Random reviews

Recensione di   Rhea M. Rhea M.

Million Dollar Crocodile

(Film, 2012)

Se pensate che il cinema di commedia, orrore e crime non possa dare vita a qualcosa di davvero esilarante (e allo stesso tempo bizzarro), Million Dollar Crocodile (2012), diretto da Lin Li-Sheng, è qui per farvi ricredere. Questo film ci regala un'avventura strampalata, dove un coccodrillo gigante di 8 metri e una caccia al tesoro (fatta di denaro, fauci e panico) si mescolano in un cocktail cinematografico che si diverte a mescolare i generi in modo delirante.La trama inizia con Xiao, un ragazzo che, per quanto possa sembrare una scena tranquilla all'inizio, ha un coccodrillo gigante di 36 piedi (sì, avete letto bene, 36 piedi, circa 8 metri!) come migliore amico. Amao, questo coccodrillo dal cuore grande (e dallo stomaco enorme), vive nel santuario di suo padre, dove fa amicizia con il giovane Xiao in un'atmosfera apparentemente idilliaca. Ma come accade spesso nelle storie più folli, la pace non dura a lungo. Il padre di Xiao è costretto a vendere i coccodrilli a un gangster senza scrupoli, che ha in mente di usarli per realizzare cene lussuose e costose, come se i coccodrilli fossero delle delizie gastronomiche esotiche. Ma la situazione prende una piega molto più pericolosa quando Amao viene liberato e inizia a sferrare la sua furia sulle strade di Hangzhou.Il vero punto di svolta del film arriva quando Amao ingoia una fortuna, guadagnata da una donna che ha lavorato duramente all'estero. Una somma che aveva finalmente guadagnato con fatica e che doveva cambiargli la vita. Ora, invece di un futuro luminoso, la donna vede il suo denaro divorato da un coccodrillo (questo sì che è un colpo basso!). La situazione precipita rapidamente: la polizia, chiamata a fermare il coccodrillo furioso che sta devastando la città, si lancia in una caccia al coccodrillo che è tutto tranne che professionale.

Recensione di   Henri Floyd Lynch Henri Floyd Lynch

Dune: Part one

(Film, 2020)

Ultima trasposizione cinematografica del celebre romanzo sci-fi scritto da Frank Herbert, Il Dune di Villeneuve racchiude in sé almeno tre linee narrative che possono essere ricondotte a dimensioni differenti. In primis l’aspetto geopolitico, largamente sovrapponibile alla storia di tanti paesi europei colonizzatori che assoggettano altri popoli per sfruttare le preziose materie prime custodite nella loro terra (la spezia su Arrakis, il coltan in Congo). C’è poi una seconda componente, più intima, che segue l’evoluzione del protagonista, Paul Atreides, Figlio del Duca Leto e in quanto tale destinato a prenderne il posto. In realtà, il giovane Paul si dimostra combattuto: l’eredità che lo attende è davvero la strada giusta per il futuro? “Se la tua risposta è no sarai comunque quello che volevo che tu fossi: mio figlio”, afferma laconico il padre. La madre, invece, ha le idee molto più chiare e cerca di convincerlo attraverso i suoi insegnamenti. Tuttavia, quando Paul comprende che per lui c’è un disegno ben preciso, si sente inerme, prigioniero, una biglia in un percorso già segnato. Comincia così a interrogarsi sul libero arbitrio, in particolare sull’impossibilità di essere veramente liberi. D’altro canto, tale condizione lo accomuna ai Fremen, popolo custode del deserto di Arrakis che vede in lui la figura messianica attesa da tempo. Ma egli non si lascia lusingare, poiché, come accade in qualsiasi forma di religione, costoro “vedono ciò che gli è stato detto di vedere”. Insomma, Paul è alla ricerca di sé, di un posto nel mondo, di un’identità sempre più lontana e sfuggente. Per sua fortuna, presto scoprirà che non serve cercare di capire tutto del mondo, ma che il mondo bisogna viverlo lasciandosi attraversare da esso. Solo così è possibile trasformare la casualità in destino, il proprio. Peraltro, traspare in questa filosofia un’idea precisa del rapporto con l’ambiente che designa

Recensione di   Ugo Pardo Ugo Pardo

Fantozzi

(Film, 1975)

Carattere letterario creato dallo stesso Paolo Villaggio, protagonista del film, la versione filmica e' sicuramente meno pesande nella denuncia della societa' e delle istituzioni che la opprimono, ma non per questo e' meno godibile ed affilata. Un imperdibile classico della commedia Italiana, Fantozzi e' il film meglio riuscito di tutta la serie, che nel tempo perde lo spirito di denuncia per diventare una tragicommedia demenziale.

