Random reviews

Recensione di   Jojean Z. Jojean Z.

Peppa Pig

(Serie TV, 2019)

Peppa Pig continues to be a delightful and charming series that has captured the hearts of children and parents alike for years. In this latest season, the show remains as playful, colorful, and engaging as ever, offering a perfect blend of simple humor, valuable lessons, and endearing characters.Peppa, the lovable little pig, is as mischievous and fun-loving as ever, and her adventures with her family and friends are always filled with warmth and light-hearted humor. Each episode offers a new, relatable situation that young viewers can easily connect with, whether it's going to the beach, celebrating birthdays, or simply navigating everyday moments. What sets Peppa Pig apart is its ability to address common childhood experiences in a way that's both entertaining and educational.The animation is bright and cheerful, with a distinct, easy-to-recognize style that children love. The short format and simple storytelling make it perfect for younger audiences, keeping their attention while gently introducing concepts like friendship, sharing, and empathy.The voice acting remains top-notch, with each character's personality shining through. Peppa and her family are endearing, and the show also continues to feature a diverse range of characters, which helps broaden its appeal. It’s also refreshing to see that while the episodes are short, they pack in meaningful moments that can prompt valuable discussions between parents and children.Overall, Peppa Pig (2019) maintains its well-deserved place as a beloved children’s series. With its delightful blend of humor, heart, and educational value, it’s no wonder that Peppa and her family continue to be such a huge part of kids' television. It’s the kind of show that both parents and children can enjoy together, making it a timeless favorite for little ones.

Recensione di   roberto caione roberto caione

Oppenheimer

(Film, 2023)

Nel 1955 Richard Feynman tenne un discorso su “Il valore della scienza”. Esordì con un proverbio buddista che aveva appreso durante un viaggio a Honolulu:“Ad ogni uomo viene data la chiave delle porte del paradiso; la stessa chiave apre le porte dell’inferno”. Potrebbe essere questa la sintesi estrema di un capolavoro cinematografico che indubbiamente ha riportato all’attenzione mondiale una discussione spinosa dal punto di vista etico e morale. Il focus principale del film è stato il processo ad Oppenheimer, il capo del progetto Manhattan, non l’inventore della bomba atomica. Alla luce di questo non è difficile capire come la narrazione storica di un fatto realmente accaduto sia stata l’occasione d’oro per processare ancora una volta la scienza e le sue responsabilità tecniche e politiche. Dal momento che è veramente difficile trovare dei difetti in questo capolavoro cinematografico, dal momento che non sono un esperto di cinema o di storia e considerando che ormai tutti hanno recensito Oppenheimer, mi limiterò ad esprimere 3 considerazioni di carattere personale. Iniziamo proprio da Feynman. Nel 1955 erano passati 10 anni dallo sgancio delle due bombe, il pubblico riunitosi per ascoltare il futuro premio Nobel (1965) aveva di fronte una personalità molto più matura rispetto al giovane genio; ingaggiato nel progetto Manhattan prima ancora di prendere una laurea, lui stesso si definì un “signor nessuno” per poi divenire un punto di riferimento come pochi. Un cambio di prospettiva che non ha interessato solo le menti più giovani e ferventi del progetto. Chi lo ha capito con il Trinity Test, chi ne ha avuto la conferma con Hiroshima, chi la certezza con Nagasaki, tutti erano consapevoli che era iniziata una nuova epoca ed era necessario prendere una posizione netta. Non c’era più un Hitler da battere sul tempo, ma un’umanità da salvaguardare. È facile capire chi

Recensione di   Mauro Mauro

Hometown Cha-Cha-Cha

(Serie TV, 2021)

Una serie coreana sentimentale carina che si segue bene e ti appassiona. Una storia d'amore a volte surreale ma veramente molto piacevole.Nel finale esagera un po' ma ci può stare

Recensione di   Rossana Rossana

Departures

(Film, 2008)

Un film poetico, di una bellezza struggente... visto in tv in religioso silenzio e solitudine. Daigo, restituisce la vita, per l'ultima volta, ai volti senza vita. C'è amorevolezza nei suoi gesti, cura, dignità.Non è mai troppo tardi per riconciliarsi con la propria storia.

