Film ingegnoso e coinvolgente che cattura sin da subito per la sua fotografia ed il ritmo accattivante.Comincia come il classico film stiloso sulla malavita alla Guy Ritchie (vedi Snatch), ma l'evolversi della vicenda genera una trama con una tematica, bhe… buddista!C'è il protagonista Jake Green (Statham) che passando per parecchie vicissitudini anche dolorose approderà ad una sorta di “illuminazione” finale, mentre l'antagonista (un magistrale Ray Liotta) rimarrà distrutto dal proprio ego e dal proprio karma.Storia dai tratti onirici e personaggi che non sono sempre quel che sembrano.
Bong Joon Ho da una splendida lezione di filmmaking con questo fantastico film con uno storytelling eccezionale. Un raro pezzo di bravura. Questo film non puo' essere incasellato in un unico genre perche' allo stesso tempo e' commedia, tragedia, crime, horror, satira sociale, il che lo rende, appunto, indefinibile. Un film che trascende le barriere linguistiche perche' tratta di dinamiche e tendenze sociali universali quali la lotta di classe, trattate con intelligente ed acuto umorismo. Parassita: ma chi? La famiglia ricca o quella povera? Una regia sapiente ed irriverente, un production design impeccabile, prove attoriali notevoli plasmano questo film che e' un capolavoro da qualunque punto di vista lo si guardi.
In my opinion, filmmaker Benjamin Brewer, who is well-known for his VFX work on Everything Everywhere All at Once and music videos, contributed some ingenious concepts to this Nic Cage creature feature. With Cage's distinct presence, the first act is quite captivating and reminiscent of movies like It Comes At Night and A Quiet Place. Honestly, I’d watch anything with Cage at this point, I even stuck with him through his DTV slump in the 2010s before his career revival. Seeing him back in action is a thrill. Arcadian leans into B-horror, embracing campy creature design and a plot that keeps character backstories mysterious. The shaky cam during the action scenes cleverly conceals the creatures' full appearance, which I thought was a smart choice. However, the plot’s direction is fairly predictable. It’s a decent movie that gradually gives Cage less screen time, but it does a good job establishing the bond between the brothers, making their survival story believable. Jaeden Martell (from It) is a standout talent. There’s an unnecessary romantic subplot that feels tacked on, mostly to add characters for the creatures to hunt. And I was left wondering how the dog made it through everything, though I’m happy it did!
Bello nella intenzione di sensibilizzare ad una condizione idrica che rischiamo di vivere sul serio. Tuttavia, il film è lento e senza trama.
It's a solid film with a good story to tell from Philippine-Italian actor-director Ruben Maria Soriquez, which co-stars in this film that sees a very good acting performance by the respected Philippine actor Richard Quan. The film is about two half brothers (Alberto a rich Italian played by Soriquez and Mike, affected by Autism and Schizophrenia, played by Richard Quan) and their American friend (Lee O' Brian) set about getting their lives back together when an inexperienced group of thugs headed by the crazy and ruthless Bong (Rob Sy) violates their peace and takes them hostage. The rescue will come from an unexpected hero...The film is a well paced crescendo of jokes and grotesque situations with the music that well underlines them adding a pretty cool style to it. The narration jumps from the drama of the mental illness of Mike (Richard Quan) to the comedy bits between Alberto (Ruben Maria Soriquez) and David (Lee O' Brian), and from heartfelt moments (when Alberto comforts his brother Mike telling that his father loved him and that he was his favourite child) to the dark humor of the brutal yet funny killings, all in a seamless way. And the brutal killings of the film are the occasion for the director to reference the extrajudicial killings that took place during the sadly famous war on drugs in the Philippines. The director Soriquez stated that his film was highly autobiographical, with real situations taken from his extended family (with exception of the killings) and that he didn't want the film to be too heavy and dramatic, the reason why he decided to treat the material with lightness and black humor.
Una serie coreana sentimentale carina che si segue bene e ti appassiona. Una storia d'amore a volte surreale ma veramente molto piacevole.Nel finale esagera un po' ma ci può stare
Colonna sonora spettacolare. Evidente la cura dei dettagli tecnicamente parlando. Un esplosione di colori che ti colora anche il cuore e la mente con dialoghi facili e alla portata di tutti.Un progetto fatto davvero molto bene.
