l'anticlericalismo e nello specifico House of Whipcord tramite anche l'umorismo nero mostra il lato reazionario della vecchia borghesia che non tollera le visioni libertarie dei giovani, di una società moderna tanto da imbastire, creare un proprio sistema giudiziario e rieducativo.
In Gran Bretagna gli anni '70, salvo i quattro anni di governo conservatore presieduto da Heath, è stato un decennio dove per la maggiore hanno vinto i Labour, partito di sinistra britannico.
I personaggi di Margaret e il giudice Bailey, compagni e gestori della prigione-centro di "rieducazione", rappresentano il lato reazionario di una vecchia borghesia che non tollera il libertismo della società e non a caso nel film il loro opporsi alla società creando il proprio centro di "rieducazione" avviene nel dopoguerra sempre dunque durante un governo Labour.
La protagonista Anne-Marie è una giovane modella che tramite Mark E Desat(notare la similitudine con il marchese De Sade), figlio di Margeret e del giudice, viene portata nel centro rieducativo, Anne-Marie fidandosi di Mark pensa sia la sua casa dove crede di andare a conoscere i genitori, purtroppo per la protagonista la sua storia da li sarà alquanto amara e macabra.
Pete Walker mescola bene il sadismo, la feroce vena reazionaria che scaturisce in violenze e torture di Margaret e delle secondine, su tutte Walker che è adibita alle pene corporali, a tocchi ironici e dunque di humor nero.
Il giudice Bailey infatti è cieco, anziano e goffo, emblematica la scena del "processo" fittizio ad Anne-Marie che è palesemente una messa in scena con note beffarde ma con risvolti tragici per la protagonista.
Bailey non può vedere le malefatte, le torture che compie Walker su ordini di Margeret ne le esecuzioni delle giovani ragazze, è ignaro di ciò, di fatto marito e mogie sono sì entrambi conservatori ma il regista pone note di dissidio tra i metodi e le vedute da applicare dei due.*
E' interessante notare come Margaret abbia comunque bisogno del giudice, perchè effettivamente crede in quel tipo di società, crede che ci sia bisogno di emettere delle sentenze, delle firme, dei timbri, potenzialmente potrebbe scavalcare tranquillamente il compagno Bailey ma non lo fa perchè ciò sconfesserebbe ciò in cui crede e perciò fa ricorso a delle messe in scene a teatrini con processi fittizi e sopra le righe dove inoltre Bailey non può vedere e non è conscio dell'organizzazione, di ciò che avviene all'interno del centro-prigione.
Anne-Marie rievoca in Bailey e Margaret i ricordi di una giovane ragazza francese che fece perdere il lavoro ad entrambi, Margaret la uccise anche se cercò di insabbiare il tutto facendolo passare per suicidio e Bailey la difese lasciando la precedente moglie.
Bailey era giudice dell'Alta corte mentre Margaret lavorare in un centro penitenziario.
Anche la protagonista è di origini francesi e ciò manifesta anche un certo razzismo da parte di Margaret, un odio profondo verso Anne-Marie e la voglia di eliminarle dato che rivede il lei il motivo per cui ha perso tutto.
Il film dunque pone anche tratti psicologici e la regia di Pete Walker riesce a risultare ansiogena e tramite i molti primi piani introspettivi ad entrare dentro i personaggi.
C'è una forte attenzione nell'inquadrare nel dettaglio le sbarre delle celle, le molteplici porte che si chiudono questo per rappresentare chiaramente la prigionia di Anne-Marie ma anche la chiusura mentale da parte di tutto l'organigramma del centro con a capo certamente Margaret e Bailey ma anche le secondine.
C'è una forte valenza anche nell'inquadrare il cappio, le impiccagioni delle detenute ma anche un presagio, un monito per ciò che accadrà a Margaret con diverse inquadrature che la vedono nello stesso quadro del cappio stesso.
Lo stile di Pete Walker è crudo e secco, la fotografia è meravigliosa, sono ottime le tonalità di grigio della prigionia ma anche gli ottimi chiaro-scuro, i volti avvolti dalle ombre e dall'oscurità che permea la pellicola e gli stessi personaggi.
Tramite i sopra citati primi piani di fatto tutti i personaggi principali del film rimangono impressi.
I momenti di prigionia, le torture Pete Walker però non è un esibizionista, non mostra la violenza in modo gratuito ma anzi ricorre spesso al fuori campo, memorabili quelli che vanno proprio sui primi piani di una soddisfatta Margeret durante le frustate.
L'inizio del film tra la pioggia a mostrare il tentativo di fuga di Anne-Marie è ottimo, c'è ansia, c'è tensione così come funzionano tutti i momenti della protagonista all'interno del centro, il mostrare i lividi, gli esiti delle violenze sia fisiche che psicologiche.
Dove il film poteva esplorare di più è sul rapporto tra Anne-Marie e le altre prigioniere, l'elaborazione del piano di fuga e certo rivisto oggi all'interno si possono trovare alcuni clichè come la fuga di Julia, l'amica di Anne-Marie che cercherà si salvare la protagonista durante il processo.
Altro aspetto potenzialmente criticabile sono alcuni stacchi che vanno  dalla centro detentivo ai dialoghi tra Julia e il ragazzo in pensiero per l'amica Anne-Marie, questi a tratti spezzano un po' il ritmo.
Si è di fronte comunque ad un film di genere riuscito, Pete Walker gestisce messa in scena e attori benissimo questi riescono ad esprimere un certo magnetismo, la stessa seconda Walker è impregnata di un'elevata oscurità di fondo.
Un film che mostra lo scontro di una borghesia reazionaria contro la gioventù, un odio atavico e represso di fondo, personaggi che hanno crolli e deliri psicologici con meccaniche di genere funzionanti.
Pet Walker è interprete del cinema di genere crudo degli anni '70, dell'exploitation, del thriller-horror, un regista importante anche perchè segnò il tramontare di un certo cinema gotico.