Recensione di   Epiff Epiff

Il cavaliere oscuro

(Film, 2008)

Un eccellente film che mostra come anche film derivati dai comic-books, possono trasfigurare storie sapute, risapute ed anche banali, se adattati per lo schermo da filmmakers del calibro di Christopher Nolan. I quali, ovviamente, portano "on board" il meglio degli artisti della settima arte. Dagli attori, al regista ed al direttore della fotografia, dagli sceneggiatori (Nolan stesso insime al fratello Jonathan) agli scenografi, dagli executive producers ai compositori (l'eccelso Zimmer in questo caso), tutto concorre a rendere il Batman di Nolan un capolavoro che va aldila' delle sue origini fino a diventare un dramma avvincente e coinvolgente degno di una tragedia Greca, dove il confine tra il bene ed il male non e' poi cosi' nettamente delineato (come invece lo e' nella maggior parte dei film su super-eroi). Questo film e' impreziosito dalla grande prova attoriale di Heath Ledger (la quale gli e' valsa un Oscar, post-mortem purtroppo), potente e visionaria, che ne fa il miglior Joker fino ad ora (senza nulla togliere alla performance di Joaquin Phoenix). Un Joker tanto geniale quanto malvagio (la cui malvagita' e' pero' giustificata dai terrificanti traumi infantili) che per tutto l'arco del film pone le "forze del bene" con Batman in primis, di fronte a difficili dilemmi di natura prettamente etica che sfociano nella tragedia finale. "Il Cavaliere Oscuro" e' di gran lunga il migliore dell'eccezionale trilogia di Nolan (che includono Batman Begins del 2005 e The Dark Knight Rises del 2012) che scava nelle nostre paure profonde, nelle emozioni piu' potenti e mette a nudo le ragioni recondite che portano l'eroe a conseguire il bene e l'anti-eroe il male (seppur ripeto mai delineandone cosi' nettamente i confini). Un film che va rivisto piu' volte per godere delle sue finezze, per gustare a fondo la magistrale caratterizzazione di personaggi che tutti (o quasi)

Recensione di   Claudia Geraci Claudia Geraci

UFOs - STAGIONE 1

(Serie TV, 2021)

Non riesco a trovare difetti a questo gioiellino d'oltralpe, che ci precipita in un universo anni ‘70 nell’epoca dell'ESP e degli avvistamenti UFO, ma anche delle salopette, degli “squali” (le Citroën DS) e dello smodato consumo di sigarette. Melvil Poupad è senz'altro anche caricaturale, ma riesce addirittura, come dire, a camminare e muoversi come un uomo degli anni Settanta!La serie sfrutta a volontà colpi di scena e spudorati cliffhanger che poi si perdono nel gioco dell'intreccio, ma il mio consiglio è di dotarsi di zucchero filato rosa e salire sulla giostra. Buon divertimento!

Recensione di   Roberto Casarini Roberto Casarini

Revolver

(Film, 2005)

Film ingegnoso e coinvolgente che cattura sin da subito per la sua fotografia ed il ritmo accattivante.Comincia come il classico film stiloso sulla malavita alla Guy Ritchie (vedi Snatch), ma l'evolversi della vicenda genera una trama con una tematica, bhe… buddista!C'è il protagonista Jake Green (Statham) che passando per parecchie vicissitudini anche dolorose approderà ad una sorta di “illuminazione” finale, mentre l'antagonista (un magistrale Ray Liotta) rimarrà distrutto dal proprio ego e dal proprio karma.Storia dai tratti onirici e personaggi che non sono sempre quel che sembrano.

