Novità Film e Serie Tv

Random reviews

Recensione di   La Prof Dell' Horror La Prof Dell' Horror

The Collection

(Film, 2012)

Seguito di The Collector, diretto sempre da Marcus Dunstan. Avevamo lasciato Arkin, (Josh Stewart), rapito dal famigerato killer mascherato. Lo ritroviamo rinchiuso in quella scatola, liberato da Elena, una ragazza che, recatasi a una festa segreta, dopo un litigio si allontana e finisce proprio in quella stanza. La liberazione innesca un meccanismo micidiale, pronto a evolversi in un massacro fatale. Elena riesce a scamparla, ma finisce per essere la nuova prigioniera del collezionista, mentre Arkin, fugge, ma verrà rintracciato da un gruppo di mercenari al soldo del padre della ragazza, che lo obbligheranno ad aiutarli per scovare il nascondiglio del malfattore.Rispetto al primo capitolo, molto ricco di tensione, qui viene dato ben più spazio a un gore esagerato, incappando credo volutamente in una mancanza di logica reale, che tuttavia, non è poi così male. Dunstan, autore di alcuni script di Saw, lo omaggia con trappole squisitamente deliranti, e strizza l'occhio a Hellraiser con un'atmosfera surreale e con la maschera in pelle del villain stile cenobita. Un pelo inferiore a The Collector, però, grazie all'ottimo splatter, la visione risulta comunque soddisfacente per chi, come me, è amante di una sublime violenza esagerata, e anche un po'amplificata.

Recensione di   Giovanni Varuni Giovanni Varuni

Siccità

(Film, 2022)

Bello nella intenzione di sensibilizzare ad una condizione idrica che rischiamo di vivere sul serio. Tuttavia, il film è lento e senza trama.

Recensione di   Cristina Andreotti Cristina Andreotti

Tutto il mio folle amore

(Film, 2019)

Un road movie leggero ma intenso che tratta uno dei problemi più gravi per un genitore, la diversità mentale.Il sentimento predominante del film è l'amore, che riesce ad uscire e a fluire libero sia nel rapporto padre/figlio che negli altri personaggi che fanno da cornice in questa storia.Una delle frasi:La felicità, purtroppo, non è un diritto, è un colpo di culo! Mio voto personale 9

Recensione di   Ruben Maria Soriquez Ruben Maria Soriquez

Parasite

(Film, 2019)

Bong Joon Ho da una splendida lezione di filmmaking con questo fantastico film con uno storytelling eccezionale. Un raro pezzo di bravura. Questo film non puo' essere incasellato in un unico genre perche' allo stesso tempo e' commedia, tragedia, crime, horror, satira sociale, il che lo rende, appunto, indefinibile. Un film che trascende le barriere linguistiche perche' tratta di dinamiche e tendenze sociali universali quali la lotta di classe, trattate con intelligente ed acuto umorismo. Parassita: ma chi? La famiglia ricca o quella povera? Una regia sapiente ed irriverente, un production design impeccabile, prove attoriali notevoli plasmano questo film che e' un capolavoro da qualunque punto di vista lo si guardi.

Recensione di   Antonella Antonella

Sexocracy: The man of Bunga Bunga

(Film, 2012)

Film documentario estremamente interessante del 2012, nel quale Lele Mora si racconta e ci racconta del tristemente worlwide noto Bunga Bunga. Idea vincente la narrazione strabordante dell'agente dello spettacolo che si alterna a quella semplice e composta di una ragazza filippina, creando un forte contrasto di valori e di idee. Scene di repertorio con provini di aspiranti starlette, che si dichiarano disposte a tutto pur di raggiungere il successo, si alternano ad installazioni viventi di donne avvolte nel cellophane, bellissima carne ammucchiata ad arte in un bidone della spazzatura...immagini irritanti che rimangono fortemente impresse, simbolo della mercificazione del corpo della donna. Mala tempora currunt...

Recensione di   Peppe Divergent Peppe Divergent

Closer

(Film, 2004)

Il cast è la cosa più azzeccata di questo film…. Una giovanissima ma già smaliziata Natalie Portman, un giovane ed intenso Jude Law, Clive Owen bravo ma sacrificato nei panni di un dermatologo che definire stupido, grossolano ed immaturo è un complimento ed una Julia Roberts che nonostante tutto brilla e risalta per talento, espressività e intensità. Il film si fa guardare ma solo grazie alla bravura del cast, mentre la storia non poteva essere più insipida ed adolescenziale, costruita male, raccontata peggio…. Il ritratto del genere maschile ne esce enormemente sminuito e banalizzato, roba da pub londinese di quarta fascia dopo una notevole serie di pinte tra compagni di bevute 🍻🍻🍻🍻🍻🍻 Anche no!

