Un anno dopo il reale assalto a Capitol Hill Alex Garland inizia le riprese di Civil war, un film ambientato in un futuro prossimo che descrive una nuova guerra civile statunitense con il Presidente ormai assediato nella Casa Bianca a Washington.
Nelle sembianze di un'opera bellica si nasconde un film politico capace di stuzzicare un nervo vivo della società odierna: il continuo dividersi in fazioni nette e contrapposte sempre meno capaci di mediare.
Garland crede nella forza delle immagini più che nelle parole sin dalla scena iniziale (serve a qualcosa il discorso fuori fuoco del Presidente)? Non si avvale di parole fuori campo o lunghi monologhi per mostrare l'orrore di quella che potrebbe essere una guerra fratricida: gli bastano scene intense e realistiche (l'incontro con i soldati e le loro fosse comuni funziona). Poca retorica, azione funzionale alla trama sono pregi non da poco.
Certo poi l'opera tende a perdersi nella fase finale dove tutto diventa più confuso. Qui si procede per accumulo più che per reale convinzione, si perdono i personaggi (a proposito Kirsten Dunst si conferma comunque una delle attrici più sottovalutate della sua generazione) e si arriva al finale scontato.
Civil war resta comunque un film da vedere. A metà strada tra l'impegno e l'azione, capace di raccontarci un futuro non troppo improbabile. Pura anima yankee dipinta da un regista inglese.