Recensione di   Ernest English Ernest English

The Spiders' Man

(Film, 2018)

It's a solid film with a good story to tell from Philippine-Italian actor-director Ruben Maria Soriquez, which co-stars in this film that sees a very good acting performance by the respected Philippine actor Richard Quan. The film is about two half brothers (Alberto a rich Italian played by Soriquez and Mike, affected by Autism and Schizophrenia, played by Richard Quan) and their American friend (Lee O' Brian) set about getting their lives back together when an inexperienced group of thugs headed by the crazy and ruthless Bong (Rob Sy) violates their peace and takes them hostage. The rescue will come from an unexpected hero...The film is a well paced crescendo of jokes and grotesque situations with the music that well underlines them adding a pretty cool style to it. The narration jumps from the drama of the mental illness of Mike (Richard Quan) to the comedy bits between Alberto (Ruben Maria Soriquez) and David (Lee O' Brian), and from heartfelt moments (when Alberto comforts his brother Mike telling that his father loved him and that he was his favourite child) to the dark humor of the brutal yet funny killings, all in a seamless way. And the brutal killings of the film are the occasion for the director to reference the extrajudicial killings that took place during the sadly famous war on drugs in the Philippines. The director Soriquez stated that his film was highly autobiographical, with real situations taken from his extended family (with exception of the killings) and that he didn't want the film to be too heavy and dramatic, the reason why he decided to treat the material with lightness and black humor.

Recensione di   Giubertoni Michele Giubertoni Michele

Stato di Grazia

Visto in diretta sulla La 7 mi domando per quale motivo sia passato in terza serata peccato merita di essere visto in prima serata il documentario / film e diretto da e dal GiornalistaNon conoscevo la vicenda ma e ' da brivido!! ed sembra impossibile che possano accadere delle cose simili cerchero altri docu /film del regista in quanto sono davvero fatti bene E possibile vederlo su Timvision

Recensione di   Elijah Skyler Elijah Skyler

L’assassino di Crescent City

(Film, 2024)

It's not an Oscar-worthy film, but it has a certain intriguing charm. I enjoy movies that keep us guessing about the identity of the killer without ever revealing it. The casting is notable—Terrence Howard delivers an excellent performance, and Esai Morales is compelling as a character who keeps us uncertain about whether he's a hero or a villain. The direction is competent, though the story itself feels somewhat predictable. Despite this, the film engages us by constantly encouraging us to piece together the mystery. The religious backdrop adds a unique touch. I don’t understand the harsh criticism it’s received—there are far worse movies out there. Perhaps some viewers went in with overly high expectations. Also, let’s stop blaming Baldwin for the tragic incident in his previous movie—it was an unfortunate event that could have happened to anyone. This film is a decent choice for passing time on a dull, rainy day.

Recensione di   Screencrash Screencrash

La legge del mercato

(Film, 2015)

Il titolo inglese restituisce il senso del film, ovvero da cosa si misura un uomo? Dal proprio lavoro, da come reagisce alle varie situazioni della vita, da come si comporta in famiglia? Una grande prova di Vincent Lindon che ai fatti e alle parole, sa alternare sguardi e gesti in maniera naturale.

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Filmamo Festival & Friends

Blog Articles

Rael70 N.25 - FILMAMO AWARDS: I TOP VOICES SCELGONO I MIGLIORI FILM DEL 2024.

N.25 - FILMAMO AWARDS: I TOP VOICES SCELGONO I MIGLIORI FILM DEL 2024.