Recensione di   Mario Borgia Mario Borgia

Body of Evidence - Il corpo del reato

(Film, 1993)

Confesso di aver guardato questo film unicamente perchè ero interessato a vedere Madonna nuda e fino a quanto si spingeva nelle famigerate scene di sesso.Devo dire che sono rimasto piacevolmente sorpreso: mai mi sarei aspettato che una star mondiale, definita oggi la Regina del Pop, con record di vendite di dischi che ancora oggi le varie Lady Gaga, Beyonce, Taylor Swift fanno fatica a scalfire, avesse potuto spingersi cosi oltre !Parliamo di Madonna: nel 1992 la sua carriera era ai massimi; era la donna più famosa del pianeta (ammesso che oggi non lo sia ancora!), la più grande artista vivente; la più sexy ed erotica ; migliaia di ragazzini di tutto il mondo si masturbavano davanti alle immagini del suo libro SEX... Era il suo momento! Ma lei, ha avuto il coraggio di recitare, senza controfigure e partecipando con un sano entusiasmo e attivamente, come se godesse realmente, in alcune delle scene erotiche più realistiche e scandalose della storia del cinema!Non guardare la versione CENSURATA (quella che è passata nei cinema U.S.A e in TV), guarda la versione X-Rated e ti eccitterai davanti al corpo nudo, alle sue tette enormi e rosa che rimbalzano mentre monta il suo partner e mulina su di esso.E' un ottimo trhiller erotico, con ottimi attori: ma il vero protagonista è solo quello;.... il corpo nudo e bello di Madonna...

Recensione di   Rossana Rossana

Departures

(Film, 2008)

Un film poetico, di una bellezza struggente... visto in tv in religioso silenzio e solitudine. Daigo, restituisce la vita, per l'ultima volta, ai volti senza vita. C'è amorevolezza nei suoi gesti, cura, dignità.Non è mai troppo tardi per riconciliarsi con la propria storia.

Recensione di   Jon Jon

Susie Q

(Film, 2016)

È un film sulle persone cattive. Come Trainspotting, puoi semplicemente goderteli e questo rende il film divertente e divertente.

Recensione di   Diego Cineriflessi Diego Cineriflessi

La stanza accanto

(Film, 2024)

Col passare degli anni Almodovar si fa sempre più esplicitamente politico. Se prima la battaglia era legata principalmente alle lotte LGBTQ+ oggi le accuse si fanno sempre più mirate alla destra politica. In Madres parallelas l'attacco era rivolto al governo popolare spagnolo accusato di promulgare leggi a favore del Franchismo, oggi attraverso il personaggio di Turturro ritaglia vere parentesi di lotta al dilagare dell'estrema destra nel mondo. Questo è il tocco personale di Almodovar che, come poche altre volte ha fatto in carriera, adatta un romanzo e non gira un soggetto e una sceneggiatura sua. Purtroppo diventa un limite in quanto, nonostante i temi della malattia e dell'eutanasia siano evidentementemente sentiti dal regista spagnolo, la struttura e la trama del film sono piuttosto semplici e prevedibili al punto che di almodovariano resta solamente la messa in scena. In questo caso la sua firma resta inconfondibile per l'utilizzo degli interni, per la fotografia suadente, per il design esibito, per la colonna sonora intima e per la regia dolcemente rivelatrice. Si diverte ad autocitarsi con le sedie sdraio sulla terrazza come in Parla con lei. Insomma anche guardando un solo fotogramma si capisce di chi è il film è questa è una certezza. Per l'esordio in lingua inglese si appoggia a due regine del cinema americano indipendente con Tilda Swinton nel ruolo più fisico della malata terminale e Julianne Moore in gran spolvero nel ruolo dell'amica che le terrà compagnia negli ultimi giorni della sua vita. Proprio lei spicca riuscendo in ogni scena ad attraversare una gamma intensa di numerose emozioni anche in pochi secondi. Da vedere. Salomonico Leone d'oro all'ultima Mostra del cinema di Venezia, La porta accanto è un film che tocca temi importanti con intelligenza e tatto. Non si spaventa davanti al taboo della morte, ma non è mai

Recensione di   Claudia Calcagno Claudia Calcagno

Holy Spider

(Film, 2022)