Recensione di   Nikolaj Caruso Nikolaj Caruso

Suits

(Serie TV, 2011)

SUITS is a sharp, witty, and sophisticated series that’s both timely and immensely entertaining. Its premiere delivered a solid hour-long episode, establishing well-defined characters, opening doors for intriguing storylines, and showcasing a stellar cast. It’s a refreshing addition to TV, offering something different from the usual crime dramas dominating the landscape. The show centers on a high-powered New York law firm led by Jessica Pearson (Gina Torres), with her top lawyers, the egotistical but brilliant Harvey Specter (Gabriel Macht) and the control-obsessed Louis Litt (Rick Hoffman). Supporting them are the quick-witted secretary Donna (Sarah Rafferty), the ambitious paralegal Rachel (Meghan Markle), and newcomer Mike Ross (Patrick J. Adams). Mike, a college dropout with a photographic memory, stumbles into a job as Harvey’s associate despite his unconventional background, creating a dynamic and compelling partnership. The writing by Aaron Korsh and Sean Jablonski is sharp, witty, and refreshingly free of clichés, bringing depth and personality to the characters. The direction (Kevin Bray and John Scott) ensures excellent pacing, while the stunning cinematography gives the series a polished, cinematic feel. The cast shines in every scene, particularly Patrick J. Adams and Gabriel Macht, who bring unique dimensions to their characters and offer a fresh take on the legal drama genre. With its clever dialogue, engaging characters, and high production value, SUITS has all the ingredients to become a major hit. It’s a standout series that promises to captivate audiences as it evolves.

Recensione di   Mirella Battaglia Mirella Battaglia

Lamb

(Film, 2021)

Questo esordio alla regia ha dell'incredibile, nei più svariati significati. Eppure ti porta a credere, ad avere fede. Maria e Ingvar sono moglie e marito, una famiglia dedita all'agricoltura e alla cura del proprio gregge. Sono persone colte, con un sentimento profondo. Nonostante questo non realizzano lo stravolgimento della natura e delle sue leggi.Lamb è un film Islandese (coproduzione in realtà) diviso in capitoli, pienamente intriso della magia dei luoghi , delle sue leggende e del suo folklore che ti tiene in costante tensione , consapevoli della minaccia che tutto regola e sovrasta.E niente, l'ho amato tantissimo. Come spesso mi succede coi film nordici.

Recensione di   Epiff Epiff

Il cavaliere oscuro

(Film, 2008)

Un eccellente film che mostra come anche film derivati dai comic-books, possono trasfigurare storie sapute, risapute ed anche banali, se adattati per lo schermo da filmmakers del calibro di Christopher Nolan. I quali, ovviamente, portano "on board" il meglio degli artisti della settima arte. Dagli attori, al regista ed al direttore della fotografia, dagli sceneggiatori (Nolan stesso insime al fratello Jonathan) agli scenografi, dagli executive producers ai compositori (l'eccelso Zimmer in questo caso), tutto concorre a rendere il Batman di Nolan un capolavoro che va aldila' delle sue origini fino a diventare un dramma avvincente e coinvolgente degno di una tragedia Greca, dove il confine tra il bene ed il male non e' poi cosi' nettamente delineato (come invece lo e' nella maggior parte dei film su super-eroi). Questo film e' impreziosito dalla grande prova attoriale di Heath Ledger (la quale gli e' valsa un Oscar, post-mortem purtroppo), potente e visionaria, che ne fa il miglior Joker fino ad ora (senza nulla togliere alla performance di Joaquin Phoenix). Un Joker tanto geniale quanto malvagio (la cui malvagita' e' pero' giustificata dai terrificanti traumi infantili) che per tutto l'arco del film pone le "forze del bene" con Batman in primis, di fronte a difficili dilemmi di natura prettamente etica che sfociano nella tragedia finale. "Il Cavaliere Oscuro" e' di gran lunga il migliore dell'eccezionale trilogia di Nolan (che includono Batman Begins del 2005 e The Dark Knight Rises del 2012) che scava nelle nostre paure profonde, nelle emozioni piu' potenti e mette a nudo le ragioni recondite che portano l'eroe a conseguire il bene e l'anti-eroe il male (seppur ripeto mai delineandone cosi' nettamente i confini). Un film che va rivisto piu' volte per godere delle sue finezze, per gustare a fondo la magistrale caratterizzazione di personaggi che tutti (o quasi)