Filmamo è diventata, nell'anno appena trascorso, una realtà conosciuta a livello nazionale che negli ultimi tempi si sta facendo apprezzare anche all'estero.Merito di questa crescita costante come numero di utenti, di traffico e di contenuti è unicamente degli utenti che, pian piano, hanno iniziato a credere che dietro a questo progetto c'è tanta passione unita a tantissimo lavoro e per tale motivo hanno cominciato, in maniera del tutto spontanea, ad arricchire il database di recensioni presenti nella piattaforma. Il 2025 sarà un anno cruciale per tutti noi perché ci stiamo preparando ad un balzo verso l'alto che porterà Filmamo a diventare qualcosa di più ampio e completo rispetto alla realtà attuale. Una delle novità è costituita dalla I edizione dei "Filmamo Awards" dove i “Top Voices” si sono uniti in una sorta di “giuria” fornendo ognuno le proprie preferenze al fine di arrivare a determinare dei vincitori in ben 10 categorie. In realtà le categorie sono 11 ma l'ultima è stata volutamente istituita non per fornire un vincitore, quanto per dare consigli agli operatori del settore di cercare di distribuire nel mercato nazionale (sala, home-video e/o streaming) dei film che sono stati reputati decisamente interessanti dai "giurati". Per procedere in modo sufficientemente serio abbiamo adottato un regolamento interno che prevede due regole fondamentali: sono stati presi in considerazione tutti i film usciti dal 1 gennaio al 31 dicembre e, in aggiunta, che quest'ultimi siano stati distribuiti sul territorio nazionale in qualsiasi modo.La prima categoria è la “Best Film” dove verrà premiata la pellicola ritenuta maggiormente attraente ed interessante senza fare distinzioni tra film nazionali o esteri, prescindendo da qualsiasi forma di fruizione (dalla sala allo streaming passando per l'home-video).La seconda categoria è la "Best Director” dove verrà indicato il regista il cui lavoro è stato indicato come quello più incisivo

Diego Cineriflessi SGUARDI DAL MONDO: JACQUES AUDIARD

SGUARDI DAL MONDO: JACQUES AUDIARD

Figlio d'arte, prima di sedersi sulla sedia del regista ha fatto il montatore e lo sceneggiatore. Insomma Audiard è un uomo che respira cinema da tutta la vita e col passare del tenpo i risultati si sono visti diventando uno degli autori più ecclettici del panorama francese. Esordisce nel 1994 con Regard les hommes tomber immediatamente selezionato per il Festival di Cannes in una sezione collaterale e protagonista dei Premi Cesar. Prime prove di thriller e poliziesco e collaborazione con Trentignant e Kassovitz. Nel 1996 arriva il primo concorso a Cannes e il primo premio. Un heros tres discret porta a casa il premio per la Miglior sceneggiatura ed è proprio un'opera che parla di racconto, di capacità affabulatorie che sanno nascondere bugie. Forse uno dei suoi film meno riusciti, ma che mette in evidenza la sua capacità di aggirarsi tra i generi. Torna nel 2001 con Sulle mie labbra, film che lo porta al grande pubblico. Un thriller teso che esce dagli schemi parlando di disabilità, di pregiudicati e di un riscatto non propriamente canonico. Protagonisti Vincent Cassell e una straordinaria Emmanuelle Devos che si muovono ai margini della società francese. Nel 2005 porta al Festival di Berlino De battre mon coeur s'arrêté (scusatemi, ma trovo completamente errato quello scelto dalla distribuzione italiana Tutti i battiti del mio cuore). Il racconto di un uomo che in tenera età è costretto ad abbandonare la musica, ma che la riscopre con un insegnante vietnamita che non parla francese è travolgente. In piena controtendenza è il remake di un film statunitense, ma Audiard affina la sua regia e il suo stile e ben lo incastona nella società francese. Un piccolo gioiellino poco conosciuto. Il profeta è il film che lo rende grande in tutto il mondo. La sua corsa parte da Cannes