Ho recuperato questa sera, a distanza di due anni e grazie a Rai play, il film e a caldo volevo condividere l'enorme inquietudine che mi ha trasmesso. Un film necessario ma crudo e, a mio personale avviso, un vero e proprio horror. Io mi sono sentita catapultata praticamente subito in un vero e proprio inferno, abitato praticamente solo da demoni, e la giornalista è stata la mia Virgilio. Io ho letto solo dopo dei fatti reali che sono stati usati per scrivere il film, ma in ogni caso sono, a mio avviso, un pretesto per raccontare una società che mi ha fatto davvero, nella sua interezza, un enorme paura. Ancora angosciata, gli unici sospiri di sollievo l'ho avuti in due punti (SPOILER) : alla non morte di lei, dato che mi ero già arresa al nichilismo e avevo pensato “ora muore pure questa”, e alla effettiva esecuzione, così a sorpresa e catartica.Le ultime scene del film, coi filmini delle interviste della giornalista al figlio del Ragno Santo, mi hanno però risprofondato nell'abisso.

Recensione di   Giacomo Pescatore Giacomo Pescatore

Sei fratelli

(Film, 2024)

Bella commedia con ottimo cast, buona regia e un inizio struggente e avvincente affidato al grande Gioele Dix.

Recensione di   Francesca Arca Francesca Arca

Nodo alla gola

(Film, 1948)

Si può girare un film sperimentale nel 1948? Sì! Hitchcock lo ha fatto con “Nodo alla gola”. 80 minuti di piano sequenza ininterrotto (in realtà ci sono dei raccordi di montaggio ma pressoché invisibili all'occhio dello spettatore). Girato in interni, il film ci offre da subito la prospettiva degli assassini e il loro movente: la creazione di un delitto perfetto. Due giovani amici uccidono un terzo ragazzo e ne occultano il cadavere dentro una cassapanca. Questo è ciò che ci raccontano nelle primissime battute della pellicola. La sera è prevista una festa dopo la quale i due ragazzi partiranno per una vacanza. Gli invitati stanno per arrivare e nessuno deve sospettare che in quell'appartamento si sia appena svolto un delitto. L'omicidio inzia ben presto ad apparire come una sorta di macabro omaggio fatto dagli assassini al proprio mentore. Durante tutto il film respiriamo la tensione omoerotica tra i due personaggi seppure niente lo racconti in modo palese. I dialoghi sono perfetti. Niente è lasciato al caso. Tutto è studiato al millimetro. Ogni interprete dà il meglio di sé. Su tutti giganteggia James Stewart. Un film che è scuola di cinema da ogni prospettiva lo si guardi. Ancora adesso, a più di ottant'anni di distanza, Hitchcock riesce a centrare il bersaglio.

Recensione di   DottRob Rob DottRob Rob

Body of Evidence - Il corpo del reato

(Film, 1993)

Guardando questo film capisco molte cose: perché Madonna non è una grande cantante con una grande voce, ma un'ottima manager di se stessa.Lei è una donna con pochissimo talento (l'unico talento che ha... è quello di aver scopato tutti gli uomini che hanno favorito la sua carriera). Qualcuno l'ha definita : la più grande puttana del mondo dello spettacolo! E forse ha ragione!Nel corso della sua lunga e gloriosa carriera è stata in grado di vendere la sua immagine ipersessualizzata per fare soldi e diventare ciò che è oggi: una vera icona del sesso.Allora perché siamo sorpresi da questo film? In fondo è un film erotico, dove le scene più belle sono quelle in cui Madonna appare nuda, con le sue belle tette e la sua figa folta; che prima monta il vecchio Andrew Marsh e poi decide di farsi montare dall'eccitato Goblim-Frank Dulaney.E poi è inutile scandalizzarsi in inutili critiche su questo film; chi l'ha visto l'ha fatto solo per vedere Madonna nuda che scopa!Perché secondo voi cosa le ha chiesto il produttore De Laurentiis quando l'ha chiamata per il film? "Madonna, devi sorridere, fare battute stupide, spalancare i tuoi bei occhi, ma... soprattutto devi spogliarti, mostrare tette e culo e scopare con assoluta convinzione con Willem Dafore! Perché il pubblico vuole solo questo da te!". Ed è stata brava in questo! Perché questo è ciò che è Madonna: una bambola del sesso polposa, burrosa, creata per compiacere gli uomini...

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Rael70 N.22 - LA SAGA DI

N.22 - LA SAGA DI "ALIEN": STORIA, SIMBOLISMI E CURIOSITÀ (PARTE 13 DI 15: ALIEN³).