Like many recent biopics, *Back to Black* does a decent job but lacks real depth or fresh insight into Amy Winehouse. Given her brief career and life, the film understandably tries to cover Amy’s entire journey. However, in attempting to touch on all aspects, it sometimes feels like it’s just replaying events rather than exploring the people behind them. This approach left me wanting a deeper dive into Amy’s life. Her impact on the music scene, her relationship with Blake, and even her family dynamics and struggles with addiction are all presented somewhat superficially. The film could have benefited from a sharper focus to offer a more profound understanding of who Amy truly was. That said, there is still much to appreciate. The performances are strong, especially Marisa Abela as Amy. Her singing, while not quite on Amy’s level, is impressive and never distracting. Jack O’Connell also delivers a solid performance as Blake, with a convincing chemistry between them. Overall, *Back to Black* is a well-done biopic that perhaps keeps a bit too much distance from its subject. Despite not delving as deeply as it could, Abela’s strong performance, the music, and the overall portrayal of Amy’s life make it worth watching.
Ancora un poco, un attimo di quiete nel vento, e un’altra donna mi partorirà.K. Gibran Il problema non è mai stato l’atterraggio, né tantomeno la caduta. Il problema è sempre stato il viaggio. Tutto ciò che si vede, tutto ciò che si sente. Tutto ciò che ho visto, tutto ciò che ho sentito. Quello che non è mai accaduto, le cui conseguenze sono così vere. Per esempio, adesso. Tutti i colori del mondo sono qui, in questa stanza. Guardo la notte e la lascio fare. Alzo gli occhi al cielo e lo attraverso, abbasso lo sguardo e lo ritrovo, calpesto l’infinito. E c’è il rosso del sangue che urla nelle vene, e c’è il nero dei miei occhi che guardano le tue mani, e c’è il blu di quello che non esiste se non nella mia testa. Intorno e dentro ogni cosa, il vuoto. Come sempre, come mai, come soltanto adesso. Perché questa notte è l’ultima della mia vita, ma io non lo so. Dio, le sue mani, sono così belle. Non le rivedrò mai più, ma le cercherò per sempre. I colori, questi colori, tutti i colori, i tuoi colori. Entro nel vuoto e finalmente ballo. [Il vuoto è il luogo in cui fiorisce la dimensione poetica del significato, ma il “nulla” della poesia è l’espressione della sua funzione semantica non quella della sua genesi, poiché essa non si genera ex nihilo: il vuoto – della poesia, della vita – è cioè un vuoto paradossale, poiché carico di tutte le nascite. Ma ora torniamo nel vuoto, avevo appena cominciato a ballare]. Musica, suoni, rumori, colori, ripetizione, ripetizione, ripetizione, onde che si frangono sulle rive dei miei occhi, perché tutto è tutto ciò che voglio: l’amore è la premessa, l’orizzonte la direzione e il cielo lo scopo (verbo). E poi,
Film documentario estremamente interessante del 2012, nel quale Lele Mora si racconta e ci racconta del tristemente worlwide noto Bunga Bunga. Idea vincente la narrazione strabordante dell'agente dello spettacolo che si alterna a quella semplice e composta di una ragazza filippina, creando un forte contrasto di valori e di idee. Scene di repertorio con provini di aspiranti starlette, che si dichiarano disposte a tutto pur di raggiungere il successo, si alternano ad installazioni viventi di donne avvolte nel cellophane, bellissima carne ammucchiata ad arte in un bidone della spazzatura...immagini irritanti che rimangono fortemente impresse, simbolo della mercificazione del corpo della donna. Mala tempora currunt...