Valentina IL DIARIO DI BRIDGET JONES: LA COMMEDIA ROMANTICA CHE CI FA SENTIRE MENO SOLI

IL DIARIO DI BRIDGET JONES: LA COMMEDIA ROMANTICA CHE CI FA SENTIRE MENO SOLI

Cari lettori, benvenuti e bentornati al nuovo appuntamento con la rubrica “Cinema sotto l'albero”. Siamo giunti all’ultimo appuntamento di quest’anno di questa nuova rubrica nata per caso, ma che tante soddisfazioni ed emozioni mi ha donato, e il merito più grande di tutto questo va naturalmente a tutti coloro che hanno seguito, letto, commentato, o hanno lasciato un like. Grazie di cuore, davvero. L’ultimo film che ho scelto è forse quello che ha davvero, ma davvero tutti gli ingredienti che lo rendono il film natalizio perfetto, soprattutto per gli amanti della combo “Christmas - Rom-Com”, anche se, questo non è decisamente il canonico film di questo filone. Una pellicola che è un inno allo zitellaggio coatto, ma il cui sottotesto è esattamente l’opposto, un film dove ognunA di noi si è in qualche modo identificata ad un certo punto della vita. Il vero cavallo di battaglia della meravigliosa Renée Zellweger: Il Diario di Bridget Jones (Bridget Jones’s Diary). Sfido chiunque, davvero chiunque, a negare di aver vissuto almeno una volta nella vita un momento “Alla Bridget Jones”. Magari avete fatto una figuraccia epica davanti a colleghi o amici, avete inviato un messaggio al destinatario sbagliato, oppure avete vissuto un appuntamento romantico che è finito in un disastro totale. O forse, vi siete innamorati della persona meno adatta, quella che tutti vi avevano sconsigliato, ma a cui non avete saputo resistere. In fondo, le disavventure di Bridget sono universali, e ognuno di noi può ritrovarsi in quelle piccole grandi tragedie quotidiane che, col senno di poi, fanno anche un po’ sorridere. La nostra cara Bridget nasce dalla penna di Helen Fielding, per poi trovare la vera consacrazione nella trasposizione cinematografica del 2001, con la regia di Sharon Maguire. Il successo del primo capitolo ha portato alla realizzazione di “Che pasticcio, Bridget

Rael70 N.24 - LA SAGA DI

N.24 - LA SAGA DI "ALIEN": STORIA, SIMBOLISMI E CURIOSITÀ (PARTE 15 DI 15: CONCLUSIONI ED OLTRE…).

Siamo arrivati alla fine di questo lungo viaggio dove abbiamo affrontato tutti i temi più importanti, tralasciando volontariamente tutte le relazioni con l’universo di “Predator” con cui, di fatto, la saga è in qualche modo legata.In questa lunga disamina abbiamo visto alternarsi cinque diversi registi con visioni decisamente differenti: lo Scott del 1979 è differente da quello del 2012 e del 2017, la visione di Cameron è diversa da quella di Scott, la visione di Fincher non è mai stata sufficientemente chiara (solo la “Assembly Cut” riesce a mettere un po' d’ordine) e quella di Jeunet sembra anticipare di vent’anni quello a cui giungerà Scott nel 2017 ma con un risultato differente, dal raggiungere un obiettivo puramente militare a quello evoluzionistico nel raggiungere la chimera dell’essere perfetto mentre con Alvarez si è ritornati dalle parti di Cameron facendo i dovuti distinguo.Fulcro dell’intera saga sono gli Xenomorfi (ancor più di Ellen Ripley) visti come simbolo di una forma vivente che ha subito una evoluzione e che si continuerà ad evolvere sempre più trasformandosi da esseri che uccidono solo per l’istinto di farlo ad esseri che uccidono per perpetuare la propria specie dando origine ad ibridazioni sempre più complesse ed evolute.La loro nemesi è simbolicamente costituita dal tenente Ellen Ripley, non un supereroe maschile ma una donna che scopriremo essere una madre che non ha mai potuto davvero vivere il piacere della maternità e della crescita della propria figlia, naturale o adottiva che sia.Una donna quindi privata della sua peculiarità naturale più importante che diventa simbolo dell’intera umanità, una razza che sembra avere come destino il fatto di non riuscire ad evolversi ulteriormente… Dal tenente Ripley alla Dott.ssa Shaw il passo è breve, entrambe donne, entrambe impregnate, entrambe non messe in grado di vivere la loro maternità sebbene per differenti motivazioni.Dall’altra parte

Rael70 N.23 - LA SAGA DI

N.23 - LA SAGA DI "ALIEN": STORIA, SIMBOLISMI E CURIOSITÀ (PARTE 14 DI 15: ALIEN RESURRECTION).