Recensione di   Emiliano Baglio Emiliano Baglio

Miséricorde

(Film, 2024)

L’uomo del bosco. Jérémie (Félix Kysyl), torna dopo anni nel suo paese natale per il funerale del fornaio locale.Appena entra nella stanza dove ci sono la moglie Martine (Catherine Frot) ed il figlio Vincent (Jean-Baptiste Durand) l’aria si carica di elettricità.La stessa che attraversa gli incontri tra Jérémie ed un vecchio conoscente, Walter (David Ayala).È chiaro che nel passato è successo qualcosa, che sospettiamo torbido ed ambiguo.Ci chiediamo quale segreto leghi i personaggi e quale fosse la vera natura del rapporto tra il protagonista ed il fornaio morto; visto che ogni notte Jérémie ne spia le foto sull’album di famiglia e Martine gli chiede se lo ama ancora.C’è una tensione perfetta, carica di sensualità ed erotismo; la stesso che fa sì che le lotte tra Jérémie e Vincent sembrino altrettanti amplessi.Aspettiamo da un momento all’altro una rivelazione ma poi, improvvisamente, accade qualcosa; impossibile dire di più, e L’uomo del bosco cambia direzione.Il nuovo film di Alain Guiraudie attraversa i generi cambiando continuamente pelle.Ora è un dramma, ora un thriller appassionante sino a trasformarsi quasi in una commedia.La sceneggiatura è un congegno perfetto; i dialoghi sono sempre carichi di ambiguità e si svolgono sul filo sottile del doppio senso e del non detto.Tutti sembrano sapere la verità e tutti mentono.Le confessioni si susseguono sino a quella di Padre Philippe (Jacques Develay) a Jérémie, tutta giocata sul lasciar intendere, un vero e proprio pezzo da manuale della scrittura cinematografica.Lo spettatore si ritrova avviluppato sempre più in una ragnatela di menzogne che crescono come una valanga sino a raggiungere una dimensione talmente grottesca da strappare più volte la risata.Irrompono persino sulla scena una coppia di poliziotti, uno dei quali di notte fa visita a Jérémie sperando di farlo parlare nel sonno.L’atmosfera diventa sempre più irreale e sembra quasi di essere capitati in un

Recensione di   Rael70 Rael70

Survive

(Film, 2024)

Il regista francese Frederic Jardin ha già una notevole esperienza sia come regista cinematografico che televisivo e anche come sceneggiatore.Nel 2024 esce il suo nuovo lavoro intitolato “Survive” interpretato da Andreas Pietschmann (divenuto noto con la serie “Dark” e successivamente con “1899”), dall'esordiente Lisa Delmar, da Emilie Dequenne e Lucas Ebel. Nel 2003 uscì “The Core”, un film di Jon Amiel che si basava sul fermarsi del campo magnetico terrestre che, a sua volta, causava una serie di fenomeni naturali estremamente distruttivi. La storia di “Survive” non si discosta molto ma questa volta l'evento risulta addirittura apocalittico.Siamo ai giorni nostri, al largo del Mar dei Caraibi, dove in uno yacht c'è una famiglia composta dal papà Tom (Pietschmann) oceanografo, dalla mamma Julia (Dequenne) medico e dai figli Cassie (Delamar) e Ben (Ebel) che si stanno rilassando in una giornata di vacanza.Tutto sembra andare serenamente tranne nel momento in cui Julia si tuffa per fare un bagno e allontanandosi dalla barca viene trascinata da una misteriosa ed inattesa corrente che rischia di farla annegare ma, fortunatamente, la famiglia interviene e riesce a salvarla.La sera lo spettatore scopre perché hanno deciso di trascorrere una giornata in mezzo all'Oceano: è il compleanno di Ben che compie 13 anni e la famiglia ha voluto fare una sorpresa al ragazzo.Dopo la cena, lo yacht viene spostato dal passaggio di alcune balene ma papà Tom tranquillizza tutti dicendo che i cetacei si orientano con il campo magnetico terrestre ma, spesso, a causa di forti tempeste, vengono disorientate e si dirigono verso la terra ferma, è un fenomeno naturale che non deve in alcun modo preoccupare.Successivamente, sempre nella stessa notte, a qualche chilometro di distanza dalla barca, precipita quello che sembra essere un piccolo meteorite e il fenomeno, per quanto insolito, non preoccupa più di tanto la

Recensione di   Merlida S. Merlida S.

