Recensione di   Balkan Castevet Balkan Castevet

Erotic Symphony

(Film, 1980)

Il titolo è esemplificato, si è di fronte a una vera e propria sinfonia erotica composta da musica classica e immagini surreali e ipnotiche che trasportano lo spettatore all'interno di un flusso continuo e onirico di sensazioni.

Jess Franco è ispiratissimo e allo stesso tempo sperimentale, tutta la narrazione è intrisa da atmosfere sognanti e dall'erotismo che è messo in scena non a favore del godimento ma anzi quasi in modo “malsano”, drammatico e malinconico.

Dunque la scena di scena di violenza sessuale sulla suora con il sangue in evidenza e in mostra, la non usuale, per il regista, scena di sesso gay e tutte le pulsazioni della protagonista Martine interpretata da Lina Romay.

E' un film sadiano e freudiano, Martine ha passioni irrefrenabili mentre il marito, il marchese de Bressac, è totalmente preso dall'amico Flor, tutto questo da il via a un gioco di manipolazioni, suggestione e morte.
Di fatto il film ha anche una sua valenza socio-politica in quanto viene mostrato il crollo dell'aristocrazia, l'essere subdola di quest'ultima, il controllo sugli altri visto dal punto di vista di Martine che è in balia di Bressac.

La cinematografia, la messa in scena del film è grandiosa, la residenza gotica offre ottimi scenari così come la fotografia è magnetica, fantastica nel senso anche di surreale del termine. In certi momenti sembra di essere all'interno di un gotico di Riccardo Freda o anche nel meraviglioso The Innocents di Jack Clayton.

Sinfonia Erotica è ricco di simbolismo dove Franco tramite sia gli elementi naturali che gli oggetti, gli interni della residenza crea la sua composizione per infondere suggestioni.

L'utilizzo della vegetazione, gli alberi, i rami che vanno a imprigionare, intrappolare l'inquadratura stessa e di conseguenza la protagonista Martine, così come il mare, da sempre elemento importante nei film di Franco, racchiude questa voglia di libertà che nel film però acquisisce toni malinconici.

I lumi di candela e lampade, questi elementi creano contrasti, luci e ombre alimentano tutta l'atmosfera onirica del film e ovviamente il pianoforte che da ancora più valenza alla musicalità e che per come viene messo in scena imprigiona ancora una volta Martine.
La fotografia punta moltissimo sui lens flare e anche sui fuori fuoco, questo per creare sempre suggestioni ipnotiche e da sogno, perciò le meravigliose luci, i bagliori sulla superficie del mare, le atmosfere cupe e gotiche che si fondono a i lens flare surreali dei candelabri e delle candele amplificano tutte le sensazioni.

Lo sguardo del regista è alquanto notevole, il come vengono messi in scena gli scenari, le stesse immagini incantate dei gabbiani in riva al mare ricchi di lucentezza, sia per colonna sonora che per regia, la combinazione delle componente rendono il film estasiante.

E' un Jess Franco che non fa sconti, cattura, rapisce lo spettatore portandolo nel suo immaginario con ritmi sinuosi che avanzano per immagini ed emozioni, il regista Sean Baker, che mi piace moltissimo, non ha retto questo film, non lo ha apprezzato trovandolo lento e sgangherato, invece è proprio l'intento di Franco di trasportare lo spettatore in un longo sonno, un sogno, dove alla fine della visione sembra quasi di essere usciti da uno stato catatonico dove si hanno in mente le grandiose immagini.
Non ci sono chissà quanti dialoghi, a Jess basta mostrare, in una scena grandiosa, il volto del marchese che improvvisamente si fa scuro, contornato da un'ombra, per comprendere le sue intenzioni.

I movimenti di macchina che aprono le scene, la rotazione mossa nella tavola da pranzo che da connotazioni sempre irreali e surreali, la mano di Franco è evidente, è matura, l'erotismo è sì presente ma non c'è l'esplorazione del corpo di Famale Vampire, sono film diversi, dove nello specifico viene a compimento tutto il discorso sull'ipnosi e sul surrealismo del regista insieme alle pulsazioni sadiane.

Il finale è meraviglioso, innanzitutto ancora a dimostrare come l'erotismo non è volto verso il godimento, i genitali femminili di Martine sono mostrato quando è, teoricamente, morta e nel finale quando è pronta a compiere la sua “rinascita” e vendetta.
Qui, la messa in scena gotica è splendida, Martine che sembra tornare dagli inferi, i dettagli sul candelabro, l'incedere della ragazza e il confronto finale con il marito, con il marchese, c'è intensità, c'è catarsi, c'è impatto scenico e forza visiva ed espressiva che segna la conclusiva liberazione di Martine nei confronti di Bessac, quindi il crollo dell'aristocrazia.

Sono ottimi anche i i costumi, bellissimo il vestito nero di Martine a inizio film così come la vestaglia finale sul viola con sempre connotazioni gotiche.

I guizzi visivi le scelte registiche, Sinfonia Erotica assume anche connotati contemplativi con i personaggi che offrono i loro sguardi, Martine che guarda fuori dalla finestra e scene stranianti dove Franco omaggia anche Hitchcock citando Vertigo con  l'inquadratura che mostra la ciocca dei capelli che segna l'intreccio, le manipolazioni della storia nelle sue atmosfere sognanti e surreali.
Forse è un film che per apprezzarlo al massimo bisogna andare per gradi, nel senso che bisogna conoscere lo stile di Jess Franco, la sua evoluzione e dunque aver visto i film precedenti per comprendere la poetica perché sì è un film estremo per il suo modo di rapire, appunto di ipnotizzare, anche lo spettatore stesso trasportandolo dentro un sogno ricco di erotismo malinconico e morte.
Proprio per questa voglia di sperimentare, per tutto il discorso che Franco riesce a fare con le immagini, per le musiche che si fondono con la fotografia creando scene magnetiche dove tutta il fascino e la fascinazione del regista emerge con forza, si è alle soglie del capolavoro artistico.