Dopo l’estenuante odissea produttiva di Alien³, la Fox voleva continuare a sfruttare il franchise ma, memore dei fallimenti precedenti, fin da subito decise che la sceneggiatura sarebbe stata redatta da un solo ed unico sceneggiatore e a tal fine fu scelto Joss Whedon.Whedon si era già fatto un nome nel settore in quanto aveva scritto il film “Buffy l’ammazzavampiri” e, precedentemente, aveva revisionato le sceneggiature di “Speed”, “Waterworld” e di “Twister”.Rinnovo l’invito a non procedere oltre se non si è visto il film “Alien³” e il suddetto film. Whedon era un grande fan della saga e l’essere stato scelto per scrivere il nuovo film l’aveva inorgoglito come non mai ma il continuare la storia dopo la morte di Ripley non era affatto semplice, pertanto le soluzioni potevano essere molteplici…La Weaver aveva deciso di abbandonare il personaggio e d’altronde la fine di Alien³ poneva una pietra tombale su Ripley e quindi Whedon iniziò a scrivere la storia senza la presenza dell’iconico personaggio.Quando Whedon arrivò a redigere una storia completa la Fox cambiò idea venendo assalita da un atroce dubbio: davvero un film senza Ripley poteva avere lo stesso successo di quelli precedenti?La casa produttrice iniziò a fare dietrofront e grazie ad un compenso record (11 milioni di $) riuscì a convincere la Weaver a cambiare idea ma a patto che la sceneggiatura fosse stata di suo gradimento.Inizialmente Whedon fù stizzito da questo improvviso cambiamento ma, in seguito, si rese conto che la presenza di Ripley non poteva far altro che rendere la storia ancor più affascinante. Il problema quindi diventava in che modo riportare in vita un personaggio defunto…Whedon escogiterà una soluzione “biologica-molecolare” che riuscirà, contemporaneamente, ad assolvere a due compiti: il ritorno sullo schermo di Ripley e l’avvento di un Ellen molto diversa da quella conosciuta e venerata dal pubblico,

Valentina LOVE ACTUALLY: QUANDO IL NATALE DIVENTA L'OCCASIONE PER RACCONTARE TUTTI I TIPI DI AMORE

LOVE ACTUALLY: QUANDO IL NATALE DIVENTA L'OCCASIONE PER RACCONTARE TUTTI I TIPI DI AMORE

Cari lettori, benvenuti e bentornati al nuovo appuntamento con la rubrica “Cinema sotto l'albero”. Oggi vi parlerò di un film che è stato senza dubbio molto discusso: per i fan è una celebrazione delle diverse forme d’amore, mentre per i detrattori riflette i limiti culturali del suo tempo. Tutto questo e altro ancora è l’inglesissimo Love Actually - L’amore davvero (Love Actually), film del 2003 diretto da Richard Curtis. Quando si parla di film natalizi, Love Actually è un titolo che spunta fuori con la stessa puntualità di una pubblicità di pandoro a novembre. E ciò nonostante, ogni anno, finisco per rivederlo. Forse perché è rassicurante come un maglione di lana che pizzica un po', ma che non riesci a buttare via. Love Actually è una sorta di collage di storie d'amore, ci sono almeno otto trame principali (ho perso il conto a metà), alcune deliziose, altre un po' discutibili. Voglio dire, chi può dimenticare la scena di Andrew Lincoln con i cartelli? Iconica, sì, ma anche un po' inquietante. Se sei il miglior amico dello sposo, forse non dovresti dichiararti alla sposa in quel modo. Non avrei mai pensato di dire una cosa del genere riguardo alla scena che ho amato di più di questo film, ma anche una romanticona come la sottoscritta ha i suoi limiti e crescendo, ho iniziato a trovare il tutto un pelino raccapricciante piuttosto che romantico…e nemmeno troppo natalizio. Hugh Grant che balla per Downing Street, dimostra che essere il Primo Ministro del Regno Unito non ti esenta dall'imbarazzo pubblico. Una scena che, diciamolo, tutti abbiamo cercato di imitare almeno una volta davanti allo specchio.Certo, alcune storie funzionano meglio di altre. Colin Firth che impara il portoghese per amore? Adorabile. Ma il tizio che vola in America per rimorchiare ragazze perché “gli americani adorano

Rael70 N.22 - LA SAGA DI

N.22 - LA SAGA DI "ALIEN": STORIA, SIMBOLISMI E CURIOSITÀ (PARTE 13 DI 15: ALIEN³).