65 - Fuga dalla Terra

(Film, 2023)

“65 - Fuga dalla Terra” è un film che riesce a combinare azione adrenalinica e una profonda esplorazione dei legami umani. Diretto da Scott Beck e Bryan Woods, la pellicola segue la storia di Mills, un pilota spaziale interpretato da Adam Driver, che si ritrova bloccato sulla Terra preistorica dopo un incidente. In questo contesto, Mills incontra Koa, una giovane ragazza che diventa la sua compagna di avventure.Una delle qualità più affascinanti del film è la costruzione del rapporto tra Mills e Koa. La loro interazione è il cuore pulsante della storia, offrendo momenti di vulnerabilità e connessione autentica. Mills, inizialmente un uomo segnato dal dolore e dalla solitudine, trova in Koa una fonte di speranza e motivazione. La giovane, interpretata da Ariana Greenblatt, rappresenta l'innocenza e la resilienza, portando un equilibrio emotivo a un mondo altrimenti spietato.La dinamica tra i due personaggi è splendidamente sviluppata; mentre inizialmente si trovano in una situazione di emergenza, il loro legame si evolve in una sorta di partnership, in cui entrambi si sostengono a vicenda. Le scene in cui condividono storie e momenti di tenerezza sono tra le più toccanti del film, dimostrando che anche nei contesti più estremi l’umanità può prevalere.Visivamente, "65" è un ottimo film. Gli effetti speciali e la rappresentazione del mondo preistorico sono di alta qualità, rendendo credibili le minacce rappresentate dai dinosauri e dalle insidie naturali. Ogni sequenza d’azione è ben coreografata, mantenendo alta la tensione e coinvolgendo lo spettatore.Per concludere quest' opera è più di un semplice film di fantascienza; è una storia di legami, sopravvivenza e riscoperta di sé. Il rapporto tra Mills e Koa è al centro della narrazione, portando un calore umano a un contesto altrimenti ostile. Con una trama avvincente, ottimi effetti visivi e una profonda caratterizzazione dei personaggi, il film riesce ad

Film Lovers Activities

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Filmamo Festival & Friends

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Filmamo Friends :-) FILMAMO PODCAST : INTERVISTA AL REGISTA EDGARDO PISTONE

FILMAMO PODCAST : INTERVISTA AL REGISTA EDGARDO PISTONE

FilmAmo PODCAST 🎙️ Linda Simeone intervista il Regista Edgardo Pistone “Ciao Bambino”Diretto da Edgardo Pistone, Miglior Opera Prima alla Festa del Cinema di Roma e vincitore del Premio della Critica al Tallin Black Night Film Festival Distribuzione a cura di Filmclub Distribuzione by Minerva Pictures Esce nelle sale dal 23 gennaio 2025, distribuito da Filmclub Distribuzione by Minerva Pictures, “Ciao Bambino” opera prima di Edgardo Pistone prodotto da Bronx Film, Anemone Film, Mosaicon Film, Minerva Pictures Group e realizzata con il sostegno del Mic – Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo e Regione Campania – Fondo Cinema e Audiovisivo, in collaborazione con Film Commission Regione Campania. Presentato in anteprima nella sezione Freestyle della Festa del Cinema di Roma 2024, dove ha vinto ex aequo (giuria presieduta dalla regista e sceneggiatrice Francesca Comencini) il Premio Miglior Opera Prima, “Ciao Bambino” ha già avviato un tour in vari festival nazionali e internazionali, collezionando prestigiosi premi, tra cui il Premio Speciale della Giuria al Tallinn Black Nights Film Festival 2024 nella categoria Concorso Opere Prime e la Menzione Speciale nella sezione Spazio Campania al Laceno d’Oro International Film Festival. Il film, per cui è stato scelto il bianco e nero tipico del realismo che rende universali i sentimenti raccontati, è scritto e sceneggiato dallo stesso regista con Ivan Ferone e vanta nel cast giovani attori scelti dopo un lungo e faticoso street casting come Marco Adamo, Anastasia Kaletchuk, Luciano Pistone, Pasquale Esposito, Salvatore Pelliccia, Sergio Minucci, Luciano Gigante, Attilio Peluso, Antonio Cirillo e Rosalia Zinno. Sul finire dell’estate dei suoi diciannove anni, Attilio, un ragazzo che vive in un rione Popolare di Napoli, viene incaricato di proteggere una giovane prostituta dell’Est. Senza poterlo ammettere apertamente, se ne innamora. Quando, però, il padre esce dal carcere ed è costretto a ripagare

Rael70 FILMAMO AWARDS: I TOP VOICES SCELGONO I MIGLIORI FILM DEL 2024.

