Carattere letterario creato dallo stesso Paolo Villaggio, protagonista del film, la versione filmica e' sicuramente meno pesande nella denuncia della societa' e delle istituzioni che la opprimono, ma non per questo e' meno godibile ed affilata. Un imperdibile classico della commedia Italiana, Fantozzi e' il film meglio riuscito di tutta la serie, che nel tempo perde lo spirito di denuncia per diventare una tragicommedia demenziale.
Peppa Pig continues to be a delightful and charming series that has captured the hearts of children and parents alike for years. In this latest season, the show remains as playful, colorful, and engaging as ever, offering a perfect blend of simple humor, valuable lessons, and endearing characters.Peppa, the lovable little pig, is as mischievous and fun-loving as ever, and her adventures with her family and friends are always filled with warmth and light-hearted humor. Each episode offers a new, relatable situation that young viewers can easily connect with, whether it's going to the beach, celebrating birthdays, or simply navigating everyday moments. What sets Peppa Pig apart is its ability to address common childhood experiences in a way that's both entertaining and educational.The animation is bright and cheerful, with a distinct, easy-to-recognize style that children love. The short format and simple storytelling make it perfect for younger audiences, keeping their attention while gently introducing concepts like friendship, sharing, and empathy.The voice acting remains top-notch, with each character's personality shining through. Peppa and her family are endearing, and the show also continues to feature a diverse range of characters, which helps broaden its appeal. It’s also refreshing to see that while the episodes are short, they pack in meaningful moments that can prompt valuable discussions between parents and children.Overall, Peppa Pig (2019) maintains its well-deserved place as a beloved children’s series. With its delightful blend of humor, heart, and educational value, it’s no wonder that Peppa and her family continue to be such a huge part of kids' television. It’s the kind of show that both parents and children can enjoy together, making it a timeless favorite for little ones.
Un eccellente film che mostra come anche film derivati dai comic-books, possono trasfigurare storie sapute, risapute ed anche banali, se adattati per lo schermo da filmmakers del calibro di Christopher Nolan. I quali, ovviamente, portano "on board" il meglio degli artisti della settima arte. Dagli attori, al regista ed al direttore della fotografia, dagli sceneggiatori (Nolan stesso insime al fratello Jonathan) agli scenografi, dagli executive producers ai compositori (l'eccelso Zimmer in questo caso), tutto concorre a rendere il Batman di Nolan un capolavoro che va aldila' delle sue origini fino a diventare un dramma avvincente e coinvolgente degno di una tragedia Greca, dove il confine tra il bene ed il male non e' poi cosi' nettamente delineato (come invece lo e' nella maggior parte dei film su super-eroi). Questo film e' impreziosito dalla grande prova attoriale di Heath Ledger (la quale gli e' valsa un Oscar, post-mortem purtroppo), potente e visionaria, che ne fa il miglior Joker fino ad ora (senza nulla togliere alla performance di Joaquin Phoenix). Un Joker tanto geniale quanto malvagio (la cui malvagita' e' pero' giustificata dai terrificanti traumi infantili) che per tutto l'arco del film pone le "forze del bene" con Batman in primis, di fronte a difficili dilemmi di natura prettamente etica che sfociano nella tragedia finale. "Il Cavaliere Oscuro" e' di gran lunga il migliore dell'eccezionale trilogia di Nolan (che includono Batman Begins del 2005 e The Dark Knight Rises del 2012) che scava nelle nostre paure profonde, nelle emozioni piu' potenti e mette a nudo le ragioni recondite che portano l'eroe a conseguire il bene e l'anti-eroe il male (seppur ripeto mai delineandone cosi' nettamente i confini). Un film che va rivisto piu' volte per godere delle sue finezze, per gustare a fondo la magistrale caratterizzazione di personaggi che tutti (o quasi)