Dopo il successo di “Aliens” era ormai chiaro che la saga degli Xenomorfi e del tenente Ripley aveva ormai piantato le radici nell’immaginario collettivo.La 20th Century Fox iniziava a smaniare per tirare fuori un terzo film ma, nel frattempo, il duo O’ Bannon-Shusett aveva, di fatto, abbandonato il franchise dedicandosi ad altre pellicole (“Tuono Blu”, “Il ritorno dei morti viventi”, “Invaders from Mars”, “Space Vampires”, “Total Recall” e “Screamers”).Toccava quindi alla coppia David Giler/Walter Hill (i fondatori della Brandywine) occuparsi della cosa ma i due non avevano alcuna idea su come proseguire la saga e già dal 1987 la confusione era notevole… Una delle primissime idee era quella di far svolgere il nuovo film sulla Terra: ebbene si, gli Xenomorfi sarebbero arrivati in massa sul nostro pianeta e fondendosi gli uni agli altri avrebbero dato vita ad una enorme creatura xenomorfa (dalle dimensioni simil Godzilla) che avrebbe distrutto New York. Un’altra idea poneva Ripley e la piccola Newt come le uniche sopravvissute della “Sulaco” le quali, arrivando sulla Terra, davano la caccia a uno Xenomorfo nella stessa metropoli di “Blade Runner” (ossia Los Angeles) e per questo motivo fu contattato William Gibson per redigere la sceneggiatura che poteva rappresentare, contemporaneamente, il sequel della saga e quello del film del ’82.La 20th Century Fox però era dell’idea opposta: il pubblico viveva e concepiva la saga come qualcosa di estremamente lontano dalla Terra, una minaccia letale ma che non riguardava il genere umano (ancora eravamo ben lontani da “Prometheus”…). Contemporaneamente, dopo “Aliens”, Sigourney Weaver è ormai diventata una star mondiale e riesce ad ottenere, fatto più unico che raro, la candidatura a miglior attrice protagonista (Gorilla nella nebbia) e non protagonista (Una donna in carriera) nella stessa edizione degli Oscar 1988 (per “Gorilla nella nebbia” vincerà il Golden Globe del 1989) e,

Rael70 N.21 - LA SAGA DI

N.21 - LA SAGA DI "ALIEN": STORIA, SIMBOLISMI E CURIOSITÀ (PARTE 12 DI 15: ALIENS: COLONIAL MARINES).

