Magic Mike - The last dance uscito il 9 febbraio 2023, ultimo film di una trilogia di Steven Soderbergh, è un film nel complesso divertente. All'inizio il racconto è lento ed ambiguo, ma trascorsi i primi minuti la storia diventa interessante ed originale considerato il particolarissimo carattere della protagonista ( Salma Hayek) che nei panni di Maxandra Mendoza vuole gestire un teatro senza avere alcuna competenza in materia e l'interesse del protagonista a risolvere i problemi economici sfruttando il suo talento di ballerino (Channing Tatum). Le situazioni comiche si moltiplicano tra crisi di nervi e scenate, intervallate da piacevoli coreografie, qualche volta un po' spinte, considerato anche che il film gioca sul tema dello spogliarello maschiele riecheggiando in qualche tratto il film "Full monthy".Lodevole l'interpretazione dei protagonisti che in tutto il film si fronteggiano portando sullo schermo in modo ironico il conflitto tra classi sociali ed in particolare tra due mondi poco inclini al dialogo, quello dei multimilionari e degli artisti squattrinati. Eccezionale l'interpretazione del maggiordomo, l'attrice giovane dimostra di avere talento, anche, se le sue battute non sono molte. Nell'insieme un film gradevole che nel finale riscatta l'inizio un po' lento ed ambiguo. Musiche e coreografie veramente originali, esplosiva la scena finale del ballo sulle scale.
Forse non a caso in quest'opera ritroviamo Edoardo Romano che con il maestro Pupi Avati ci ha lavorato in diverse pellicole. La regia di Zullo è senza dubbio interessante e, nonostante una trama qui e là un po' debole, è riuscito a tenere in piedi un film che emoziona. Interessantissima interpretazione dell'attore Fabrizio Rizzolo, nei panni di un burbero critico musicale. Ben riuscito anche l'esordio sul grande schermo del volto noto della TV Davide Mengacci che qui ritroviamo nei panni - assolutamente ben calzati su di lui - del parroco di paese. Paesaggi da cartolina aiutano a godersi con piacere l'estetica del racconto.
This film seems to be geared toward the 17–20 demographic; it's lighthearted, silly, and vaguely stoner, but it doesn't go all in. If you're not searching for a serious watch, it's okay for a casual one. I'd give it a rate of 6 even if it's unmemorable and unlikely to be seen twice. It's clearly a B (or maybe even C) horror-comedy, with childlike horror elements that undercut the tension. Some scenes, like the shotgun moment, may be a bit much for kids, but there’s little actual gore. The second half improves, and the film has a unique atmosphere that adds some charm. Matty Cardaropole carries the comedy, though he’s underused in the first half. Corey Fogelmanis, with his Aaron Carter-esque look, adds an amusing presence. Overall, it's not great but not terrible. I debated between a 5 or 6, but it's definitely not the worst out there.
Vincitore del premio del pubblico al miglior lungometraggio al ToHorror Filmfest 2022.In uscita nei cinema italiani il 5 ottobre 2023. Sick of Myself è una corrosiva commedia nera norvegese che verte sul desiderio perverso della giovane Signe, fidanzata di un artista narcisista, di essere sempre e comunque al centro dell'attenzione, cosa che la porta ad estremi che sarebbe un peccato spoilerare.Coloratissimo, scorretto, tristemente attuale e spietato, Sick of Myself scava nella nostra società dove è importante solo fare parlare di sé, avere successo a tutti i costi (anche facendo schifo) e comunicare con gli sconosciuti, più che con gli amici e la famiglia (trattati comunque alla stregua di un pubblico), perché la nostra vita abbia finalmente un senso. Lo fa grazie all'ausilio di una protagonista bravissima, adorabilmente odiosa, e a parecchie scene surreali, girate con perizia. Segnatelo sulle agende e incrociate le dita perché arrivi in qualche cinema vicino a casa vostra!