Anora detta Ani (Mikey Madison), spogliarellista di origini uzbeke, una sera, nel locale dove si esibisce, conosce Vanja (Mark Ėjdel'štejn), figlio di un ricco oligarca russo.Tra i due comincia una relazione che sfocia in un matrimonio a Las Vegas, peccato che i genitori di Vanja scoprano il fatto. C’è una scena in Anora, nuovo film di Sean Baker, quella in cui i tre tirapiedi inviati dai genitori di Vanja irrompono a casa del giovane, il quale fugge lasciando Ani nelle loro mani; che è una delle sequenze più violente viste al cinema quest’anno; eppure mentre si svolgeva il pubblico in sala rideva.Poco dopo gli scagnozzi; T’oros (Karen Karagulian), Gaṙnik (Vače T'ovmasyan) ed Igor' (Jurij Borisov), cominciano una caccia all’uomo notturna ed anche in questo caso, mentre il film potrebbe trasformarsi in un thriller tesissimo ed il sogno di Ani si frantuma, il pubblico continua a ridere.Il punto è che, sulle orme dei Fratelli Coen e del loro Fargo (1996), Sean Baker descrive i “criminali” come tre perfetti inetti infarcendo il film di momenti comici.Sembra quasi stia sabotando scientemente il suo stesso film, o meglio ciò che Anora avrebbe potuto essere.Ammicca in continuazione al pubblico buttandola sul ridere ed evitando accuratamente che la deriva noir o quella drammatica possano trovare spazio.C’è quasi qualcosa di amorale in questa sua scelta, il sapore di un cinema che non vuole portare il pubblico verso la riflessione ma preferisce piuttosto offrirgli solide certezze sotto la forma di un film dalla lunghezza estenuante oltre ogni umana sopportazione, costruito su di una sceneggiatura in cui tutto può essere ampiamente previsto con largo anticipo.Non c’è mai nessuna sorpresa e chiunque può intuire ogni singola svolta narrativa.Lo spettatore, ancora una volta, in questo depotenziamento continuo volto ad accattivarsi le sue simpatie, rimane un soggetto puramente passivo; non gli viene
Un docufilm ben fatto, con un buon ritmo ma che non mi ha esaltato più di tanto. Forse perchè speravo in rivelazioni che poi non sono arrivate. Tutto già si sapeva. Il merito, comunque, è l'aver reso il tema non noioso raccontando un Lele Mora che non conoscevo. Potrebbe sembrare una lunga auto discolpa del Mora ma se si legge tra le righe non è così, anzi. Basta ascoltare bene quando racconta del bar 'mutanda' per capire che personaggio il Mora sia stato e ciò che abbia potuto fare per il suo amico Silvio.
Film documentario estremamente interessante del 2012, nel quale Lele Mora si racconta e ci racconta del tristemente worlwide noto Bunga Bunga. Idea vincente la narrazione strabordante dell'agente dello spettacolo che si alterna a quella semplice e composta di una ragazza filippina, creando un forte contrasto di valori e di idee. Scene di repertorio con provini di aspiranti starlette, che si dichiarano disposte a tutto pur di raggiungere il successo, si alternano ad installazioni viventi di donne avvolte nel cellophane, bellissima carne ammucchiata ad arte in un bidone della spazzatura...immagini irritanti che rimangono fortemente impresse, simbolo della mercificazione del corpo della donna. Mala tempora currunt...