Continuando ad osservare rigidamente la cronologia narrativa, occorre necessariamente parlare del videogioco “Aliens: Colonial Marines” sviluppato dalla software house Gearbox e pubblicato dalla Sega nel 2013, inerente gli eventi accaduti dopo la fine di “Aliens” e poco prima l’inizio della storia narrata in “Alien³”.Il videogioco risulterà essere un insuccesso anche e soprattutto per il suo travagliato sviluppo che causerà numerose critiche alla grafica e al gameplay (esattamente al contrario di quanto accadrà l’anno successivo con l’”Alien Isolation” della Creative Assembly), ma dal punto di vista squisitamente narrativo spiega molte cose che nel film di Fincher non erano chiare. Come sempre invito a non procedere nella lettura se non si sono visti “Aliens” e “Alien³”.Il gioco inizia con un videomessaggio inviato dal Caporale Hicks: “Caporale Dwayne Hicks, richiesta di assistenza. La mia unità ha subìto molte perdite su LV-426. Mi serve immediata assistenza a bordo della USS Sulaco. Unici sopravvissuti: io, due femmine di razza umana, una delle quali è una bambina e un sintetico pesantemente danneggiato. Tutti i Marine Coloniali in missione su LV-426 sono da considerarsi KIA. Ripeto: tutti Marine Coloniali in missione su LV-426 sono da considerare caduti in battaglia.”Siamo nel 2180 e ci troviamo all’interno della nave “Sephora” dove viaggia un battaglione di marines coloniali verso il pianeta LV-426 per prestare soccorso ad un messaggio inviato dal Caporale Hicks ben 17 settimane prima.Arrivati nei pressi del pianeta i marines scoprono che la “Sulaco” è anch’essa in orbita e questo fatto è molto strano dato che l’ultima volta era stata avvistata vicinissima al pianeta Fury-161 e pertanto, dopo aver attraccato alla nave, un gruppo di Marines entra dentro la “Sulaco” per indagare ma poco dopo il gruppo viene assalito da alcuni xenomorfi che mietono alcune vittime.Indagando, i Marines superstiti scoprono che dei mercenari assoldati dalla Weyland-Yutani hanno preso

La Prof Dell' Horror NON TORNARE A CASA PER NATALE, IL NUOVO LIBRO DI JESSICA SEPE

NON TORNARE A CASA PER NATALE, IL NUOVO LIBRO DI JESSICA SEPE

Non tornare a casa per Natale, il nuovo libro di Jessica Sepe, (la prof dell'horror), è disponibile su Amazon sia in formato cartaceo che E-book. https://www.amazon.it/tornare-casa-Natale-Jessica-Sepe/dp/B0DNYZGQ11/ref=tmm_pap_swatch_0?_encoding=UTF8&dib_tag=se&dib=eyJ2IjoiMSJ9.CMc44z-uLzTl6xopkZeKEg.CMHqciWM_JG12w2O6rQp8PMM9vNAWUXZB4eJ6-lyUoo&qid=1733435810&sr=1-1 LA SINOSSI Una vita felice col passare del tempo muta in uno sbiadito ricordo per Libero. Ha perduto la moglie, e quando suo figlio deve trasferirsi lontano per motivi di lavoro, portando con sé la sua nipotina, la solitudine nella sua anima non lascia spazio ad altro se non a un'unica, possibile decisione. Abbandonare la città dove ha sempre vissuto pur non amandola, per cercare la quiete in un eremo ricco di pace. Lì inizia una nuova esistenza, e ben presto, qualcuno porterà scompiglio in quella realtà rinnovata, fatta di aria pura, vegetazione, e tranquillità. Una creatura piccolissima e apparentemente indifesa incrocia il suo cammino, ed è pronta a rivoluzionare tutto il suo futuro. L'uomo non sa da dove provenga quell'essere buffo, dall'aspetto alieno e strambo. Non sa chi sia, o cosa sia, eppure, ha fatto breccia nel suo cuore solitario. Quella convivenza iniziata con fiducia e serenità si trasforma ben presto in un incubo, e quando Libero si pente di aver accolto quell'estranea bestiola nella sua dimora, ravveduto e spaventato, tenta con ogni mezzo di disfarsene, ma forse ormai, è troppo tardi. L’AUTRICE Jessica Sepe, in arte la Prof dell’horror, comincia a muovere i primi passi artistici nell’ambito musicale. Inizia come cantante black/death metal nella veste di Lucifera, rilasciando due album e qualche singolo, per poi dirigere il suo interesse verso la sua scrittura.Come scrittrice, pubblica ben quindici libri. Varie storie distopiche (NObody, 2075-Apocalipsa, Lovend, Io non ho credito – Pass(i)vita, Solaria), ma non mancano racconti horror tradizionali (Non mentirmi, Stalker fino alla (tua) morte, Le stagioni dell’amor(t)e, Asteria, Finché morte ci separi, I kill my fan), in cui spesso sono protagonisti serial