IRIS FILM FESTIVAL
Festival DirectorFabrizio Fazio Official PresenterElena Rossetto Relationship ManagerAlessandra Pappadà Event CoordinatorMichelangelo Miranda General SecretaryManuela Rossi Location dell'eventoTeatro 7 OffVia Monte Senario, 81a00141 Roma📩 info@irisfilmfestival.it IL SALUTO SUL PALCO AGLI AMICI DI FILMAMO ! 🎬 SELEZIONE UFFICIALE : https://www.irisfilmfestival.it/selezione-ufficiale.html 🎬 ISCRIZIONI E REGOLAMENTO : https://www.irisfilmfestival.it/iscrizioni.html
CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DELLA 23ESIMA EDIZIONE DELRIFF AWARDS – ROME INDIPENDENT FESTIVAL.
Il programma del festival è reperibile su https://riff.it/il-festival/programma/ Le informazioni sui singoli film sono presenti al seguente indirizzohttps://riff.it/il-festival/film-in-concorso/ Infine ecco l’elenco dei vari eventi legati al festivalhttps://riff.it/il-festival/eventi-masterclass/ Si è tenuta a Roma la conferenza stampa di apertura della 23esima edizione del RIFF Awards – Rome Indipendent Festival del quale Filmamo è partner.Il festival si svolgerà dal dal 15 al 22 novembre presso il Nuovo cinema Aquila.In totale avremo 80 titoli, selezionati tra gli oltre 2000 arrivati agli organizzatori della manifestazione, divisi in 13 sezioni.Molti gli autori presenti alla conferenza che hanno permesso di illustrare brevemente alcune delle opere presenti, focalizzandosi sopratttutto su quelle italiane. Feature film festival.Per questa sezione sono state scelti come sempre esordi oppure opere seconde.Tre regole infallibili di Marco Gianfreda sabato 16 novembre alle 19e30.Settimo grado di Massimo Cappelli, sempre sabato 16 novembre alle 22. Un thriller che nasce dalla voglia di provare a raccontare una storia ambientata in un unico ambiente.Ambientazione unica anche per l’autoprodotto Di noi 4 di Emanuele Gaetano Forte. Stavolta si tratta di un’opera seconda che, partendo da un’esperienza autobiografica, racconta di due coppie che vorrebbero dei figli ma si rendono conto di non poterselo permettere economicamente.National documentary competitionRenzo Chiesa, Chiesa Renzo, il 16 novembre alle 18; ritratto di uno dei più famosi fotografi della musica italiana, autore ad esempio dell’iconica copertina di Dalla (1980). The Erasmus generation di Vincent Imperato il 21 novembre alle 18e45, sull’omonimo programma di studio all’estero.Non chiudete quella porta di Francesco Banesta e Matteo Vicentini Ognani, il 20 novembre alle 20; dedicato al mercato romano di Porta Portese.Infine Arcadia America di Raffaele Manco, il 17 novembre alle 18.Un viaggio in 10 stati degli USA, compiuto partendo dal 2017 nel quale, come ha dichiarato il regista, “più viaggiavo più mi sembrava di andare indietro nel tempo”. Documentariff (International documentary
N.18 - LA SAGA DI "ALIEN": STORIA, SIMBOLISMI E CURIOSITÀ (PARTE 9 DI 15: IL POST-ISOLATION E LA TRILOGIA DEL 2014).
