Tramite un'antica Roma governata dai due giovani e schizzati imperato Geta e Caracalla, Scott parla del declino occidentale, degli Stati Uniti, della fine dell'american dream come del resto anche l'impero romano giunse al termine.
Il regista sa ricreare ottimi scenari, bellissime le inquadrature su Roma dall'alto, le stanze barocche degli imperatori con le ambientazioni che giocano su toni oro e nero e in generale si nota l'ottimo gusto e il bellissimo sguardo di Scott per l'impianto scenografico.
Quindi la sequenza d'apertura è notevole, l'assalto a Numida è ben reso così come poi nel finale sono buone e impattanti le inquadrature fuori dalle porte di Roma.
I personaggi del film invece hanno poco carisma, ne Mescal ne Pascal quindi ne effettivamente il gladiatore e ne il generale hanno la giusta forza e intensità così come la scrittura non riesce a reggere il film.
I cambi di motivazioni sia di Anone/Lucio che di Acacio non ben sorretti, anche il ritmo del film è troppo sincopato così come il montaggio che fa rimbalzare il film da una parte all'altra, da un personaggio all'altro senza che ci si fermi per comprenderne davvero la psicologia e la portata degli eventi.
Dunque si susseguono scene su scene che poi non riescono ad avere il giusto impatto, come la rivoluzione su Roma e anche le sottotrame politiche di Marcinius non hanno la giusta coesione.
Il film cade anche in un eccessivo citazionismo ed effetto nostalgia, troppi i rimandi e i riferimenti a Massimo del primo film, la stessa presenza di Lucilla fa riecheggiare troppo il film capostipite, quindi i “forza e onore” continuamente ripetuti, Anone che tocca il terriccio come Massimo, stessi dialoghi, volendo stesse situazioni quindi i riferimenti sono troppi.
I personaggi che funzionano meglio sono dunque proprio i due imperatori, il loro essere perennemente sopra la righe, disinteressati a tutti, bellissima la scena di Dondus, la scimmietta, eletta primo console, serve proprio a rendere l'idea di una Roma, quindi dell'occidente, sempre più sull'orlo del baratro.
Un po' come lo Star Wars di Abrams, il film inizia con il sacrificio dei vecchi personaggi reso vano dato che tutto è di nuovo come prima, ancora gli imperatori tiranni, i giochi, il Colosseo, tutto ciò può far storcere il naso ma se si pensa che Trump, nonostante tutto, è stato rieletto forse è proprio di questo che Scott vuole parlarci.
Dunque sono anche interessanti i parallelismi con un american dream svanito ma purtroppo scrittura, ritmo e personaggi non riescono a reggere il film.
Rimangono comunque dei bei scenari costruiti da Scott e delle scene a dir poco suggestive come la fantastica visione dell'aldilà di Annone e quel finale con il cielo violaceo.
Non è totalmente un film bruttissimo ma non lo si può definire riuscito, peccato anche per un citazionismo davvero troppo eccessivo.