Dopo il successo di “Aliens” era ormai chiaro che la saga degli Xenomorfi e del tenente Ripley aveva ormai piantato le radici nell’immaginario collettivo.La 20th Century Fox iniziava a smaniare per tirare fuori un terzo film ma, nel frattempo, il duo O’ Bannon-Shusett aveva, di fatto, abbandonato il franchise dedicandosi ad altre pellicole (“Tuono Blu”, “Il ritorno dei morti viventi”, “Invaders from Mars”, “Space Vampires”, “Total Recall” e “Screamers”).Toccava quindi alla coppia David Giler/Walter Hill (i fondatori della Brandywine) occuparsi della cosa ma i due non avevano alcuna idea su come proseguire la saga e già dal 1987 la confusione era notevole… Una delle primissime idee era quella di far svolgere il nuovo film sulla Terra: ebbene si, gli Xenomorfi sarebbero arrivati in massa sul nostro pianeta e fondendosi gli uni agli altri avrebbero dato vita ad una enorme creatura xenomorfa (dalle dimensioni simil Godzilla) che avrebbe distrutto New York. Un’altra idea poneva Ripley e la piccola Newt come le uniche sopravvissute della “Sulaco” le quali, arrivando sulla Terra, davano la caccia a uno Xenomorfo nella stessa metropoli di “Blade Runner” (ossia Los Angeles) e per questo motivo fu contattato William Gibson per redigere la sceneggiatura che poteva rappresentare, contemporaneamente, il sequel della saga e quello del film del ’82.La 20th Century Fox però era dell’idea opposta: il pubblico viveva e concepiva la saga come qualcosa di estremamente lontano dalla Terra, una minaccia letale ma che non riguardava il genere umano (ancora eravamo ben lontani da “Prometheus”…). Contemporaneamente, dopo “Aliens”, Sigourney Weaver è ormai diventata una star mondiale e riesce ad ottenere, fatto più unico che raro, la candidatura a miglior attrice protagonista (Gorilla nella nebbia) e non protagonista (Una donna in carriera) nella stessa edizione degli Oscar 1988 (per “Gorilla nella nebbia” vincerà il Golden Globe del 1989) e,

Rael70 N.21 - LA SAGA DI

N.21 - LA SAGA DI "ALIEN": STORIA, SIMBOLISMI E CURIOSITÀ (PARTE 12 DI 15: ALIENS: COLONIAL MARINES).

Continuando ad osservare rigidamente la cronologia narrativa, occorre necessariamente parlare del videogioco “Aliens: Colonial Marines” sviluppato dalla software house Gearbox e pubblicato dalla Sega nel 2013, inerente gli eventi accaduti dopo la fine di “Aliens” e poco prima l’inizio della storia narrata in “Alien³”.Il videogioco risulterà essere un insuccesso anche e soprattutto per il suo travagliato sviluppo che causerà numerose critiche alla grafica e al gameplay (esattamente al contrario di quanto accadrà l’anno successivo con l’”Alien Isolation” della Creative Assembly), ma dal punto di vista squisitamente narrativo spiega molte cose che nel film di Fincher non erano chiare. Come sempre invito a non procedere nella lettura se non si sono visti “Aliens” e “Alien³”.Il gioco inizia con un videomessaggio inviato dal Caporale Hicks: “Caporale Dwayne Hicks, richiesta di assistenza. La mia unità ha subìto molte perdite su LV-426. Mi serve immediata assistenza a bordo della USS Sulaco. Unici sopravvissuti: io, due femmine di razza umana, una delle quali è una bambina e un sintetico pesantemente danneggiato. Tutti i Marine Coloniali in missione su LV-426 sono da considerarsi KIA. Ripeto: tutti Marine Coloniali in missione su LV-426 sono da considerare caduti in battaglia.”Siamo nel 2180 e ci troviamo all’interno della nave “Sephora” dove viaggia un battaglione di marines coloniali verso il pianeta LV-426 per prestare soccorso ad un messaggio inviato dal Caporale Hicks ben 17 settimane prima.Arrivati nei pressi del pianeta i marines scoprono che la “Sulaco” è anch’essa in orbita e questo fatto è molto strano dato che l’ultima volta era stata avvistata vicinissima al pianeta Fury-161 e pertanto, dopo aver attraccato alla nave, un gruppo di Marines entra dentro la “Sulaco” per indagare ma poco dopo il gruppo viene assalito da alcuni xenomorfi che mietono alcune vittime.Indagando, i Marines superstiti scoprono che dei mercenari assoldati dalla Weyland-Yutani hanno preso