The plot of this movie had potential, but it wasn't executed well. While there were some strong elements, the storyline didn’t come together in a convincing or believable way. There were numerous inconsistencies, and the film took some unnecessary liberties. Minka Kelly is undeniably beautiful, but her character was poorly developed. Still, I enjoyed watching her, despite the lack of realism.The supernatural aspects were even more absurd than expected, and the weak love story didn’t help. Moreover, the murder seemed pointless.Overall, the character motivations were poorly executed. The script was weak, the direction subpar, and the dialogue unconvincing. On the positive side, the production quality was decent.
Pimpa - Storia di NataleNel cuore dell'inverno, tra neve e freddo,Pimpa si sveglia, il cielo è più bello.Con le sue orecchie rosse, e il musetto tondo,prepara il Natale, il sogno del mondo.Tra alberi lucenti e regali colorati,un Natale magico è nei suoi pensieri incantati.Un viaggio di gioia, di dolci e di stelle,per un mondo che brilla di luci e di favole belle.Con Andrea vicino e il cuore sereno,Pimpa riscopre il vero significato del terreno:è l’amore che unisce, è la pace che cresce,è il dono di stare insieme, che il Natale ci offre e ci lascia.E nel silenzio di una notte di magia,sotto il cielo stellato, una dolce armonia,tutti insieme cantiamo, il cuore sorridente,perché il Natale è più bello, se lo vivi con la gente.Così Pimpa, felice, aspetta con gioia,un Natale che spero arrivi per ogni famiglia, ogni sogno e ogni storia.
Esce nelle sale dal 23 gennaio 2025, distribuito da Filmclub Distribuzione by Minerva Pictures, “Ciao Bambino” opera prima di Edgardo Pistoneprodotto da Bronx Film, Anemone Film, Mosaicon Film, Minerva Pictures Group e realizzata con il sostegno del Mic – Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo e Regione Campania – Fondo Cinema e Audiovisivo, in collaborazione con Film Commission Regione Campania.Presentato in anteprima nella sezione Freestyle della Festa del Cinema di Roma 2024, dove ha vinto ex aequo (giuria presieduta dalla regista e sceneggiatrice Francesca Comencini) il Premio Miglior Opera Prima, “Ciao Bambino” ha già avviato un tour in vari festival nazionali e internazionali, collezionando prestigiosi premi, tra cui il Premio Speciale della Giuria al Tallinn Black Nights Film Festival 2024 nella categoria Concorso Opere Prime e la Menzione Speciale nella sezione Spazio Campania al Laceno d’Oro International Film Festival. Il film, per cui è stato scelto il bianco e nero tipico del realismo che rende universali i sentimenti raccontati, è scritto e sceneggiato dallo stesso regista con Ivan Ferone e vanta nel cast giovani attori scelti dopo un lungo e faticoso street casting come Marco Adamo, Anastasia Kaletchuk, Luciano Pistone, Pasquale Esposito, Salvatore Pelliccia, Sergio Minucci, Luciano Gigante, Attilio Peluso, Antonio Cirillo e Rosalia Zinno.Sul finire dell’estate dei suoi diciannove anni, Attilio, un ragazzo che vive in un rione popolare di Napoli, viene incaricato di proteggere una giovane prostituta dell’Est. Senza poterlo ammettere apertamente, se ne innamora. Quando, però, il padre esce dal carcere ed è costretto a ripagare un debito consistente, Attilio si trova a scegliere tra l’amore per la ragazza e quello per il padre, mettendo in gioco la sua libertà e la sua vita fino a quel momento.
Il cast è la cosa più azzeccata di questo film…. Una giovanissima ma già smaliziata Natalie Portman, un giovane ed intenso Jude Law, Clive Owen bravo ma sacrificato nei panni di un dermatologo che definire stupido, grossolano ed immaturo è un complimento ed una Julia Roberts che nonostante tutto brilla e risalta per talento, espressività e intensità. Il film si fa guardare ma solo grazie alla bravura del cast, mentre la storia non poteva essere più insipida ed adolescenziale, costruita male, raccontata peggio…. Il ritratto del genere maschile ne esce enormemente sminuito e banalizzato, roba da pub londinese di quarta fascia dopo una notevole serie di pinte tra compagni di bevute 🍻🍻🍻🍻🍻🍻 Anche no!