FILMAMO AWARDS: I TOP VOICES SCELGONO I MIGLIORI FILM DEL 2024.

Filmamo è diventata, nell'anno appena trascorso, una realtà conosciuta a livello nazionale che negli ultimi tempi si sta facendo apprezzare anche all'estero.Merito di questa crescita costante come numero di utenti, di traffico e di contenuti è unicamente degli utenti che, pian piano, hanno iniziato a credere che dietro a questo progetto c'è tanta passione unita a tantissimo lavoro e per tale motivo hanno cominciato, in maniera del tutto spontanea, ad arricchire il database di recensioni presenti nella piattaforma. Il 2025 sarà un anno cruciale per tutti noi perché ci stiamo preparando ad un balzo verso l'alto che porterà Filmamo a diventare qualcosa di più ampio e completo rispetto alla realtà attuale. Una delle novità è costituita dalla I edizione dei "Filmamo Awards" dove i “Top Voices” si sono uniti in una sorta di “giuria” fornendo ognuno le proprie preferenze al fine di arrivare a determinare dei vincitori in ben 10 categorie. In realtà le categorie sono 11 ma l'ultima è stata volutamente istituita non per fornire un vincitore, quanto per dare consigli agli operatori del settore di cercare di distribuire nel mercato nazionale (sala, home-video e/o streaming) dei film che sono stati reputati decisamente interessanti dai "giurati". Per procedere in modo sufficientemente serio abbiamo adottato un regolamento interno che prevede due regole fondamentali: sono stati presi in considerazione tutti i film usciti dal 1 gennaio al 31 dicembre e, in aggiunta, che quest'ultimi siano stati distribuiti sul territorio nazionale in qualsiasi modo.La prima categoria è la “Best Film” dove verrà premiata la pellicola ritenuta maggiormente attraente ed interessante senza fare distinzioni tra film nazionali o esteri, prescindendo da qualsiasi forma di fruizione (dalla sala allo streaming passando per l'home-video).La seconda categoria è la "Best Director” dove verrà indicato il regista il cui lavoro è stato indicato come quello più incisivo

Diego Cineriflessi SGUARDI DAL MONDO: JACQUES AUDIARD

SGUARDI DAL MONDO: JACQUES AUDIARD

Figlio d'arte, prima di sedersi sulla sedia del regista ha fatto il montatore e lo sceneggiatore. Insomma Audiard è un uomo che respira cinema da tutta la vita e col passare del tenpo i risultati si sono visti diventando uno degli autori più ecclettici del panorama francese. Esordisce nel 1994 con Regard les hommes tomber immediatamente selezionato per il Festival di Cannes in una sezione collaterale e protagonista dei Premi Cesar. Prime prove di thriller e poliziesco e collaborazione con Trentignant e Kassovitz. Nel 1996 arriva il primo concorso a Cannes e il primo premio. Un heros tres discret porta a casa il premio per la Miglior sceneggiatura ed è proprio un'opera che parla di racconto, di capacità affabulatorie che sanno nascondere bugie. Forse uno dei suoi film meno riusciti, ma che mette in evidenza la sua capacità di aggirarsi tra i generi. Torna nel 2001 con Sulle mie labbra, film che lo porta al grande pubblico. Un thriller teso che esce dagli schemi parlando di disabilità, di pregiudicati e di un riscatto non propriamente canonico. Protagonisti Vincent Cassell e una straordinaria Emmanuelle Devos che si muovono ai margini della società francese. Nel 2005 porta al Festival di Berlino De battre mon coeur s'arrêté (scusatemi, ma trovo completamente errato quello scelto dalla distribuzione italiana Tutti i battiti del mio cuore). Il racconto di un uomo che in tenera età è costretto ad abbandonare la musica, ma che la riscopre con un insegnante vietnamita che non parla francese è travolgente. In piena controtendenza è il remake di un film statunitense, ma Audiard affina la sua regia e il suo stile e ben lo incastona nella società francese. Un piccolo gioiellino poco conosciuto. Il profeta è il film che lo rende grande in tutto il mondo. La sua corsa parte da Cannes