La Prof Dell' Horror NON TORNARE A CASA PER NATALE, IL NUOVO LIBRO DI JESSICA SEPE

NON TORNARE A CASA PER NATALE, IL NUOVO LIBRO DI JESSICA SEPE

Non tornare a casa per Natale, il nuovo libro di Jessica Sepe, (la prof dell'horror), è disponibile su Amazon sia in formato cartaceo che E-book. https://www.amazon.it/tornare-casa-Natale-Jessica-Sepe/dp/B0DNYZGQ11/ref=tmm_pap_swatch_0?_encoding=UTF8&dib_tag=se&dib=eyJ2IjoiMSJ9.CMc44z-uLzTl6xopkZeKEg.CMHqciWM_JG12w2O6rQp8PMM9vNAWUXZB4eJ6-lyUoo&qid=1733435810&sr=1-1 LA SINOSSI Una vita felice col passare del tempo muta in uno sbiadito ricordo per Libero. Ha perduto la moglie, e quando suo figlio deve trasferirsi lontano per motivi di lavoro, portando con sé la sua nipotina, la solitudine nella sua anima non lascia spazio ad altro se non a un'unica, possibile decisione. Abbandonare la città dove ha sempre vissuto pur non amandola, per cercare la quiete in un eremo ricco di pace. Lì inizia una nuova esistenza, e ben presto, qualcuno porterà scompiglio in quella realtà rinnovata, fatta di aria pura, vegetazione, e tranquillità. Una creatura piccolissima e apparentemente indifesa incrocia il suo cammino, ed è pronta a rivoluzionare tutto il suo futuro. L'uomo non sa da dove provenga quell'essere buffo, dall'aspetto alieno e strambo. Non sa chi sia, o cosa sia, eppure, ha fatto breccia nel suo cuore solitario. Quella convivenza iniziata con fiducia e serenità si trasforma ben presto in un incubo, e quando Libero si pente di aver accolto quell'estranea bestiola nella sua dimora, ravveduto e spaventato, tenta con ogni mezzo di disfarsene, ma forse ormai, è troppo tardi. L’AUTRICE Jessica Sepe, in arte la Prof dell’horror, comincia a muovere i primi passi artistici nell’ambito musicale. Inizia come cantante black/death metal nella veste di Lucifera, rilasciando due album e qualche singolo, per poi dirigere il suo interesse verso la sua scrittura.Come scrittrice, pubblica ben quindici libri. Varie storie distopiche (NObody, 2075-Apocalipsa, Lovend, Io non ho credito – Pass(i)vita, Solaria), ma non mancano racconti horror tradizionali (Non mentirmi, Stalker fino alla (tua) morte, Le stagioni dell’amor(t)e, Asteria, Finché morte ci separi, I kill my fan), in cui spesso sono protagonisti serial

Cinemaserietv QUANDO L’ANIMAZIONE SI FA LIVE ACTION: I MIGLIORI FILM DISNEY DA RECUPERARE

QUANDO L’ANIMAZIONE SI FA LIVE ACTION: I MIGLIORI FILM DISNEY DA RECUPERARE

Negli ultimi anni, Disney ha saputo trasformare le sue storie animate in spettacolari live action, mescolando così l’amore per gli intramontabili classici con l’innovazione. Questi film, infatti, non sono solo reinterpretazioni visive, ma vere e proprie re-immaginazioni, capaci di arricchire le pellicole di un tempo con incredibili effetti speciali, cast stellari e nuove interpretazioni dal punto di vista della colonna sonora.Se siete amanti delle fiabe o semplicemente curiosi di vedere come i vecchi amori siano stati trasformati per il grande schermo, ecco una selezione dei migliori film live action Disney da recuperare assolutamente. 1. Il Re Leone (2019)L’epico viaggio di Simba è stato ricreato con tecniche d’animazione digitale fotorealistica, capaci di lasciare il pubblico a bocca aperta. Diretto da Jon Favreau, il live action de Il Re Leone mantiene intatta tutta la forza emotiva dell’originale del 1994, arricchendolo con un cast vocale stellare e una colonna sonora che mescola brani classici e nuove aggiunte. Se il film ha diviso i critici per l’assenza di espressività degli animali, non si può certo negare che l’esperienza visiva sia impressionante, rendendo il progetto un viaggio spettacolare attraverso la savana. 2. La Bella e la Bestia (2017)Nell’adattamento live action diretto da Bill Condon, Emma Watson e Dan Stevens interpretano Belle e la Bestia, regalando al pubblico un’interpretazione capace di arricchire i personaggi originali di sfumature più moderne. Il film ripropone le canzoni indimenticabili del classico del 1991, insieme a nuovi brani che approfondiscono le dinamiche narrative, mentre le scenografie elaborate e i costumi mozzafiato rendono questa versione un’esperienza straordinaria e familiare al tempo stesso. Il remake perfetto per chi è alla ricerca di un equilibrato mix di tradizione e novità. 3. Aladdin (2019)Guy Ritchie conferisce nuova vita al mondo vivace e colorato di Agrabah in una pellicola ricca di energia in grado di coinvolgere