Ho recuperato questa sera, a distanza di due anni e grazie a Rai play, il film e a caldo volevo condividere l'enorme inquietudine che mi ha trasmesso. Un film necessario ma crudo e, a mio personale avviso, un vero e proprio horror. Io mi sono sentita catapultata praticamente subito in un vero e proprio inferno, abitato praticamente solo da demoni, e la giornalista è stata la mia Virgilio. Io ho letto solo dopo dei fatti reali che sono stati usati per scrivere il film, ma in ogni caso sono, a mio avviso, un pretesto per raccontare una società che mi ha fatto davvero, nella sua interezza, un enorme paura. Ancora angosciata, gli unici sospiri di sollievo l'ho avuti in due punti (SPOILER) : alla non morte di lei, dato che mi ero già arresa al nichilismo e avevo pensato “ora muore pure questa”, e alla effettiva esecuzione, così a sorpresa e catartica.Le ultime scene del film, coi filmini delle interviste della giornalista al figlio del Ragno Santo, mi hanno però risprofondato nell'abisso.
Il recupero d'annata di oggi è un film dell'orrore di quelli che piacciono a me, col sangue ridotto al minimo che prima di tutto sono interessati a raccontarti la loro storia, e pazienza se con il senno di poi - e decenni di film su case stregate - non sembra particolarmente originale. E quindi ecco la nostra tipica famiglia americana, intenta a infrangere la regola cardine di ogni transazione d'affari: se sembra troppo bello per essere vero, è abbastanza certamente una truffa. Ma i nostri ignorano ogni campanello d'allarme (prezzo troppo basso? Padroni di casa inquietanti? Un'anziana madre lasciata in casa da sola con dei perfetti sconosciuti?) e si tuffano dritti verso la catastrofe - d'altronde è un po' difficile prevedere quale sia esattamente il, ehm tipo di truffa di cui stanno per cadere vittime. Non è particolarmente originale, dicevo, ma si fa seguire con interesse, raccontando una storia semplice ma efficace - e se è vero che molti colpi di scena li vediamo arrivare molto in anticipo è perchè vengono costruiti con la consapevolezza che uno snodo di trama ben costruito vale quattro jumpscares buttati lì a casaccio. Il cast è adeguato, quello femminile soprattutto.
Appuntamento a Land's end di Gillies MacKinnonAppuntamento a Land's end è un film d'amore: di amore coniugale, e di amore per la vita. L'eccezionale protagonista si carica sulla propria persona, oltre che gli anni e i gravi malanni, anche tutti gli spettatori, e li porta con sé, nel suo meraviglioso viaggio.Si parte, rigorosamente su di un bus, da John o'Groats per arrivare a Land's End: praticamente le punte estreme della Gran Bretagna. Il viaggio è un modo per omaggiare la memoria della moglie e della figlia, quest'ultima prematuramente venuta a mancare, ma anche per sé stesso, per perdersi nei ricordi di tempi passati. Molto bravo, e anche molto british, Timothy Spall nel ruolo del protagonista. Splendidi i panorami: non posso però non menzionare anche i caratteristici bus inglesi (viva il trasporto pubblico). Forse la pecca di quello che comunque nel complesso è un bel film, sono alcune scene durante il viaggio eccessivamente edulcorate ( il mondo, ahimè, è popolato da persone più brutte e ciniche di quelle che compaiono come occasionali compagni di viaggio nel film). Un punto in più perché è piaciuto molto alla moglie.
Il film è un giallo discreto, ma niente di eccezzionale! Ha un cast notevole, una ottima fotografia, musiche abbastanza curiose per un film erotic-triller. Ha due difetti: i costumi (troppo sobri) e la regia di Uli Edel : non adatto per il genere stile "Basic Instinct". Però dicamoci la verità , noi ragazzini di quel periodo, siamo andati al cinema solo per vedere le belle tette di Madonna che sobbalzano mentre cavalca energicamente Willem Dafoe, ansimando e godendo come neanche nei migliori film di Tracy Lords abbiamo visto fare... In fondo Madonna è stata scelta per questo film, ... solo per quello !! Oh Dio Mio, ricordo solo che quando acquistai il VHS, uscito a marzo del 1993, consumai il nastro della cassetta ,.... oltre ad una scorta infinita di fazzoletti di carta...