Gli anni ottanta hanno costituito il periodo aureo di Spielberg e dei suoi amici produttori Frank Marshall e Kathleen Kennedy (marito e moglie) che, nel 1981, fondarono la Amblin Entertainment, la casa di produzione cinematografica che sbancherà i botteghini di tutto il mondo.I successi della Amblin sembrano non avere fine: iniziamo dal 1982 con “Poltergeist” e il fenomeno “E.T.” al 1984 con “Gremlins” per approdare al 1985 con “I Goonies”, “Ritorno al Futuro” e questo “Young Sherlock Holmes" (decisamente meglio del titolo nostrano “Piramide di Paura”) che, sulla falsariga dei “I Gonnies”, narra con un linguaggio narrativo particolarmente orientato ai ragazzini la vita di un giovane studente di nome Sherlock Holmes, inventando una storia inedita basandosi sui personaggi creati dallo scrittore scozzese Arthur Conan Doyle.Il film è dichiaratamente un omaggio alle atmosfere tipiche dei romanzi e dei racconti basati sul personaggio di Holmes, del suo fido collaboratore John Watson e di quello che diventerà, nel tempo, la sua nemesi: il Prof. Moriarty. La storia viene narrata, con voce fuori campo, dal giovane John Watson che, a posteriori, racconta in che modo conobbe Sherlock a causa del suo trasferimento scolastico presso un college di Londra dove, da subito, s'imbatterà nel brillante studente che, man mano la conoscenza tra i due andrà ad aumentare, lo trascinerà, gioco forza, in una fantastica avventura caratterizzata da misteriose morti dove la Polizia non riesce a stabilire chi sia il responsabile. Il film scorre via in maniera fluidissima con una sapiente gestione del ritmo e del mistero, cercando sempre di mantenere in perfetto equilibrio l'incognito e l'azione, le pause divertenti e le stranissime morti.Il film riscosse un discreto successo in tutto il mondo e diventerà famoso per essere uno dei primissimi film in cui viene usata, sebbene agli albori, la CGI nella famosa sequenza del cavaliere
It's a decent movie that shows how quickly things can go wrong just by feeding an AI a false data set. The cast is well-chosen, and the story is engaging, with its own surprises and twists. There's not much else to say. Nothing really stood out. The AI seemed smart, but not menacing enough. The themes were interesting, but they didn't evoke much fear, especially compared to what you’d expect from a typical horror movie. This feels more like a documentary on a social experiment with AI rather than a real, intense horror film. It’s more like a small, colorful piece of AI compared to the dark menace of Michael Myers in Halloween. It's not quite on that level, but it's still a good movie if you're looking for a bit of an AI-based scare.
Forse non a caso in quest'opera ritroviamo Edoardo Romano che con il maestro Pupi Avati ci ha lavorato in diverse pellicole. La regia di Zullo è senza dubbio interessante e, nonostante una trama qui e là un po' debole, è riuscito a tenere in piedi un film che emoziona. Interessantissima interpretazione dell'attore Fabrizio Rizzolo, nei panni di un burbero critico musicale. Ben riuscito anche l'esordio sul grande schermo del volto noto della TV Davide Mengacci che qui ritroviamo nei panni - assolutamente ben calzati su di lui - del parroco di paese. Paesaggi da cartolina aiutano a godersi con piacere l'estetica del racconto.
N.22 - LA SAGA DI "ALIEN": STORIA, SIMBOLISMI E CURIOSITÀ (PARTE 13 DI 15: ALIEN³).
Dopo il successo di “Aliens” era ormai chiaro che la saga degli Xenomorfi e del tenente Ripley aveva ormai piantato le radici nell’immaginario collettivo.La 20th Century Fox iniziava a smaniare per tirare fuori un terzo film ma, nel frattempo, il duo O’ Bannon-Shusett aveva, di fatto, abbandonato il franchise dedicandosi ad altre pellicole (“Tuono Blu”, “Il ritorno dei morti viventi”, “Invaders from Mars”, “Space Vampires”, “Total Recall” e “Screamers”).Toccava quindi alla coppia David Giler/Walter Hill (i fondatori della Brandywine) occuparsi della cosa ma i due non avevano alcuna idea su come proseguire la saga e già dal 1987 la confusione era notevole… Una delle primissime idee era quella di far svolgere il nuovo film sulla Terra: ebbene si, gli Xenomorfi sarebbero arrivati in massa sul nostro pianeta e fondendosi gli uni agli altri avrebbero dato vita ad una enorme creatura xenomorfa (dalle dimensioni simil Godzilla) che avrebbe distrutto New York. Un’altra idea poneva Ripley e la piccola Newt come le uniche sopravvissute della “Sulaco” le quali, arrivando sulla Terra, davano la caccia a uno Xenomorfo nella stessa metropoli di “Blade Runner” (ossia Los Angeles) e per questo motivo fu contattato William Gibson per redigere la sceneggiatura che poteva rappresentare, contemporaneamente, il sequel della saga e quello del film del ’82.La 20th Century Fox però era dell’idea opposta: il pubblico viveva e concepiva la saga come qualcosa di estremamente lontano dalla Terra, una minaccia letale ma che non riguardava il genere umano (ancora eravamo ben lontani da “Prometheus”…). Contemporaneamente, dopo “Aliens”, Sigourney Weaver è ormai diventata una star mondiale e riesce ad ottenere, fatto più unico che raro, la candidatura a miglior attrice protagonista (Gorilla nella nebbia) e non protagonista (Una donna in carriera) nella stessa edizione degli Oscar 1988 (per “Gorilla nella nebbia” vincerà il Golden Globe del 1989) e,
N.21 - LA SAGA DI "ALIEN": STORIA, SIMBOLISMI E CURIOSITÀ (PARTE 12 DI 15: ALIENS: COLONIAL MARINES).