Valentina IL DIARIO DI BRIDGET JONES: LA COMMEDIA ROMANTICA CHE CI FA SENTIRE MENO SOLI

IL DIARIO DI BRIDGET JONES: LA COMMEDIA ROMANTICA CHE CI FA SENTIRE MENO SOLI

Cari lettori, benvenuti e bentornati al nuovo appuntamento con la rubrica “Cinema sotto l'albero”. Siamo giunti all’ultimo appuntamento di quest’anno di questa nuova rubrica nata per caso, ma che tante soddisfazioni ed emozioni mi ha donato, e il merito più grande di tutto questo va naturalmente a tutti coloro che hanno seguito, letto, commentato, o hanno lasciato un like. Grazie di cuore, davvero. L’ultimo film che ho scelto è forse quello che ha davvero, ma davvero tutti gli ingredienti che lo rendono il film natalizio perfetto, soprattutto per gli amanti della combo “Christmas - Rom-Com”, anche se, questo non è decisamente il canonico film di questo filone. Una pellicola che è un inno allo zitellaggio coatto, ma il cui sottotesto è esattamente l’opposto, un film dove ognunA di noi si è in qualche modo identificata ad un certo punto della vita. Il vero cavallo di battaglia della meravigliosa Renée Zellweger: Il Diario di Bridget Jones (Bridget Jones’s Diary). Sfido chiunque, davvero chiunque, a negare di aver vissuto almeno una volta nella vita un momento “Alla Bridget Jones”. Magari avete fatto una figuraccia epica davanti a colleghi o amici, avete inviato un messaggio al destinatario sbagliato, oppure avete vissuto un appuntamento romantico che è finito in un disastro totale. O forse, vi siete innamorati della persona meno adatta, quella che tutti vi avevano sconsigliato, ma a cui non avete saputo resistere. In fondo, le disavventure di Bridget sono universali, e ognuno di noi può ritrovarsi in quelle piccole grandi tragedie quotidiane che, col senno di poi, fanno anche un po’ sorridere. La nostra cara Bridget nasce dalla penna di Helen Fielding, per poi trovare la vera consacrazione nella trasposizione cinematografica del 2001, con la regia di Sharon Maguire. Il successo del primo capitolo ha portato alla realizzazione di “Che pasticcio, Bridget

Rael70 N.24 - LA SAGA DI

N.24 - LA SAGA DI "ALIEN": STORIA, SIMBOLISMI E CURIOSITÀ (PARTE 15 DI 15: CONCLUSIONI ED OLTRE…).

Siamo arrivati alla fine di questo lungo viaggio dove abbiamo affrontato tutti i temi più importanti, tralasciando volontariamente tutte le relazioni con l’universo di “Predator” con cui, di fatto, la saga è in qualche modo legata.In questa lunga disamina abbiamo visto alternarsi cinque diversi registi con visioni decisamente differenti: lo Scott del 1979 è differente da quello del 2012 e del 2017, la visione di Cameron è diversa da quella di Scott, la visione di Fincher non è mai stata sufficientemente chiara (solo la “Assembly Cut” riesce a mettere un po' d’ordine) e quella di Jeunet sembra anticipare di vent’anni quello a cui giungerà Scott nel 2017 ma con un risultato differente, dal raggiungere un obiettivo puramente militare a quello evoluzionistico nel raggiungere la chimera dell’essere perfetto mentre con Alvarez si è ritornati dalle parti di Cameron facendo i dovuti distinguo.Fulcro dell’intera saga sono gli Xenomorfi (ancor più di Ellen Ripley) visti come simbolo di una forma vivente che ha subito una evoluzione e che si continuerà ad evolvere sempre più trasformandosi da esseri che uccidono solo per l’istinto di farlo ad esseri che uccidono per perpetuare la propria specie dando origine ad ibridazioni sempre più complesse ed evolute.La loro nemesi è simbolicamente costituita dal tenente Ellen Ripley, non un supereroe maschile ma una donna che scopriremo essere una madre che non ha mai potuto davvero vivere il piacere della maternità e della crescita della propria figlia, naturale o adottiva che sia.Una donna quindi privata della sua peculiarità naturale più importante che diventa simbolo dell’intera umanità, una razza che sembra avere come destino il fatto di non riuscire ad evolversi ulteriormente… Dal tenente Ripley alla Dott.ssa Shaw il passo è breve, entrambe donne, entrambe impregnate, entrambe non messe in grado di vivere la loro maternità sebbene per differenti motivazioni.Dall’altra parte

Rael70 N.23 - LA SAGA DI

N.23 - LA SAGA DI "ALIEN": STORIA, SIMBOLISMI E CURIOSITÀ (PARTE 14 DI 15: ALIEN RESURRECTION).