CINQUE BELLISSIME SCENE INIZIALI DELLA STORIA DEL CINEMA
Quanto siamo condizionati dai primi minuti di un film? Personalmente molto. In genere ciò che accade nei primi dieci minuti di pellicola è quello che mi spinge a guardare il resto. L'incipit di un film, così come quello di un libro, dovrebbe essere in grado non solo di catturare l'attenzione dello spettatore ma dargli già gli strumenti necessari per comprendere che cosa sta per guardare, a volte sviandolo, sconcertandolo o semplicemente accompagnandolo dentro al mondo descritto. Il cinema è zeppo di incipit grandiosi io ne ho indicati cinque tra i tantissimi che mi sono rimasti negli occhi. Questa non è una classifica ma solo un piccolo elenco al quale vi invito ad aggiungere anche i vostri incipit del cuore! LE IENE di Quentin Tarantino (1992) Una tavola calda americana qualsiasi. Attorno al tavolo fa colazione un gruppo di uomini particolarmente ben vestiti. Abiti neri e cravatta. In realtà a pensarci bene sembrano quasi in divisa. Potrebbero essere impiegati in pausa. La prima voce che si sente è quella di Tarantino stesso. Il personaggio che interpreta sta parlando di Madonna. In particolare riflette sul significato della prima hit più famosa della cantante, Like a Virgin. Ognuno dice la propria, le voci si accavallano, si perde il punto della conversazione e poi si ritorna al fulcro. Di che parla Like a Virgin? Quentin Mr. Brown Tarantino non ha alcun dubbio. Parla di una ragazza disinibita che è stata con una marea di uomini finché non incontra uno con le dimensioni del pene simili a John Holmes. A quel punto la ragazza prova le stesse sensazioni di quando era ancora una verginella. La conclusione è che la canzone di Madonna non è altro che una “metafora della fava grossa”. Tra dispute sulle mance e riflessioni sul lavoro delle cameriere gli uomini escono dalla
FILMAMO AWARDS BEST FILMS 2024: LA MARATONA VIDEO DI TUTTI I FILM VINCITORI
E' trascorso meno di un mese da quando i nostri “Filmamo Awards" sono terminati ma l'evento non è ancora giunto a conclusione.Nei commenti all'articolo relativo alla manifestazione avevo scritto che era in progetto la realizzazione di uno “Speciale 2024” in cui alcune Top Voices avrebbero riassunto gli “Awards” tramite un video. Dalle parole siamo passati ai fatti e il suddetto video è diventato una realtà ben oltre quello che immaginavamo… Con una lunga maratona durata circa 4 ore e mezza, 3 giurati hanno discusso e riassunto il meglio di ogni singola categoria, esprimendo il loro parere senza timidezza, senza peli sulla lingua ma, al tempo stesso, motivandolo in maniera esaustiva. Il video inerente la rassegna dei vari finalisti e vincitori, per ovvi motivi pratici, è stata suddiviso in 4 video della durata media di 1 ora e per facilitare al massimo la fruibilità da parte del pubblico, per ogni video, dall'inizio alla fine, viene mostrata la categoria di cui stiamo parlando e le locandine dei vari film che commentiamo, questo al fine di permettere ad ogni spettatore di saltare a piè pari tutte quelle parti ritenute di scarso interesse personale. PARTE 1 di 4Pubblicato il primo video che affronta le seguenti categorie: “Best Comedy”, “Best Italian”, “Best Action” e la prima parte della “Best Sci-Fi”: PARTE 2 di 4Pubblicato il secondo video inerente le seguenti categorie: “Best Sci-Fi (seconda parte)”, “Best Animation”, “Best Thriller” e “Best Drama (prima parte)”:PARTE 3 di 4Pubblicato il terzo video inerente le seguenti categorie: Best Drama (seconda parte)", “Best Horror”, “Best Not distributed” e “Best Film (prima parte)”: Nei giorni successivi sarà pubblicata la parte conclusiva:Parte 4 di 4 concluderà la rassegna con la seconda parte della “Best Film” e la “Best Director”, terminando con le conclusioni e i saluti da parte dei 3 giurati.