Diego Cineriflessi SGUARDI DAL MONDO: NURI BILGE CEYLAN

SGUARDI DAL MONDO: NURI BILGE CEYLAN

Se giriamo lo sguardo verso la Turchia incontriamo uno dei maestri del cinema contemporaneo mondiale: Nury Bilge Ceylan, uno dei registi più contemplativi e antispettacolari del cinema di oggi, ma con una fluidità di racconto e di immagini che incanta ed abbaglia. Sin dal suo primo lungometraggio, Kasaba, già un racconto di quattro stagioni, si intuisce lo stile contemplativo che caratterizzerà gran parte delle sue produzioni. È il primo film della Trilogia provinciale e si nutre anche di diversi ricordi dello stesso regista. Il secondo film è Nuvole di Maggio, l'opera più autobiografica di Ceylan che in pura chiave autoriale racconta la storia di un regista che torna nel suo paese per girare un film sui ricordi. Già da questo film si vede l'amore del regista per il dialogo colloquiale che sviscera temi filosofici. L'affermazione internazionale però arriva con Uzak opera che gli vale il Gran Premio della Giuria a Cannes e il premio per la Miglior interpretazione maschile ai due protagonisti. È il racconto della convivenza di due cugini profondamente diversi costretti dalla necessità (una separazione e la disoccupazione) ad Istanbul. Ma è soprattutto nella forza delle immagini, nei silenzi e nell'ambientazione sotto la neve che si definisce l'originalità dello sguardo del regista turco. Nel 2006 arriva Il piacere e l'estasi, nuovo concorso a Cannes e premio Fipresci. La storia di una separazione raccontata in stagioni diverse. Nuovamente estate e neve, Istanbul e provincia questa volta per raccontare la fine di una storia d'amore con tutti i dubbi e le frustrazioni. Il Premio per la Regia al 61esimoFestival di Cannes gli arriva per Le tre scimmie, opera che si discosta in parte dalle precedenti per l'ambientazione completamente cittadina e la presenza di personaggi abbienti. Per la prima volta si affaccia esplicitamente la politica e i dilemmi etici si fanno

Valentina L’AMORE NON VA IN VACANZA

L’AMORE NON VA IN VACANZA": UNA MAGIA NATALIZIA DA VIVERE E RIVIVERE

Cari lettori, benvenuti e bentornati al nuovo appuntamento con la rubrica “Cinema sotto l'albero”. Dopo avervi portato indietro al 1990 con “Mamma Ho Perso L’aereo”, facciamo un balzo in avanti, arrivando al 2006 anno in cui i miei sogni cinematografici diventano realtà! Il genere Rom-Com si congiunge al genere natalizio, regalandoci uno dei migliori film natalizi di tutti i tempi: “L’amore Non Va In Vacanza” (“The Holiday”). Nancy Meyers, non è solo una regista, ma un’artista che dipinge il mondo con i colori dell’amore, del calore e della bellezza, con il suo tocco unico, ha trasformato le commedie romantiche in veri e propri rifugi per l’anima. Le sue scenografie impeccabili, i dialoghi brillanti e i personaggi autentici creano universi in cui vorremmo vivere per sempre. Ogni suo film è una dichiarazione d’amore per le emozioni umane e “L’amore Non Va In Vacanza” non è da meno. Di questo film non amo solo il mix della magia del Natale che si fonde con la dolcezza delle due storie d'amore, ma ciò che ho adorato sopra ogni altra cosa, è il personaggio che è diventato il guru della mia vita, Iris Simpkins, interpretata dalla divina Kate Winslet. Iris è la donna che tutti vorremmo abbracciare, consolare e poi portare fuori per un brindisi a base di riscatto personale. È la dolcezza fatta persona, la romantica sognatrice intrappolata in un amore non corrisposto, eppure mai piegata del tutto. Con i suoi occhioni pieni di speranza, ci ricorda quanto sia umano aggrapparsi a ciò che ci fa soffrire, sperando che un giorno cambi. Ma Iris non è solo lacrime e cuore spezzato: è una guerriera silenziosa. Quando scambia la sua accogliente casetta inglese per la villa californiana da sogno, inizia il suo viaggio verso l’autenticità. E che viaggio! Tra risate, nuove amicizie e un’irresistibile

Rael70 N.20 - LA SAGA DI

N.20 - LA SAGA DI "ALIEN": STORIA, SIMBOLISMI E CURIOSITÀ (PARTE 11 DI 15: ALIENS).