Continuando ad osservare rigidamente la cronologia narrativa, occorre necessariamente parlare del videogioco “Aliens: Colonial Marines” sviluppato dalla software house Gearbox e pubblicato dalla Sega nel 2013, inerente gli eventi accaduti dopo la fine di “Aliens” e poco prima l’inizio della storia narrata in “Alien³”.Il videogioco risulterà essere un insuccesso anche e soprattutto per il suo travagliato sviluppo che causerà numerose critiche alla grafica e al gameplay (esattamente al contrario di quanto accadrà l’anno successivo con l’”Alien Isolation” della Creative Assembly), ma dal punto di vista squisitamente narrativo spiega molte cose che nel film di Fincher non erano chiare. Come sempre invito a non procedere nella lettura se non si sono visti “Aliens” e “Alien³”.Il gioco inizia con un videomessaggio inviato dal Caporale Hicks: “Caporale Dwayne Hicks, richiesta di assistenza. La mia unità ha subìto molte perdite su LV-426. Mi serve immediata assistenza a bordo della USS Sulaco. Unici sopravvissuti: io, due femmine di razza umana, una delle quali è una bambina e un sintetico pesantemente danneggiato. Tutti i Marine Coloniali in missione su LV-426 sono da considerarsi KIA. Ripeto: tutti Marine Coloniali in missione su LV-426 sono da considerare caduti in battaglia.”Siamo nel 2180 e ci troviamo all’interno della nave “Sephora” dove viaggia un battaglione di marines coloniali verso il pianeta LV-426 per prestare soccorso ad un messaggio inviato dal Caporale Hicks ben 17 settimane prima.Arrivati nei pressi del pianeta i marines scoprono che la “Sulaco” è anch’essa in orbita e questo fatto è molto strano dato che l’ultima volta era stata avvistata vicinissima al pianeta Fury-161 e pertanto, dopo aver attraccato alla nave, un gruppo di Marines entra dentro la “Sulaco” per indagare ma poco dopo il gruppo viene assalito da alcuni xenomorfi che mietono alcune vittime.Indagando, i Marines superstiti scoprono che dei mercenari assoldati dalla Weyland-Yutani hanno preso
NON TORNARE A CASA PER NATALE, IL NUOVO LIBRO DI JESSICA SEPE
Non tornare a casa per Natale, il nuovo libro di Jessica Sepe, (la prof dell'horror), è disponibile su Amazon sia in formato cartaceo che E-book. https://www.amazon.it/tornare-casa-Natale-Jessica-Sepe/dp/B0DNYZGQ11/ref=tmm_pap_swatch_0?_encoding=UTF8&dib_tag=se&dib=eyJ2IjoiMSJ9.CMc44z-uLzTl6xopkZeKEg.CMHqciWM_JG12w2O6rQp8PMM9vNAWUXZB4eJ6-lyUoo&qid=1733435810&sr=1-1 LA SINOSSI Una vita felice col passare del tempo muta in uno sbiadito ricordo per Libero. Ha perduto la moglie, e quando suo figlio deve trasferirsi lontano per motivi di lavoro, portando con sé la sua nipotina, la solitudine nella sua anima non lascia spazio ad altro se non a un'unica, possibile decisione. Abbandonare la città dove ha sempre vissuto pur non amandola, per cercare la quiete in un eremo ricco di pace. Lì inizia una nuova esistenza, e ben presto, qualcuno porterà scompiglio in quella realtà rinnovata, fatta di aria pura, vegetazione, e tranquillità. Una creatura piccolissima e apparentemente indifesa incrocia il suo cammino, ed è pronta a rivoluzionare tutto il suo futuro. L'uomo non sa da dove provenga quell'essere buffo, dall'aspetto alieno e strambo. Non sa chi sia, o cosa sia, eppure, ha fatto breccia nel suo cuore solitario. Quella convivenza iniziata con fiducia e serenità si trasforma ben presto in un incubo, e quando