Dopo la parentesi ludica di “Alien Isolation”, questa volta ne faremo una letteraria abbastanza ampia. Come è facile immaginare, il gioco della CA crea una sorta di snodo narrativo all’interno della saga: troppo importante il personaggio di Amanda per abbandonarla al termine dell’avventura mozzafiato su Sevastapol e, contemporaneamente, fin troppo ampio è il periodo di 57 anni di ipersonno di Ellen Ripley, che funge da anello di congiunzione tra “Alien” e “Aliens”, per non scrivere qualcosa d’interessante per gli appassionati. Di fatto quindi nascono due linee narrative che, di volta in volta, s’intersecano tra loro: da una parte quella lineare cinematografica, dall’altra quella formata da libri, videogiochi e fumetti.In realtà le linee sarebbero quattro: la terza quella interlacciata con la saga di “Predator”, la quarta teoricamente in relazione con l’universo di “Blade Runner”. Come da prassi, rinnovo l’invito a non continuare la lettura se non si è giocato ad “Isolation” e/o non si è visto il film “Aliens”.Nel 2017 viene pubblicata una serie di 12 fumetti intitolata “Aliens: Defiance” che, sostanzialmente, inizia con il post-Isolation. La storia infatti si svolge nello stesso anno della missione di Amanda su Sevastapol (2137) e vede protagonista Zula Hendricks, colonello dei Marines e amica della figlia della Ripley.Nella successiva serie di 4 fumetti uscita nel 2019 e intitolata “Aliens: Resistance”, avremo il sequel di “Defiance” dove le due amiche si ritroveranno per combattere i loschi piani della Weyland-Yutani il cui fine ultimo è trovare l’arma biologica definitiva per usarla per scopi militari. Oltre alla linea narrativa post-Isolation esiste anche, come ho scritto, quella ben più nota ossia quella cinematografica ma il periodo di 57 anni tra la fine di “Alien” e l'inizio di “Aliens” era troppo lungo per non scatenare l'appetito e la fantasia degli scrittori (possibile che in un universo dove accadono tanti
N.17 - LA SAGA DI "ALIEN": STORIA, SIMBOLISMI E CURIOSITÀ (PARTE 8 DI 15: ALIEN ISOLATION: VIDEOGIOCO, ROMANZO E SERIE DIGITALE).
IL VIDEOGIOCODopo la parentesi del tributo al quarantennale di “Alien”, riprendiamo rigidamente la cronologia narrativa della saga.Come da prassi, rinnovo l’invito a non continuare la lettura se non si sono visti i film della saga per evitare di rovinarsi determinati colpi di scena o di conoscere alcuni contesti narrativi che verranno svelati, gradualmente, nel gioco e nei film successivi. Dove eravamo rimasti?Anno 2122, Ellen Ripley tenente del cargo “Nostromo” di proprietà della Weyland-Yutani, riesce ad espellere, dalla capsula di salvataggio “Narcissus”, l’alieno protagonista del film che aveva ucciso tutti i componenti della “Nostromo”. Terminato lo scontro, il tenente, insieme al gatto Jones, si mette in ipersonno dopo aver impostato la rotta verso la Terra. Da un punto di vista strettamente cinematografico, la storia continuerà con “Aliens” che riprende esattamente la storia dal ritrovamento della capsula dove ci sono Ripley e Jones (in mezzo a tutto questo però c’è quello che accade nel libro “Alien: Out of the Shadows”, anch’esso canonico e che spiegherà alcune cose inerenti l'errante viaggio di Ripley nello spazio profondo…).Da un punto di vista narrativo però le cose stanno in maniera differente: tra “Alien” che si svolge nel 2122 e “Aliens” che si svolge nel 2179, si colloca la storia di Amanda Ripley-McClaren, figlia di Ellen Ripley-McClaren e di un certo Alan.Amanda sarà la protagonista di “Alien: Isolation”, videogioco che esce nel 2014, realizzato dalla software house inglese “Creative Assembly”, fondata nel 1987, la quale, nel 2005, viene assorbita dalla Sega, la più grande software house di videogiochi giapponese e, per tale motivo, entra a far parte della Sega Europa.Nel 2006 la Sega acquista i diritti per produrre videogiochi tratti dalla saga cinematografica della 20th Century Fox e pertanto, a sua volta, la software house giapponese incarica la Creative Assembly di realizzare un gioco multipiattaforma (Pc, Playstation
N.16 - LA SAGA DI "ALIEN": STORIA, SIMBOLISMI E CURIOSITÀ (PARTE 7 DI 15: I CORTI DEL XL ANNIVERSARIO).