Siamo arrivati ad un momento fondamentale per l'intero universo di Alien in quanto l'“Aliens” di James Cameron, uscito nel 1986, è probabilmente il film più importante tra tutti quelli che abbiamo affrontato finora e che affronteremo successivamente perché è quello che fa nascere la saga (prima di esso esisteva solo il film del ’79) e che farà diventare gli Xenomorfi e l’eroina Ellen Ripley due icone della cultura di massa degli anni ottanta-novanta, due figure che entreranno nell’immaginario collettivo e che a tutt’oggi possono vantare decine di milioni di appassionati in tutto il mondo.Il successo mondiale della pellicola che lancerà, definitivamente, Cameron nell'Olimpo di Hollywood, permetterà di dare vita a tutta una serie di videogiochi, fumetti e romanzi (non sempre validi e/o importanti) che contribuiranno a dare vita alla saga e al suo canone.Da quel momento, tutto il materiale che verrà prodotto in seguito dovrà comunque rispettare la coerenza narrativa con gli eventi del film dell'86.Da prassi invito il lettore a non andare oltre nella lettura se non si è visto il film. Perché è così importante “Aliens” rispetto ad "Alien"?Il film di Scott, concretamente, non spiega nulla oltre ciò che mostra: una astronave carica di minerali, un messaggio di soccorso, un equipaggio che decide di andare ad indagare, l'incontro con una misteriosa ed aggressiva forma di vita aliena, un computer centrale che deve rispettare un particolare ordine di una fantomatica Compagnia…Non c'è altro, nessuna spiegazione del contesto, nessun approfondimento del passato dei personaggi, niente di niente: è proprio questo mistero perenne ad affascinare terribilmente gli spettatori. Cameron, che viene dal successo di “Terminator” di due anni prima, decide d’imbarcarsi in una impresa molto complessa e ad elevato tasso di fallimento: fare un sequel dell’”Alien” di Scott perché la storia del tenente Ripley, secondo lui, merita una continuazione.Continuazione si ma

Valentina MAMMA HO PERSO L’AEREO: IL FILM CHE HA RESO ICONICO IL NATALE

MAMMA HO PERSO L’AEREO: IL FILM CHE HA RESO ICONICO IL NATALE

Se c’è una cosa che un’ inguaribile romantica come me ama tanto quanto le Rom-Com, sono senza dubbio i film natalizi. Che siano ad alto budget, con un cast stellare, o i classici “Hallmark Movies” che sono sostanzialmente tutti uguali, ma non importa…non ne posso fare a meno, è tradizione e le tradizioni vanno sempre onorate e rispettate! E così, mi sono detta che sicuramente, tra gli utenti di FilmAmo, ci sarà qualcuno che condivide questa mia passione o magari, potrei coinvolgere qualcuno di voi nella mia follia! Da qui nasce l’idea di questa nuova rubrica a tema natalizio, “Cinema sotto l'albero”, dove settimanalmente, vi accompagnerò fino al giorno di Natale, raccontandovi dei film natalizi che amo di più, e ovviamente, non mancheranno le curiosità sul dietro le quinte! Tutti pronti? Se l’urlo più famoso della storia dell’arte è quello di Munch, nel mondo del cinema, dopo quello iconico Janet Leigh in Psycho, troviamo l’urlo altrettanto carico di terrore di Catherine O'Hara quando il suo personaggio, Kate McCallister, realizza che il figlio di 8 anni, Kevin, è rimasto a casa da solo, mentre lei si trova sopra un aereo, in viaggio verso Parigi con tutta la famiglia… - 1. Questa la premessa del mitico, unico e intramontabile: Mamma, ho perso l’aereo (Home Alone). Questo è Il film natalizio che ogni anno ci ricorda che lasciare un bambino a casa da solo non è solo irresponsabile, ma anche esilarante. Kevin McCallister, interpretato dal geniale Macaulay Culkin, è il ragazzino che tutti avremmo voluto essere a 8 anni: astuto, creativo, e con una casa piena di trappole da far invidia a un film di Indiana Jones. Sono sincera, da bambina l’effetto che mi suscitava il film era opposto al sentimento di Kevin, perchè se lui ha desiderato ardentemente che la sua famiglia