Libero si pente di aver accolto quell'estranea bestiola nella sua dimora, ravveduto e spaventato, tenta con ogni mezzo di disfarsene, ma forse ormai, è troppo tardi. L’AUTRICE Jessica Sepe, in arte la Prof dell’horror, comincia a muovere i primi passi artistici nell’ambito musicale. Inizia come cantante black/death metal nella veste di Lucifera, rilasciando due album e qualche singolo, per poi dirigere il suo interesse verso la sua scrittura.Come scrittrice, pubblica ben quindici libri. Varie storie distopiche (NObody, 2075-Apocalipsa, Lovend, Io non ho credito – Pass(i)vita, Solaria), ma non mancano racconti horror tradizionali (Non mentirmi, Stalker fino alla (tua) morte, Le stagioni dell’amor(t)e, Asteria, Finché morte ci separi, I kill my fan), in cui spesso sono protagonisti serial
QUANDO L’ANIMAZIONE SI FA LIVE ACTION: I MIGLIORI FILM DISNEY DA RECUPERARE
Negli ultimi anni, Disney ha saputo trasformare le sue storie animate in spettacolari live action, mescolando così l’amore per gli intramontabili classici con l’innovazione. Questi film, infatti, non sono solo reinterpretazioni visive, ma vere e proprie re-immaginazioni, capaci di arricchire le pellicole di un tempo con incredibili effetti speciali, cast stellari e nuove interpretazioni dal punto di vista della colonna sonora.Se siete amanti delle fiabe o semplicemente curiosi di vedere come i vecchi amori siano stati trasformati per il grande schermo, ecco una selezione dei migliori film live action Disney da recuperare assolutamente. 1. Il Re Leone (2019)L’epico viaggio di Simba è stato ricreato con tecniche d’animazione digitale fotorealistica, capaci di lasciare il pubblico a bocca aperta. Diretto da Jon Favreau, il live action de Il Re Leone mantiene intatta tutta la forza emotiva dell’originale del 1994, arricchendolo con un cast vocale stellare e una colonna sonora che mescola brani classici e nuove aggiunte. Se il film ha diviso i critici per l’assenza di espressività degli animali, non si può certo negare che l’esperienza visiva sia impressionante, rendendo il progetto un viaggio spettacolare attraverso la savana. 2. La Bella e la Bestia (2017)Nell’adattamento live action diretto da Bill Condon, Emma Watson e Dan Stevens interpretano Belle e la Bestia, regalando al pubblico un’interpretazione capace di arricchire i personaggi originali di sfumature più moderne. Il film ripropone le canzoni indimenticabili del classico del 1991, insieme a nuovi brani che approfondiscono le dinamiche narrative, mentre le scenografie elaborate e i costumi mozzafiato rendono questa versione un’esperienza straordinaria e familiare al tempo stesso. Il remake perfetto per chi è alla ricerca di un equilibrato mix di tradizione e novità. 3. Aladdin (2019)Guy Ritchie conferisce nuova vita al mondo vivace e colorato di Agrabah in una pellicola ricca di energia in grado di coinvolgere
SGUARDI DAL MONDO: NURI BILGE CEYLAN