Nel 2019 “Alien” compie 40 anni e per festeggiare l'evento la 20th Century Fox, in collaborazione con lo studio californiano Tongal, offre la possibilità ai fan più capaci e meritevoli di pubblicare dei corti ispirati alla saga.Al termine di questa selezione/concorso, la Century Fox pubblicherà i 6 migliori corti con cui i registi hanno dimostrato di usare al meglio il budget di $ 35.000 messo a loro disposizione. Il primo corto esce il 29 marzo 2019, trattasi di “Alien: Containment”, sceneggiato e diretto da Chris Reading, che racconta gli ultimi momenti di 4 superstiti che si sono rinchiusi in una capsula di salvataggio dopo che è scoppiata una epidemia mortale sulla loro nave:Dopo pochi giorni viene rilasciato il corto “Alien: Specimen”, scritto e diretto da Kelsey Taylor, che si svolge in una serra di una colonia dove una botanica rimarrà intrappolata…provate ad immaginare insieme a chi:Il 12 aprile 2019 viene rilasciato “Alien: Night Shfit”, diretto da Aidan Brezonick e scritto nientemeno che da O' Bannon e Shusett in persona;Una settimana dopo esce “Alien: Ore”, diretto da Sam e Kailey Spear (fratello e sorella) e scritto da Don O' Bannon:Il 26 aprile 2019 esce “Alien: Harvest”, diretto da Benjamin Howdeshell e scritto da O' Bannon e Shusett:Per ultimo, il 26 aprile 2019, esce “Alien: Alone”, diretto da Noah Miller e scritto sempre dalla coppia O' Bannon/Shusett:Si è discusso molto sulla decisione di considerare canonici o meno i 6 corti ma, generalmente, si considerano tali poiché la sceneggiatura, nella maggioranza dei casi, è scritta da O' Bannon e Shusett. Questo articolo è da considerarsi una parentesi "rilassante" ma dal prossimo riprenderemo la cronologia narrativa.
N.15 - LA SAGA DI "ALIEN": STORIA, SIMBOLISMI E CURIOSITÀ (PARTE 6 DI 15: ALIEN).
Il 25 maggio 1979 (in seguito vi renderete conto che la data non sarà casuale), nei cinema americani venne proiettato, per la prima volta, “Alien”, il film della 20th Century Fox diretto dal quasi inesperto Ridley Scott (che aveva esordito appena due anni prima con “I duellanti”), che si basava sulla sceneggiatura di Don O’ Bannon e Ronald Shusett e la cui colonna sonora era opera del famoso compositore Jerry Goldsmith.Non sono solo questi professionisti che entreranno nella Storia del Cinema: l’italiano Carlo Rambaldi realizzerà l’esoscheletro del mostro che, a sua volta, si basava sull’arte tecnologica dello svizzero Hansi Ruedi Giger e questi due, insieme al tecnico degli SFX Brian Johnson, vinceranno il premio Oscar 1980 per gli Effetti Speciali.Un contributo notevole lo daranno anche la fotografia di Derek Vanlint…… e le magnifiche scenografie di Ron Cobb.Ad onor del vero occorre dire che l’idea di “Alien” nasce nel 1974 quando negli USA viene proiettato “Dark Star”, un fantafilm a basso budget ideato da due studenti universitari, Dan O’ Bannon e John Carpenter, che costituiva, di fatto, la loro tesi di laurea alla USC School of Cinematic Arts di Los Angeles dipendente dalla University of Southern California. Per chi ha visto il film, l’alieno presente nell’astronave è rappresentato da un pallone da spiaggia e questo era dovuto alla mancanza di fondi da parte dei due studenti che erano stati costretti ad arrangiarsi come meglio potevano.O’ Bannon però, in cuor suo, nutriva il sogno di riuscire a scrivere una storia che parlasse di un essere alieno che avrebbe procurato un orrore cosmico mai visto prima. La sceneggiatura prese forma e fu chiamata “Star Beast”, ufficialmente la prima sceneggiatura di “Alien”, scritta da O’ Bannon in collaborazione con Ronald Shusett: https://www.dailyscript.com/scripts/alien_early.html Fu O’ Bannon che, in seguito, modificò il titolo in “Alien” ma
MIGLIORI HORROR CON SERIAL KILLER