I MIGLIORI HORROR CHE PARLANO DI RELIGIONE: QUANDO IL TERRORE DIVENTA ERESIA
Religione e orrore sono due facce della stessa medaglia: entrambi parlano di fede, di forze invisibili e di ciò che si cela oltre la nostra comprensione. Se la prima promette salvezza, il secondo insinua il dubbio, trasformando il sacro in qualcosa di oscuro e inquietante. Da sempre, il cinema horror ha sfruttato questo contrasto, dando vita a storie in cui la spiritualità si intreccia con il terrore, tra possessioni demoniache, sette fanatiche e crisi di fede dai risvolti spaventosi.In questa selezione, esploriamo i migliori horror che parlano di religione, sei film che hanno saputo declinare l’orrore religioso in modi unici, portandoci faccia a faccia con le nostre paure più profonde. L'esorcista (1973) Se c’è un film che ha definito il sottogenere dell’horror religioso, è senza dubbio L'esorcista di William Friedkin. Basato sull’omonimo romanzo di William Peter Blatty (che ne scrisse anche la sceneggiatura), il film racconta la terrificante possessione della dodicenne Regan MacNeil (Linda Blair) e il disperato tentativo della madre (Ellen Burstyn) di salvarla con l’aiuto dei sacerdoti Padre Karras (Jason Miller) e Padre Merrin (Max von Sydow). La pellicola colpisce per la sua crudezza: Friedkin adottò un approccio quasi documentaristico, rendendo l’orrore più tangibile e realistico. Il contrasto tra il sacro e il profano è devastante, con scene ormai iconiche che hanno letteralmente scioccato il pubblico dell’epoca (come il crocifisso usato in modo blasfemo). Ma L'esorcista è più di un semplice horror, è un’opera sulla crisi di fede, sul senso di colpa e sul sacrificio e, ancora oggi, resta una delle pellicole più spaventose e influenti di sempre. The Witch (2015)Robert Eggers, con il suo The Witch, ci porta nel New England del 1630, in una comunità profondamente religiosa che crede nel peccato originale e nella presenza costante del demonio. La storia segue una famiglia di coloni inglesi
75° FESTIVAL INTERNAZIONALE DI BERLINO - BERLINALE 2025
Dal 13 al 23 febbraio, il cielo sopra Berlino si tinge di un arcobaleno di film. Anche quest'anno si rinnova l'appuntamento (l'edizione è la numero 75) con uno dei grandi festival internazionali di cinema del vecchio continente. Da sempre, il meno glamour dei tre maggiori (con Cannes e Venezia) ma anche quello da cui emergono solitamente opere e temi non banali e di grande impatto emotivo. La giuria sarà guidata dal regista Todd Haynes ("Velvet Goldmine", "Io non sono qui") ed avrà altri nomi di spicco, tra cui Maria Schrader (autrice de "Il corsetto dell’imperatrice") e Bina Daigeler (costumista per "Tár" e "La stanza accanto"). L'orso d'oro onorario verrà consegnato durante la cerimonia di apertura a Tilda Swinton, vista recentemente nel film di Pedro Almodovar, vincitore della scorsa edizione della Mostra del cinema di Venezia.Le sezioni di quest'anno sono sei, ognuna con film che promettono, già dai nomi, grande qualità e alcuni che saranno, inevitabilmente, le nuove scoperte.Fra i titoli di rilievo spiccano certamente i nomi di Richard Linklater (che in "Blue Moon" ha riunito Ethan Hawke, Margaret Qualley e Andrew Scott), Michel Franco (che ritrova Jessica Chastain in "Dreams") e Bong Joon-ho (presente nella sezione Perspectives con "Mickey 17", con un "multiplo" Robert Pattinson). Altre attese importanti sono per il titolo d’apertura "The Light" di Tom Tykwer, per Justin Kurzel ("The Order", visto lo scorso anno a Venezia) con il nuovo "The Narrow Road to the Deep North" (con Jacob Elordi) e per il rumeno Radu Jude, che vinse nel 2021 con "Sesso sfortunato o follie porno", e che presenterà quest'anno "Kontinental ’25".Da segnalare anche la premiere tedesca di "A complete unknown", il film di James Mangold sulla vita di Bob Dylan, interpretato da Timothée Chalamet.Sul fronte degli esordi, il primo film dell’autrice teatrale Rebecca Lenkiewicz ("Hot Milk") e