Se giriamo lo sguardo verso la Turchia incontriamo uno dei maestri del cinema contemporaneo mondiale: Nury Bilge Ceylan, uno dei registi più contemplativi e antispettacolari del cinema di oggi, ma con una fluidità di racconto e di immagini che incanta ed abbaglia. Sin dal suo primo lungometraggio, Kasaba, già un racconto di quattro stagioni, si intuisce lo stile contemplativo che caratterizzerà gran parte delle sue produzioni. È il primo film della Trilogia provinciale e si nutre anche di diversi ricordi dello stesso regista. Il secondo film è Nuvole di Maggio, l'opera più autobiografica di Ceylan che in pura chiave autoriale racconta la storia di un regista che torna nel suo paese per girare un film sui ricordi. Già da questo film si vede l'amore del regista per il dialogo colloquiale che sviscera temi filosofici. L'affermazione internazionale però arriva con Uzak opera che gli vale il Gran Premio della Giuria a Cannes e il premio per la Miglior interpretazione maschile ai due protagonisti. È il racconto della convivenza di due cugini profondamente diversi costretti dalla necessità (una separazione e la disoccupazione) ad Istanbul. Ma è soprattutto nella forza delle immagini, nei silenzi e nell'ambientazione sotto la neve che si definisce l'originalità dello sguardo del regista turco. Nel 2006 arriva Il piacere e l'estasi, nuovo concorso a Cannes e premio Fipresci. La storia di una separazione raccontata in stagioni diverse. Nuovamente estate e neve, Istanbul e provincia questa volta per raccontare la fine di una storia d'amore con tutti i dubbi e le frustrazioni. Il Premio per la Regia al 61esimoFestival di Cannes gli arriva per Le tre scimmie, opera che si discosta in parte dalle precedenti per l'ambientazione completamente cittadina e la presenza di personaggi abbienti. Per la prima volta si affaccia esplicitamente la politica e i dilemmi etici si fanno
L’AMORE NON VA IN VACANZA": UNA MAGIA NATALIZIA DA VIVERE E RIVIVERE
Cari lettori, benvenuti e bentornati al nuovo appuntamento con la rubrica “Cinema sotto l'albero”. Dopo avervi portato indietro al 1990 con “Mamma Ho Perso L’aereo”, facciamo un balzo in avanti, arrivando al 2006 anno in cui i miei sogni cinematografici diventano realtà! Il genere Rom-Com si congiunge al genere natalizio, regalandoci uno dei migliori film natalizi di tutti i tempi: “L’amore Non Va In Vacanza” (“The Holiday”). Nancy Meyers, non è solo una regista, ma un’artista che dipinge il mondo con i colori dell’amore, del calore e della bellezza, con il suo tocco unico, ha trasformato le commedie romantiche in veri e propri rifugi per l’anima. Le sue scenografie impeccabili, i dialoghi brillanti e i personaggi autentici creano universi in cui vorremmo vivere per sempre. Ogni suo film è una dichiarazione d’amore per le emozioni umane e “L’amore Non Va In Vacanza” non è da meno. Di questo film non amo solo il mix della magia del Natale che si fonde con la dolcezza delle due storie d'amore, ma ciò che ho adorato sopra ogni altra cosa, è il personaggio che è diventato il guru della mia vita, Iris Simpkins, interpretata dalla divina Kate Winslet. Iris è la donna che tutti vorremmo abbracciare, consolare e poi portare fuori per un brindisi a base di riscatto personale. È la dolcezza fatta persona, la romantica sognatrice intrappolata in un amore non corrisposto, eppure mai piegata del tutto. Con i suoi occhioni pieni di speranza, ci ricorda quanto sia umano aggrapparsi a ciò che ci fa soffrire, sperando che un giorno cambi. Ma Iris non è solo lacrime e cuore spezzato: è una guerriera silenziosa. Quando scambia la sua accogliente casetta inglese per la villa californiana da sogno, inizia il suo viaggio verso l’autenticità. E che viaggio! Tra risate, nuove amicizie e un’irresistibile
N.20 - LA SAGA DI "ALIEN": STORIA, SIMBOLISMI E CURIOSITÀ (PARTE 11 DI 15: ALIENS).