Con l'uscita nelle sale del film Longlegs, acclamato dalla critica e diretto da Osgood Perkins, molti appassionati del genere horror/thriller sono rimasti colpiti dalla sua astuta campagna marketing, che prometteva una storia tremendamente inquietante sul serial killer interpretato da Nicolas Cage, mai mostrato nella sua interezza prima che la pellicola venisse ufficialmente rilasciata. L’ultima fatica di Perkins dietro la macchina da presa rappresenta un altro ottimo esempio di come l’esplorazione della mente criminale possa dare vita a narrazioni uniche, che sfruttano ogni comparto tecnico per regalarci un’esperienza di visione indimenticabile e che, probabilmente, dominerà i nostri incubi, come i film che vi raccontiamo in questo articolo. SevenSeven, tra i film più acclamati di David Fincher, è considerato un capolavoro del genere thriller psicologico e tra i migliori film sui serial killer mai realizzati. L'atmosfera opprimente e cupa di una città senza nome aleggia sulla storia di due detective, interpretati da Brad Pitt e Morgan Freeman, impegnati nella caccia a un assassino che costruisce ogni delitto intorno ai sette peccati capitali, trasformando ognuno di essi in un macabro rituale di morte. La pellicola ha consacrato Fincher come maestro della macchina da presa, grazie al senso di inquietante ineluttabilità che è riuscito a confezionare per trasportare lo spettatore in un’esperienza emotivamente devastante. Ogni visione di Seven mantiene infatti la stessa intensità della prima, dall’inizio alla fine di questo viaggio negli inferi, tra tensione, oscurità e simbolismi.Funny GamesIl regista austriaco Michael Haneke ha diretto questo home invasion conosciuto in particolare per il suo tono sadico, di cui è meglio non svelare troppo. Basti sapere che, alla sua presentazione al Festival di Cannes nel 1997, il film suscitò reazioni forti e scioccanti, con alcuni spettatori che abbandonarono addirittura la sala, turbati dalla sua rappresentazione della violenza. In effetti, Funny Games si discosta notevolmente dai
SGUARDI DAL MONDO: PAUL THOMAS ANDERSON
Se penso ad uno sguardo originale, sempre diverso, fresco e capace di stupire proveniente dagli Stati Uniti il primo nome che mi salta in mente è quello di Paul Thomas Anderson. È probabilmente il più versatile e coinvolgente della sua generazione, incapace di rifare se stesso, ma capace di addentrarsi in epoche, generi e stili completamente diversi con una maestria rara. Autore da Festival e da Oscar (anche se non ne ha mai vinto uno) è la pietra miliare della sua generazione. Esordisce nel lungometraggio nel 1996 con Sidney, noir classico che si dipana tra gioco d'azzardo, prostituzione e visione senile. Nonostante il passaggio in una sezione collaterale di Cannes il film non ebbe grande visibilità e venne riscoperto solo dopo l'affermazione internazionale di critica e di pubblico dei film seguenti. Alcuni attori utilizzati diventeranno presenze fisse come il compianto Philip Seymour Hoffman, John C. Reilly e Philip Baker Hall. È con Boogie nights che arriva la fama internazionale. L'apertura del film con un piano sequenza di 3 minuti cattura la critica e il racconto dell'industria del cinema porno fine anni Settanta si dimostra un tema succulento. Provocazioni nella sceneggiatura e rischi stilistici funzionano. Un cast di attori indipendenti di contorno come Julianne Moore, e i citati Hoffman e Reilly in ascesa rendono fresco il risultato finale. Il film che lo consacra definitivamente è Magnolia. Orso d'Oro al Festival di Berlino per un'opera corale fluviale in cui Anderson dimostra di non avere paura di nulla. Regia solida, sceneggiatura che intreccia la vita di nove californiani di diverse generazioni ed estrazioni sociali, inserimento di canzoni di Aimee Mann a spezzare il ritmo ansiogeno e interpretazioni portentose di Julianne Moore, Tom Cruise e Philip Seymour Hoffman. Finale che chi ha visto il film non può scordare. Un'opera maestosa per chiudere lo scorso
N.14 - LA SAGA DI "ALIEN":STORIA, SIMBOLISMI E CURIOSITÀ (PARTE 5 DI 15: ALIEN COVENANT…E OLTRE).