Dopo l’estenuante odissea produttiva di Alien³, la Fox voleva continuare a sfruttare il franchise ma, memore dei fallimenti precedenti, fin da subito decise che la sceneggiatura sarebbe stata redatta da un solo ed unico sceneggiatore e a tal fine fu scelto Joss Whedon.Whedon si era già fatto un nome nel settore in quanto aveva scritto il film “Buffy l’ammazzavampiri” e, precedentemente, aveva revisionato le sceneggiature di “Speed”, “Waterworld” e di “Twister”.Rinnovo l’invito a non procedere oltre se non si è visto il film “Alien³” e il suddetto film. Whedon era un grande fan della saga e l’essere stato scelto per scrivere il nuovo film l’aveva inorgoglito come non mai ma il continuare la storia dopo la morte di Ripley non era affatto semplice, pertanto le soluzioni potevano essere molteplici…La Weaver aveva deciso di abbandonare il personaggio e d’altronde la fine di Alien³ poneva una pietra tombale su Ripley e quindi Whedon iniziò a scrivere la storia senza la presenza dell’iconico personaggio.Quando Whedon arrivò a redigere una storia completa la Fox cambiò idea venendo assalita da un atroce dubbio: davvero un film senza Ripley poteva avere lo stesso successo di quelli precedenti?La casa produttrice iniziò a fare dietrofront e grazie ad un compenso record (11 milioni di $) riuscì a convincere la Weaver a cambiare idea ma a patto che la sceneggiatura fosse stata di suo gradimento.Inizialmente Whedon fù stizzito da questo improvviso cambiamento ma, in seguito, si rese conto che la presenza di Ripley non poteva far altro che rendere la storia ancor più affascinante. Il problema quindi diventava in che modo riportare in vita un personaggio defunto…Whedon escogiterà una soluzione “biologica-molecolare” che riuscirà, contemporaneamente, ad assolvere a due compiti: il ritorno sullo schermo di Ripley e l’avvento di un Ellen molto diversa da quella conosciuta e venerata dal pubblico,

Valentina LOVE ACTUALLY: QUANDO IL NATALE DIVENTA L'OCCASIONE PER RACCONTARE TUTTI I TIPI DI AMORE

LOVE ACTUALLY: QUANDO IL NATALE DIVENTA L'OCCASIONE PER RACCONTARE TUTTI I TIPI DI AMORE

Cari lettori, benvenuti e bentornati al nuovo appuntamento con la rubrica “Cinema sotto l'albero”. Oggi vi parlerò di un film che è stato senza dubbio molto discusso: per i fan è una celebrazione delle diverse forme d’amore, mentre per i detrattori riflette i limiti culturali del suo tempo. Tutto questo e altro ancora è l’inglesissimo Love Actually - L’amore davvero (Love Actually), film del 2003 diretto da Richard Curtis. Quando si parla di film natalizi, Love Actually è un titolo che spunta fuori con la stessa puntualità di una pubblicità di pandoro a novembre. E ciò nonostante, ogni anno, finisco per rivederlo. Forse perché è rassicurante come un maglione di lana che pizzica un po', ma che non riesci a buttare via. Love Actually è una sorta di collage di storie d'amore, ci sono almeno otto trame principali (ho perso il conto a metà), alcune deliziose, altre un po' discutibili. Voglio dire, chi può dimenticare la scena di Andrew Lincoln con i cartelli? Iconica, sì, ma anche un po' inquietante. Se sei il miglior amico dello sposo, forse non dovresti dichiararti alla sposa in quel modo. Non avrei mai pensato di dire una cosa del genere riguardo alla scena che ho amato di più di questo film, ma anche una romanticona come la sottoscritta ha i suoi limiti e crescendo, ho iniziato a trovare il tutto un pelino raccapricciante piuttosto che romantico…e nemmeno troppo natalizio. Hugh Grant che balla per Downing Street, dimostra che essere il Primo Ministro del Regno Unito non ti esenta dall'imbarazzo pubblico. Una scena che, diciamolo, tutti abbiamo cercato di imitare almeno una volta davanti allo specchio.Certo, alcune storie funzionano meglio di altre. Colin Firth che impara il portoghese per amore? Adorabile. Ma il tizio che vola in America per rimorchiare ragazze perché “gli americani adorano

Rael70 N.22 - LA SAGA DI

N.22 - LA SAGA DI "ALIEN": STORIA, SIMBOLISMI E CURIOSITÀ (PARTE 13 DI 15: ALIEN³).