Siamo arrivati ad un momento fondamentale per l'intero universo di Alien in quanto l'“Aliens” di James Cameron, uscito nel 1986, è probabilmente il film più importante tra tutti quelli che abbiamo affrontato finora e che affronteremo successivamente perché è quello che fa nascere la saga (prima di esso esisteva solo il film del ’79) e che farà diventare gli Xenomorfi e l’eroina Ellen Ripley due icone della cultura di massa degli anni ottanta-novanta, due figure che entreranno nell’immaginario collettivo e che a tutt’oggi possono vantare decine di milioni di appassionati in tutto il mondo.Il successo mondiale della pellicola che lancerà, definitivamente, Cameron nell'Olimpo di Hollywood, permetterà di dare vita a tutta una serie di videogiochi, fumetti e romanzi (non sempre validi e/o importanti) che contribuiranno a dare vita alla saga e al suo canone.Da quel momento, tutto il materiale che verrà prodotto in seguito dovrà comunque rispettare la coerenza narrativa con gli eventi del film dell'86.Da prassi invito il lettore a non andare oltre nella lettura se non si è visto il film. Perché è così importante “Aliens” rispetto ad "Alien"?Il film di Scott, concretamente, non spiega nulla oltre ciò che mostra: una astronave carica di minerali, un messaggio di soccorso, un equipaggio che decide di andare ad indagare, l'incontro con una misteriosa ed aggressiva forma di vita aliena, un computer centrale che deve rispettare un particolare ordine di una fantomatica Compagnia…Non c'è altro, nessuna spiegazione del contesto, nessun approfondimento del passato dei personaggi, niente di niente: è proprio questo mistero perenne ad affascinare terribilmente gli spettatori. Cameron, che viene dal successo di “Terminator” di due anni prima, decide d’imbarcarsi in una impresa molto complessa e ad elevato tasso di fallimento: fare un sequel dell’”Alien” di Scott perché la storia del tenente Ripley, secondo lui, merita una continuazione.Continuazione si ma
MAMMA HO PERSO L’AEREO: IL FILM CHE HA RESO ICONICO IL NATALE
Se c’è una cosa che un’ inguaribile romantica come me ama tanto quanto le Rom-Com, sono senza dubbio i film natalizi. Che siano ad alto budget, con un cast stellare, o i classici “Hallmark Movies” che sono sostanzialmente tutti uguali, ma non importa…non ne posso fare a meno, è tradizione e le tradizioni vanno sempre onorate e rispettate! E così, mi sono detta che sicuramente, tra gli utenti di FilmAmo, ci sarà qualcuno che condivide questa mia passione o magari, potrei coinvolgere qualcuno di voi nella mia follia! Da qui nasce l’idea di questa nuova rubrica a tema natalizio, “Cinema sotto l'albero”, dove settimanalmente, vi accompagnerò fino al giorno di Natale, raccontandovi dei film natalizi che amo di più, e ovviamente, non mancheranno le curiosità sul dietro le quinte! Tutti pronti? Se l’urlo più famoso della storia dell’arte è quello di Munch, nel mondo del cinema, dopo quello iconico Janet Leigh in Psycho, troviamo l’urlo altrettanto carico di terrore di Catherine O'Hara quando il suo personaggio, Kate McCallister, realizza che il figlio di 8 anni, Kevin, è rimasto a casa da solo, mentre lei si trova sopra un aereo, in viaggio verso Parigi con tutta la famiglia… - 1. Questa la premessa del mitico, unico e intramontabile: Mamma, ho perso l’aereo (Home Alone). Questo è Il film natalizio che ogni anno ci ricorda che lasciare un bambino a casa da solo non è solo irresponsabile, ma anche esilarante. Kevin McCallister, interpretato dal geniale Macaulay Culkin, è il ragazzino che tutti avremmo voluto essere a 8 anni: astuto, creativo, e con una casa piena di trappole da far invidia a un film di Indiana Jones. Sono sincera, da bambina l’effetto che mi suscitava il film era opposto al sentimento di Kevin, perchè se lui ha desiderato ardentemente che la sua famiglia
FILM VINCITORI RIFF AWARDS 2024
