“Il ventaglio segreto”, diretto da Wayne Wang, è tratto da un romanzo di Lisa See, Fiore di Neve e il ventaglio segreto. Sebbene sia il regista che l’originaria autrice del romanzo siano di origine e di fatto più americani che cinesi, il film è stato realizzato completamente in Cina, con l’evidente assenso delle autorità locali. Questo particolare, sovente trascurato da altre recensioni che ho consultato, è importante per capire meglio il senso dell’operazione.
E’ successo infatti che il regista abbia aggiunto alla storia originale del romanzo un’altra storia, ambientata nella Cina contemporanea.
La storia del romanzo parla di Fiore di Neve e di Giglio Bianco, è ambientata nella Cina rurale dell’ottocento, quando ancora le bambine di cui si voleva favorire l’avanzata sociale erano assoggettate alla fasciatura dei piedi in modo che questi restassero piccoli, il che era inteso come segno di distinzione. Non certo di avanzamento sociale però, a meno che a un certo punto restassero vedove dopo aver sposato un uomo ricco: fino a quel punto erano di fatto sottomesse alla famiglia di origine o al marito.
La storia aggiunta al film, di Nina e Sofia, è ambientata invece nella Shanghai attuale, e chi è stato in questa città vi ritroverà più di una volta le immagini dei grattacieli con la famosa torre della televisione, che si vedono dal Bund, il lungofiume caratterizzato dagli edifici coloniali di tardo ottocento e successivi, dove gli europei avevano il loro quartiere di affari e commerci. Dal centro della città il lungo fiume si raggiunge facilmente a piedi attraverso la via Nanjing Lu, e tutti coloro che per motivi di lavoro, commercio e turismo raggiungono per la prima volta la cità, sono invitati a questo percorso, anch’esso corredato da grattacieli di forme sempre spettacolari. Lì ci si rende conto, anche più che a Pechino, del balzo in avanti del modo di vivere in Cina negli ultimi 30 anni.
La mescolanza delle due storie avviene con frequenti salti avanti e indietro nel tempo, in cui cambia la tonalità del colore e in cui la storia più antica è sottotitolata in italiano ma i dialoghi restano in cinese. L’alternanza delle due storie rende certamente complesso seguire il senso di ciò che succede, così come sicuramente non è stato semplice incastrare le due vicende tra loro.
Il nesso è la condizione femminile. Il confronto tra le due storie permette di vedere la profonda trasformazione compiuta in Cina dall’ottocento ai giorni nostri, ciò spiega probabilmente perché le autorità cinesi abbiano acconsentito a girare il film in Cina, con qualche probabile vantaggio nei costi di produzione. In altre parole, la seconda storia, aggiunta nel film, è in qualche modo una lode al progresso compiuto, in particolare negli ultimi anni. La Cina contemporanea, nella storia di Nina e Sofia, ci appare proiettata verso il benessere, tanto quanto la Cina del passato era tristemente ancorata al mondo contadino e ad una certa brutalità dei costumi. Inoltre mentre la Cina del passato era un mondo impenetrabile dall’occidente, la Cina attuale vi risulta invece proiettata nella storia di Nina e di Sofia, la prima di origini sudcoreane e la seconda che sta per andare negli Stati Uniti per ragioni commerciali.
Tuttavia proprio la diversità nella condizione femminile fa sì che le due storie siano ben distinte. E diverse, con qualche difficoltà di farle coesistere. Ai giorni nostri le cinesi, soprattutto se occupate in affari, si spostano autonomamente e hanno una larga libertà di agire, cosa che certo non avveniva nel passato. Il ventaglio segreto del titolo era l’unico mezzo con cui le donne, spesso costrette all’isolamento nella famiglia e nella casa, potevano comunicare con altre donne, scambiandosi messaggi scritti in un apposito linguaggio riservato a loro. L’unico legame tra le due storie appare l’amicizia che può legare due donne, a partire dalla loro più giovane età, e che può determinare un legame anche più forte rispetto a qualunque altro condizionamento. Le due storie diventano una sola verso la fine, quando il ritrovamento dell’ultimo ventaglio, che avviene nella Cina di oggi, spiega e conclude la storia del passato.
Il film è realizzato con molta attenzione e gusto nei particolari, molte immagini e scene mostrano sentimenti intensi, soprattutto per quanto riguarda la storia originale del romanzo. Malgrado le difficoltà nell’incastro tra le due storie, o paradossalmente proprio per questo, il film risulta originale e di un certo interesse.
E’ però forse utile notare che oggi come oggi i rapporti tra la Cina e gli Usa non sono così sereni come nel 2011, quando il film è stato realizzato. All’inizio degli anni 2000, molti rapporti non solo commerciali sono stati stretti tra le due sponde del Pacifico, e molti scambi culturali a partire dalle Università sono stati avviati, favorendo l’ingresso della lingua cinese in scuole di tanti Paesi, anche in Italia. Questo spiega, come detto all’inizio, l’idea del regista Wayne Wang nel realizzare un film che di fatto contiene non solo la lode del progresso nella trasformazione delle città cinesi, ma anche propone la storia come un continuo cambiamento verso il meglio. Non è un caso che a film concluso i titoli finali siano corredati da un curioso, per certi versi simpatico, cartone animato in cui monumenti e case del passato lasciano lo spazio a nuove strade palazzi e grattacieli. Non c’entra con il film, ma forse è proprio quello che si voleva dire, producendo il film in Cina.