27 VOLTE IN BIANCO: LA COMMEDIA CHE CELEBRA L’AMORE IN TUTTE LE SUE FORME
Cari lettori, benvenuti e bentornati al nuovo appuntamento con la rubrica “Cuori sullo schermo”. Ci siamo lasciati alle spalle le vacanze natalizie e i film a tema che ci hanno fatto compagnia, e, come si dice in gergo televisivo, ora torniamo alla nostra regolare programmazione.Desidero inaugurare questa nuova “Season Of Love” con un film che sono sicura essere nella classifica degli appassionati di Rom-Com come la sottoscritta e che, dalla sua uscita nel 2008, ci ha fatto ridere e sognare, ci ha fatto innamorare di quella che io definisco la Meg Ryan degli anni 2000, la bellissima Katherine Heigl…e ci ha fatto riflettere sugli spazi degli arredi delle case americane. Oggi vi parlo di “27 Volte In Bianco” (“27 Dresses”).Le Rom-Com con protagonista la Heigl hanno accompagnato i miei anni 2000. Attrice che ho personalmente sempre adorato, la cui bellezza è pari al suo talento, in quegli anni cavalcava l’onda del successo globale. Gli amanti delle Serie TV l’hanno sicuramente scoperta grazie a “Grey’s Anatomy”, ma i miei coetanei forse la ricorderanno in uno dei suoi primi ruoli cinematografici, accanto a Gérard Depardieu, nella commedia “Ma Dov’è Andata La Mia Bambina” del 1994, per poi ritrovarla qualche anno dopo sul piccolo schermo, nella Serie Tv “Roswell” del 1999. Era evidente ai più, che la Heigl avesse il famoso “X Factor”, possedendo davvero tutto ciò che serviva per essere consacrata come la nuova “American Sweetheart”. Ma, purtroppo alcune scelte discutibili e conflitti pubblici hanno penalizzato la sua carriera. Nonostante ciò, a noi appassionati rimangono film deliziosi come “27 Volte In Bianco” , che ci ricordano il motivo per cui ci siamo innamorati di Katherine Heigl e del genere delle commedie romantiche. Questo film, con la sua leggerezza, il suo humor e il suo cuore, ci invita a credere che l’amore può
VERMIGLIO - DI MAURA DELPERO
Il film di Maura Delpero colpisce come un violento richiamo alla tragedia greca, un'eco di Euripide nel cuore delle Dolomiti.La figura di Cesare, maestro, marito e padre, risuona come quella di un sovrano dell’Egeo: implacabile, ma non irreprensibile, domina una famiglia in cui le donne si ergono a protagoniste di un dramma universale. Lucia, vittima ignara di un destino crudele, sua madre, che accusa il marito di non averle mai portato un fiore dopo ciascun parto, e Ada, la sorella cui viene precluso il futuro nonostante i buoni risultati a scuola, danno vita a un microcosmo femminile carico di forza e dolore. Come Medea, denunciano con il loro silenzio e le loro scelte la durezza del patriarcato: "Noi donne dobbiamo prendere un marito che sarà il padrone della nostra persona senza sapere se costui sarà buono o cattivo." L'accostamento tra i due antipodi geografici dell'Italia – il Trentino e la Sicilia – e la tragedia della guerra ("che inebetisce per sempre i superstiti") amplificano il dramma. Persino Cesare, in un raro momento di saggezza, si oppone al giudizio sui disertori: "Se disertassero tutti, non ci sarebbero guerre."Eppure, il film non giudica. Non vi sono eroi né carnefici, ma solo esseri umani intrappolati nelle loro fragilità. Forse c’è speranza, per un mondo non necessariamente migliore, ma diverso. E in questa diversità, sta tutta la modernità di "Vermiglio".