Nel 2017 arriva nelle sale il sequel di “Prometheus”, questo “Alien Covenant” con il quale, fin dai primissimi giorni di programmazione, si assiste ad un fenomeno evidente: dai 15 milioni di $ d’incassi del primo giorno si arriverà ad 1,7 milioni di $ dopo solo 6 giorni; l’attesa e la curiosità sono svanite dopo neanche una settimana.Scott, coerentemente, continua sulla sua strada realizzando la continuazione lineare della storia ma questa volta effettua delle scelte che, con il senno di poi, potrebbero aver avuto il loro peso sul successo della pellicola. Anche stavolta dovrò necessariamente rivelare, in parte, alcuni particolari del film e di “Prometheus” pertanto rinnovo caldamente l’invito a terminare la lettura qui se non si fossero ancora viste entrambe le pellicole.Il film, pur svolgendosi nell’anno 2104 (dieci anni dopo la fine di “Prometheus”), inizia venticinque anni prima nel 2079, l’anno in cui l’androide David era apparso sul mercato ed era il vanto delle industrie Weyland.Già dal prologo s’intuisce l’ambizione di David rivolgendosi al suo padrone: “Se tu mi hai creato, chi ha creato te?”E’ proprio la domanda che Peter si era sempre posto per una vita intera e che darà vita alla missione “Prometheus” e la risposta da parte dell’umano è semplice: “Lo cercheremo insieme”. David successivamente fa una riflessione ineccepibile ed insindacabile che si può esplicitare nel seguente modo: tu umano mi ha creato quindi io sono inferiore a te però tu morirai mentre io sarò immortale.David ha fatto scacco matto: ferendo l’orgoglio di Weyland, quest’ultimo reagisce ordinando di versargli del the: tu sei immortale ma sei uno schiavo, gli fa intendere Weyland.Il film fa un balzo al 2104 dove l’astronave “Covenant”, con un equipaggio di 15 membri, è in viaggio verso il pianeta Origae-6 trasportando un preziosissimo carico: 2000 coloni in ipersonno e 1400 embrioni umani.Della missione
N.13 - LA SAGA DI "ALIEN":STORIA, SIMBOLISMI E CURIOSITÀ (PARTE 4 DI 15: DAVID E IL PRE-COVENANT).
Nella terza parte abbiamo imparato a conoscere le tante novità che Scott aveva inserito in “Prometheus”: i primi quattro film ci avevano abituato allo scontato scontro tra il tenente Ripley e l'orda di alieni mentre con il successivo quinto lavoro Scott riprende le redini della saga cercando di affrontare i massimi sistemi come il significato della Vita, l'Immortalità e i limiti dell'Intelligenza Artificiale. Tra l'uscita di "Prometheus" e quella di "Alien Covenant" passano cinque lunghi anni densi di lavoro per Scott che vuole continuare lungo la strada già battuta nel 2012: il nuovo film sarà il sequel diretto di “Prometheus” e quindi gli spettatori e i fan si attendono che nel nuovo lavoro saranno presenti determinati personaggi. Come era già stato fatto per "Prometheus", Scott decide di preparare il pubblico al nuovo film attraverso dei corti che vengono rilasciati a distanza di qualche mese l'uno dall'altro. In questa sede seguirò rigidamente l'ordine cronologico narrativo per evitare qualsiasi equivoco o ambiguità. Voglio subito mettere in chiaro che dovrò necessariamente rivelare importanti momenti chiave precedenti a Covenant e inerenti a Prometheus, pertanto chi non ha visto entrambi i film dovrebbe smettere di leggere arrivati fino a qui. Il secondo corto rilasciato è “Alien Covenant: The Crossing” che però, narrativamente parlando, si svolge esattamente un anno dopo gli eventi di “Prometheus”, quindi voglio affrontarlo per primo.E' il corto che ha più infastidito i fan perché è il perfetto anello mancante tra il finale di “Prometheus” e l'inizio di “Alien Covenant” e tutti si attendevano che il sequel iniziasse esattamente come mostrato da “The Crossing” ed invece Scott decide di tagliare questo momento fondamentale della trama, riservando la successiva spiegazione all'interno del film stesso.Quello che viene mostrato è il seguito del film precedente: la dottoressa Shaw, insieme a David semidistrutto, prende il comando della