Esordio alla regia per Zoe Kravitz che dirige un thriller che mixa elementi anche ironico-grotteschi e che vira anche, a tratti, sull'horror come scene di splatter, sempre apprezzate, anche inaspettate per la tipologia di film.

La regista vuole parlare di diversi aspetti, indubbiamente del femminismo, della mercificazione delle donne ma anche di un certo capitalismo, di come i grandi CEO delle aziende, dunque l'altissima borghesia, si sentono delle divinità intoccabili.

La messa in scena di Kravitz è molto buona e notevole per un'opera prima così come la sua tecnica, i movimenti di macchina, i piano-sequenza, che non sono fini a se stessi ma anzi alimentano la tensione o comunque aiutano a costruire le sequenze in base alla tematica di queste.
Interessante come la regista insiste molto sui dettagli, sull'inquadrare gli oggetti. Questo è un chiaro riferimento alla mercificazione, a come le donne, in certi ambienti, sono viste come oggetto ma anche come l'uomo ormai da importanza alla “oggettificazione” stessa, tanto che i personaggi non riescono a staccarsi da tali oggetti come la sigaretta elettronica per Slather King, il coltello, l'accendino ed è inutile dire che tali oggetti saranno protagonisti della carneficina finale, ribaltando e giocando dunque col significato degli oggetti stessi che rimandano alla merce, al capitalismo e alla donna-oggetto che però utilizzando tali strumenti inverte le parti.
Il film punta anche sul mistero, la protagonista Frida insieme alla sua amica Sarah accettando di andare nell'isola di proprietà di Slather King, super magnate che però ha avuto problemi con le droghe, con le donne e cerca di riabilitare il suo nome tramite fondazioni e beneficienza, per partecipare alle sue feste e vivere questa, presunta, “grande” esperienza.

Tramite inquadrature, il taglio di queste, si evince che qualcosa non va, i momenti grotteschi abbondano, i personaggi iniziano ad assumere droghe, hanno strani segni come le unghie perennemente sporche di Frida ed anche l'assistente che lavora presso l'isola ha atteggiamenti quasi ambigui, si rivolge a Frida come Red Rabbit senza che questa ne sappia il motivo.
Dunque il montaggio, il ritmo del film sa essere “schizzato” nei momenti quando i personaggi si drogano, sa costruire la tensione con movimenti di macchina, dunque cambia in relazione a ciò che il film mostra.

Ottima la sequenza dove Frida, durante l'evento di Slather King prima della partenza per l'isola, si reca appunto dal magnate, Kravitz mostra il dettaglio dei piedi di Frida in corsa nonostante i tacchi e i successivi piano-sequenza mostrano la ragazza “impacciata” al cospetto dell'alta società, non è abituate a indossare a tacchi, a stare negli eventi champagne, così come la sua amica.

Bellissime le scene in notturna dove le ragazze, drogate, corrono con questi vestiti de seta addosso con una messa in scena e stile che ricorda quello di film di vampiri, così come è gestito alla grande il piano-sequenza, sempre in notturna, che culmina con il morso del serpente a Jess.
Per la tensione è ottimo il movimenti di macchina a svelare che Frida è sotto la scrivania di Slather King, Kravitz regge il tempo dell'inquadratura e della tensione, e vedere Slather King iniziare a parlare della sedia mostra il lato grottesco del film ma fa anche comprendere l'alta borghesia non praticamente reali preoccupazioni.

Bello è anche il simbolismo del serpente, non rappresenta la tentazione ma anzi, giocando con i riferimenti biblici, il serpente è la via per la conoscenza, per la verità, l'unica salvezza possibile per fuggire dall'eden fittizio.
Il film sa anche porre un messaggio “femminista” non banale in quanto ci sono personaggi femminili che sono quasi più villain del villain stesso e mostra come non tutte le donne sono in realtà progressiste su determinati movimenti e tematiche.

Kravitz vuole raccontare molto, è un'opera prima e qualcosa magari si perde anche per strada, non tutti i personaggi sono ben definiti, anche il finale probabilmente arriva in modo troppo frettoloso e alcuni momenti sono eccessivamente spiegati come il monologo di Sarah.

Personaggio di Sarah comunque funzionale in quanto all'inizio avversa la stessa Frida nella contesa per avere le attenzioni di Slather King ma poi le due si alleano quando comprendono cosa accade realmente sull'isola.

Nel terzo atto arriva la carneficina, che è un bel vedere specialmente per gli amanti dello splatter, le donne comprendono cosa accade nell'isola e si scagliano contro gli uomini, tutti super ricconi. Le scene splatter funzionano, gli oggetti diventano armi, sì il personaggio del marine alle dipendente di Slather King poteva essere meglio gestito così come l'esito di altri personaggi in scena, ma in un film del genere non è scontato avere un livello di violenza e sangue tale che non guasta affatto, anzi.
Il finale risulta anche ambiguo, Frida sembra tentare una scalata sociale ribaltando totalmente il suo inizio, dove era semplicemente una cameriera mentre invece ora si fa servire champagne e Slather King diviene il suo “cagnolino” praticamente.

Avrà i suoi difetti, specialmente di scrittura, ma già Kravitz dimostra di avere mano e tecnica nella regia e sa districarsi su vari generi, film piacevole.