Dopo il successo di “Aliens” era ormai chiaro che la saga degli Xenomorfi e del tenente Ripley aveva ormai piantato le radici nell’immaginario collettivo.La 20th Century Fox iniziava a smaniare per tirare fuori un terzo film ma, nel frattempo, il duo O’ Bannon-Shusett aveva, di fatto, abbandonato il franchise dedicandosi ad altre pellicole (“Tuono Blu”, “Il ritorno dei morti viventi”, “Invaders from Mars”, “Space Vampires”, “Total Recall” e “Screamers”).Toccava quindi alla coppia David Giler/Walter Hill (i fondatori della Brandywine) occuparsi della cosa ma i due non avevano alcuna idea su come proseguire la saga e già dal 1987 la confusione era notevole… Una delle primissime idee era quella di far svolgere il nuovo film sulla Terra: ebbene si, gli Xenomorfi sarebbero arrivati in massa sul nostro pianeta e fondendosi gli uni agli altri avrebbero dato vita ad una enorme creatura xenomorfa (dalle dimensioni simil Godzilla) che avrebbe distrutto New York. Un’altra idea poneva Ripley e la piccola Newt come le uniche sopravvissute della “Sulaco” le quali, arrivando sulla Terra, davano la caccia a uno Xenomorfo nella stessa metropoli di “Blade Runner” (ossia Los Angeles) e per questo motivo fu contattato William Gibson per redigere la sceneggiatura che poteva rappresentare, contemporaneamente, il sequel della saga e quello del film del ’82.La 20th Century Fox però era dell’idea opposta: il pubblico viveva e concepiva la saga come qualcosa di estremamente lontano dalla Terra, una minaccia letale ma che non riguardava il genere umano (ancora eravamo ben lontani da “Prometheus”…). Contemporaneamente, dopo “Aliens”, Sigourney Weaver è ormai diventata una star mondiale e riesce ad ottenere, fatto più unico che raro, la candidatura a miglior attrice protagonista (Gorilla nella nebbia) e non protagonista (Una donna in carriera) nella stessa edizione degli Oscar 1988 (per “Gorilla nella nebbia” vincerà il Golden Globe del 1989) e,

Rael70 N.21 - LA SAGA DI

N.21 - LA SAGA DI "ALIEN": STORIA, SIMBOLISMI E CURIOSITÀ (PARTE 12 DI 15: ALIENS: COLONIAL MARINES).

Continuando ad osservare rigidamente la cronologia narrativa, occorre necessariamente parlare del videogioco “Aliens: Colonial Marines” sviluppato dalla software house Gearbox e pubblicato dalla Sega nel 2013, inerente gli eventi accaduti dopo la fine di “Aliens” e poco prima l’inizio della storia narrata in “Alien³”.Il videogioco risulterà essere un insuccesso anche e soprattutto per il suo travagliato sviluppo che causerà numerose critiche alla grafica e al gameplay (esattamente al contrario di quanto accadrà l’anno successivo con l’”Alien Isolation” della Creative Assembly), ma dal punto di vista squisitamente narrativo spiega molte cose che nel film di Fincher non erano chiare. Come sempre invito a non procedere nella lettura se non si sono visti “Aliens” e “Alien³”.Il gioco inizia con un videomessaggio inviato dal Caporale Hicks: “Caporale Dwayne Hicks, richiesta di assistenza. La mia unità ha subìto molte perdite su LV-426. Mi serve immediata assistenza a bordo della USS Sulaco. Unici sopravvissuti: io, due femmine di razza umana, una delle quali è una bambina e un sintetico pesantemente danneggiato. Tutti i Marine Coloniali in missione su LV-426 sono da considerarsi KIA. Ripeto: tutti Marine Coloniali in missione su LV-426 sono da considerare caduti in battaglia.”Siamo nel 2180 e ci troviamo all’interno della nave “Sephora” dove viaggia un battaglione di marines coloniali verso il pianeta LV-426 per prestare soccorso ad un messaggio inviato dal Caporale Hicks ben 17 settimane prima.Arrivati nei pressi del pianeta i marines scoprono che la “Sulaco” è anch’essa in orbita e questo fatto è molto strano dato che l’ultima volta era stata avvistata vicinissima al pianeta Fury-161 e pertanto, dopo aver attraccato alla nave, un gruppo di Marines entra dentro la “Sulaco” per indagare ma poco dopo il gruppo viene assalito da alcuni xenomorfi che mietono alcune vittime.Indagando, i Marines superstiti scoprono che dei mercenari assoldati dalla Weyland-Yutani hanno preso