ROME INDEPENDENT FILM FESTIVAL XXIII EDIZIONERIFF AWARDS 2024 Annunciati i vincitori della XXIII edizione“Tre regole infallibili” di Marco Gianfreda - Miglior Lungometraggio Italiano“Salli” di Lien Chien Hung - Miglior Lungometraggio Internazionale “Non chiudete quella porta” di Francesco Banesta & Matteo Vicentini Orgnani Miglior Documentario“After the Odissey” di Helen Doyle Miglior Documentario InternazionalePremio Rai Cinema Channel al Miglior Corto Italiano “Sommersi” di Gian Marco Pezzoli“Un lavoretto facile facile” di Giovanni Boscolo Miglior Corto Italiano“Transformation” di Marcel Barsotti Miglior Corto Internazionale“Better so” di Jaakko Ylitalo miglior corto studenti“The Strange Case of the Human Cannonball” di Roberto Valencia Miglior Corto Animato Con l’annuncio dei vincitori termina la XXIII edizione del RIFF – Rome Independent Film Festival diretto da Fabrizio Ferrari che, al Nuovo Cinema Aquila di Roma, dal 13 al 22 novembre, ha visto programmate oltre 80 opere molte delle quali in anteprima italiana, europea o mondiale e suddivise in 13 sezioni nazionali e internazionali: opere prime e seconde di lungometraggio, documentari, cortometraggi, film sperimentali e animazioni, soggetti e sceneggiature contraddistinte per l’originalità e l’innovazione dei contenuti e delle tecniche utilizzate.Queste le varie sezioni in concorso: Feature film,International documentary, National documentary, International short, National short, Animation short, Student short e per le sceneggiature (lungometraggio e cortometraggio) e soggetti.La giuria composta da: Cristian Casella produttore, esperto di media e comunicazione, Sophie Chiarello, regista italo-francese, la produttrice e ispettrice di produzione Sonia Cilia, il regista, commediografo e attore Pietro De Silva, la produttrice Delegata Emma Esposito, il supervisor di visual effects Francesco Grisi, la production supervisor Carolina Iorio, le giornaliste Antonia Matarrese e Miriam e Mauti, il Produttore Esecutivo Andrea Passalacqua e Nicola Sganga esperto di VFX, ha assegnato i seguenti premi:Il Premio Feature film - Miglior Lungometraggio Italiano va a Tre regole infallibilidi Marco Gianfreda: “Per la sua capacità di raccontare, con delicatezza, la
COME FARSI LASCIARE IN 10 GIORNI: AMORE, RISATE E UNA FELCE
Cari lettori, benvenuti e bentornati al nuovo appuntamento con la rubrica “Cuori sullo schermo”. Scegliere di quale film parlarvi quest’oggi, non è stata una scelta facile, i titoli cari al mio cuore sono tanti e tutti meritano di essere discussi e celebrati. Ma la scelta è caduta su una delle mie rom com preferite: Come Farsi Lasciare in 10 Giorni (How To Lose A Guy In 10 Days). L’iconica pellicola che ci ha regalato una delle coppie meglio assortite del grande schermo, Kate Hudson e Matthew McConaughey è un’ assoluta delizia classe 2003. Ottimo cast, tra cui spicca una giovane e già bravissima Kathryn Hahn, una sceneggiatura brillante, un perfetto mix di ironia, emozione e romanticismo che ha definito una nuova era del genere della commedia romantica anni 2000. Personalmente, è stato il comfort movie che mi ha rallegrato le giornate quando ero un pò giù di morale, quando si sperimentano le prime delusioni d’amore dei vent’anni e sembra che la tua vita amorosa sia arrivata al capolinea (i ventenni e il pessimismo leopardiano cosmico), e mi ritrovavo a sognare che, quando sarei entrata nel mondo degli adulti, avrei fatto di tutto per diventare come Andie Anderson, una giovane donna con un lavoro figo, amiche vere con cui dividere le giornate lavorative e il tempo libero, con un look sempre di tendenza, con grandi aspirazioni di vita e lavorative e, ciliegina sulla torta, avrei trovato anch’io il mio Benjamin Barry. Spoiler Alert: Niente di tutto questo (o quasi) è accaduto, ma Come farsi lasciare in 10 giorni, tutt’oggi, ha la stessa funzione nella mia vita, rallegrarmi e coccolarmi e penso che, se una pellicola di 21 anni fa, riesce ancora a fare “il suo dovere”, significa che ha decisamente passato il test di qualità a pieni voti. Ma andiamo alla