FILMAMO PODCAST : INTERVISTA AL REGISTA EDGARDO PISTONE
FilmAmo PODCAST 🎙️ Linda Simeone intervista il Regista Edgardo Pistone “Ciao Bambino”Diretto da Edgardo Pistone, Miglior Opera Prima alla Festa del Cinema di Roma e vincitore del Premio della Critica al Tallin Black Night Film Festival Distribuzione a cura di Filmclub Distribuzione by Minerva Pictures Esce nelle sale dal 23 gennaio 2025, distribuito da Filmclub Distribuzione by Minerva Pictures, “Ciao Bambino” opera prima di Edgardo Pistone prodotto da Bronx Film, Anemone Film, Mosaicon Film, Minerva Pictures Group e realizzata con il sostegno del Mic – Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo e Regione Campania – Fondo Cinema e Audiovisivo, in collaborazione con Film Commission Regione Campania. Presentato in anteprima nella sezione Freestyle della Festa del Cinema di Roma 2024, dove ha vinto ex aequo (giuria presieduta dalla regista e sceneggiatrice Francesca Comencini) il Premio Miglior Opera Prima, “Ciao Bambino” ha già avviato un tour in vari festival nazionali e internazionali, collezionando prestigiosi premi, tra cui il Premio Speciale della Giuria al Tallinn Black Nights Film Festival 2024 nella categoria Concorso Opere Prime e la Menzione Speciale nella sezione Spazio Campania al Laceno d’Oro International Film Festival. Il film, per cui è stato scelto il bianco e nero tipico del realismo che rende universali i sentimenti raccontati, è scritto e sceneggiato dallo stesso regista con Ivan Ferone e vanta nel cast giovani attori scelti dopo un lungo e faticoso street casting come Marco Adamo, Anastasia Kaletchuk, Luciano Pistone, Pasquale Esposito, Salvatore Pelliccia, Sergio Minucci, Luciano Gigante, Attilio Peluso, Antonio Cirillo e Rosalia Zinno. Sul finire dell’estate dei suoi diciannove anni, Attilio, un ragazzo che vive in un rione Popolare di Napoli, viene incaricato di proteggere una giovane prostituta dell’Est. Senza poterlo ammettere apertamente, se ne innamora. Quando, però, il padre esce dal carcere ed è costretto a ripagare
FILMAMO AWARDS: I TOP VOICES SCELGONO I MIGLIORI FILM DEL 2024.
Filmamo è diventata, nell'anno appena trascorso, una realtà conosciuta a livello nazionale che negli ultimi tempi si sta facendo apprezzare anche all'estero.Merito di questa crescita costante come numero di utenti, di traffico e di contenuti è unicamente degli utenti che, pian piano, hanno iniziato a credere che dietro a questo progetto c'è tanta passione unita a tantissimo lavoro e per tale motivo hanno cominciato, in maniera del tutto spontanea, ad arricchire il database di recensioni presenti nella piattaforma. Il 2025 sarà un anno cruciale per tutti noi perché ci stiamo preparando ad un balzo verso l'alto che porterà Filmamo a diventare qualcosa di più ampio e completo rispetto alla realtà attuale. Una delle novità è costituita dalla I edizione dei "Filmamo Awards" dove i “Top Voices” si sono uniti in una sorta di “giuria” fornendo ognuno le proprie preferenze al fine di arrivare a determinare dei vincitori in ben 10 categorie. In realtà le categorie sono 11 ma l'ultima è stata volutamente istituita non per fornire un vincitore, quanto per dare consigli agli operatori del settore di cercare di distribuire nel mercato nazionale (sala, home-video e/o streaming) dei film che sono stati reputati decisamente interessanti dai "giurati". Per procedere in modo sufficientemente serio abbiamo adottato un regolamento interno che prevede due regole fondamentali: sono stati presi in considerazione tutti i film usciti dal 1 gennaio al 31 dicembre e, in aggiunta, che quest'ultimi siano stati distribuiti sul territorio nazionale in qualsiasi modo.La prima categoria è la “Best Film” dove verrà premiata la pellicola ritenuta maggiormente attraente ed interessante senza fare distinzioni tra film nazionali o esteri, prescindendo da qualsiasi forma di fruizione (dalla sala allo streaming passando per l'home-video).La seconda categoria è la "Best Director” dove verrà indicato il regista il cui lavoro è stato indicato come quello più incisivo