Filmamo Friends :-) FILM VINCITORI RIFF AWARDS 2024

FILM VINCITORI RIFF AWARDS 2024

ROME INDEPENDENT FILM FESTIVAL XXIII EDIZIONERIFF AWARDS 2024 Annunciati i vincitori della XXIII edizione“Tre regole infallibili” di Marco Gianfreda - Miglior Lungometraggio Italiano“Salli” di Lien Chien Hung - Miglior Lungometraggio Internazionale “Non chiudete quella porta” di Francesco Banesta & Matteo Vicentini Orgnani Miglior Documentario“After the Odissey” di Helen Doyle Miglior Documentario InternazionalePremio Rai Cinema Channel al Miglior Corto Italiano “Sommersi” di Gian Marco Pezzoli“Un lavoretto facile facile” di Giovanni Boscolo Miglior Corto Italiano“Transformation” di Marcel Barsotti Miglior Corto Internazionale“Better so” di Jaakko Ylitalo miglior corto studenti“The Strange Case of the Human Cannonball” di Roberto Valencia Miglior Corto Animato Con l’annuncio dei vincitori termina la XXIII edizione del RIFF – Rome Independent Film Festival diretto da Fabrizio Ferrari che, al Nuovo Cinema Aquila di Roma, dal 13 al 22 novembre, ha visto programmate oltre 80 opere molte delle quali in anteprima italiana, europea o mondiale e suddivise in 13 sezioni nazionali e internazionali: opere prime e seconde di lungometraggio, documentari, cortometraggi, film sperimentali e animazioni, soggetti e sceneggiature contraddistinte per l’originalità e l’innovazione dei contenuti e delle tecniche utilizzate.Queste le varie sezioni in concorso: Feature film,International documentary, National documentary, International short, National short, Animation short, Student short e per le sceneggiature (lungometraggio e cortometraggio) e soggetti.La giuria composta da: Cristian Casella produttore, esperto di media e comunicazione, Sophie Chiarello, regista italo-francese, la produttrice e ispettrice di produzione Sonia Cilia, il regista, commediografo e attore Pietro De Silva, la produttrice Delegata Emma Esposito, il supervisor di visual effects Francesco Grisi, la production supervisor Carolina Iorio, le giornaliste Antonia Matarrese e Miriam e Mauti, il Produttore Esecutivo Andrea Passalacqua e Nicola Sganga esperto di VFX, ha assegnato i seguenti premi:Il Premio Feature film - Miglior Lungometraggio Italiano va a Tre regole infallibilidi Marco Gianfreda: “Per la sua capacità di raccontare, con delicatezza, la

Valentina COME FARSI LASCIARE IN 10 GIORNI: AMORE, RISATE E UNA FELCE

COME FARSI LASCIARE IN 10 GIORNI: AMORE, RISATE E UNA FELCE

Cari lettori, benvenuti e bentornati al nuovo appuntamento con la rubrica “Cuori sullo schermo”. Scegliere di quale film parlarvi quest’oggi, non è stata una scelta facile, i titoli cari al mio cuore sono tanti e tutti meritano di essere discussi e celebrati. Ma la scelta è caduta su una delle mie rom com preferite: Come Farsi Lasciare in 10 Giorni (How To Lose A Guy In 10 Days). L’iconica pellicola che ci ha regalato una delle coppie meglio assortite del grande schermo, Kate Hudson e Matthew McConaughey è un’ assoluta delizia classe 2003. Ottimo cast, tra cui spicca una giovane e già bravissima Kathryn Hahn, una sceneggiatura brillante, un perfetto mix di ironia, emozione e romanticismo che ha definito una nuova era del genere della commedia romantica anni 2000. Personalmente, è stato il comfort movie che mi ha rallegrato le giornate quando ero un pò giù di morale, quando si sperimentano le prime delusioni d’amore dei vent’anni e sembra che la tua vita amorosa sia arrivata al capolinea (i ventenni e il pessimismo leopardiano cosmico), e mi ritrovavo a sognare che, quando sarei entrata nel mondo degli adulti, avrei fatto di tutto per diventare come Andie Anderson, una giovane donna con un lavoro figo, amiche vere con cui dividere le giornate lavorative e il tempo libero, con un look sempre di tendenza, con grandi aspirazioni di vita e lavorative e, ciliegina sulla torta, avrei trovato anch’io il mio Benjamin Barry. Spoiler Alert: Niente di tutto questo (o quasi) è accaduto, ma Come farsi lasciare in 10 giorni, tutt’oggi, ha la stessa funzione nella mia vita, rallegrarmi e coccolarmi e penso che, se una pellicola di 21 anni fa, riesce ancora a fare “il suo dovere”, significa che ha decisamente passato il test di qualità a pieni voti. Ma andiamo alla