SGUARDI DAL MONDO: JACQUES AUDIARD
Figlio d'arte, prima di sedersi sulla sedia del regista ha fatto il montatore e lo sceneggiatore. Insomma Audiard è un uomo che respira cinema da tutta la vita e col passare del tenpo i risultati si sono visti diventando uno degli autori più ecclettici del panorama francese. Esordisce nel 1994 con Regard les hommes tomber immediatamente selezionato per il Festival di Cannes in una sezione collaterale e protagonista dei Premi Cesar. Prime prove di thriller e poliziesco e collaborazione con Trentignant e Kassovitz. Nel 1996 arriva il primo concorso a Cannes e il primo premio. Un heros tres discret porta a casa il premio per la Miglior sceneggiatura ed è proprio un'opera che parla di racconto, di capacità affabulatorie che sanno nascondere bugie. Forse uno dei suoi film meno riusciti, ma che mette in evidenza la sua capacità di aggirarsi tra i generi. Torna nel 2001 con Sulle mie labbra, film che lo porta al grande pubblico. Un thriller teso che esce dagli schemi parlando di disabilità, di pregiudicati e di un riscatto non propriamente canonico. Protagonisti Vincent Cassell e una straordinaria Emmanuelle Devos che si muovono ai margini della società francese. Nel 2005 porta al Festival di Berlino De battre mon coeur s'arrêté (scusatemi, ma trovo completamente errato quello scelto dalla distribuzione italiana Tutti i battiti del mio cuore). Il racconto di un uomo che in tenera età è costretto ad abbandonare la musica, ma che la riscopre con un insegnante vietnamita che non parla francese è travolgente. In piena controtendenza è il remake di un film statunitense, ma Audiard affina la sua regia e il suo stile e ben lo incastona nella società francese. Un piccolo gioiellino poco conosciuto. Il profeta è il film che lo rende grande in tutto il mondo. La sua corsa parte da Cannes
IL DIARIO DI BRIDGET JONES: LA COMMEDIA ROMANTICA CHE CI FA SENTIRE MENO SOLI
Cari lettori, benvenuti e bentornati al nuovo appuntamento con la rubrica “Cinema sotto l'albero”. Siamo giunti all’ultimo appuntamento di quest’anno di questa nuova rubrica nata per caso, ma che tante soddisfazioni ed emozioni mi ha donato, e il merito più grande di tutto questo va naturalmente a tutti coloro che hanno seguito, letto, commentato, o hanno lasciato un like. Grazie di cuore, davvero. L’ultimo film che ho scelto è forse quello che ha davvero, ma davvero tutti gli ingredienti che lo rendono il film natalizio perfetto, soprattutto per gli amanti della combo “Christmas - Rom-Com”, anche se, questo non è decisamente il canonico film di questo filone. Una pellicola che è un inno allo zitellaggio coatto, ma il cui sottotesto è esattamente l’opposto, un film dove ognunA di noi si è in qualche modo identificata ad un certo punto della vita. Il vero cavallo di battaglia della meravigliosa Renée Zellweger: Il Diario di Bridget Jones (Bridget Jones’s Diary). Sfido chiunque, davvero chiunque, a negare di aver vissuto almeno una volta nella vita un momento “Alla Bridget Jones”. Magari avete fatto una figuraccia epica davanti a colleghi o amici, avete inviato un messaggio al destinatario sbagliato, oppure avete vissuto un appuntamento romantico che è finito in un disastro totale. O forse, vi siete innamorati della persona meno adatta, quella che tutti vi avevano sconsigliato, ma a cui non avete saputo resistere. In fondo, le disavventure di Bridget sono universali, e ognuno di noi può ritrovarsi in quelle piccole grandi tragedie quotidiane che, col senno di poi, fanno anche un po’ sorridere. La nostra cara Bridget nasce dalla penna di Helen Fielding, per poi trovare la vera consacrazione nella trasposizione cinematografica del 2001, con la regia di Sharon Maguire. Il successo del primo capitolo ha portato alla realizzazione di “Che pasticcio, Bridget